TREMATE!! TREMATE!! LE STREGHE SON TORNATE…
E VANNO BRUCIATE!!
Il 18 luglio 2018 si è aperto a Torino il processo a carico di Silvana De Mari, medico torinese, con l’imputazione di diffamazione ai danni delle “persone con tendenza omosessuale, rappresentate dal Comitato Torino Pride”. A Silvana vengono contestate alcune sue polemiche e schiette considerazioni, in parte basate sulla sua diretta esperienza professionale, con oggetto i rapporti omosessuali maschili.
La notizia è inquietante soprattutto perché ciò che sta capitando mette in discussione, con l’uso strumentale e molto opinabile di un’imputazione per diffamazione, il libero esercizio del pensiero garantito dall’art. 21 della Costituzione, creando lacci e lacciuoli da stringere alla bisogna quando rappresentano un pericolo per il pensiero conformista e dominante.
Ed il pensiero dominante è preciso: non ti permettere di criticare un gay; ricordati che ogni desiderio è un diritto: quindi si sposino e poi si procurino dei figli, surrogati o adottati che siano; anzi, guarda: se possibile facciamo giocare i bambini al gay-pride!!
Ma qual è la colpa di Silvana De Mari? Si è permessa, senza perifrasi e con parole dure per essere chiara, di affermare verità pacifiche e ben note: la penetrazione anale può in sostanza essere motivo di rischio fisico per la persona che la subisce, per via di possibili lesioni alle mucose, ma per entrambi gli agenti per rischio di reciproche infezioni e ciò si può verificare anche in una coppia etero.
Il dato è supportato da una ampia casistica scientifica e dati statistici inoppugnabili, oltre che dal riscontro dei medici al pronto soccorso, ma è qui il problema: certi argomenti sono ormai tabù e non si può più dire ciò che è ovvio e conosciuto.
Non si può più parlare di distinzione tra maschio e femmina, non si può più dire che una famiglia è composta da un padre, una madre ed i loro figli, e così non si può più dire che i rapporti omosessuali maschili sono motivo di rischio.
Ora, su questa iniziativa della magistratura si potrebbe anche scherzare- se non fosse che mette in discussione una libertà fondamentale- considerando che a questo punto anche i sindacati dovranno rivedere storici slogan. Non si potrà più gridare “come mai come mai sempre in (bip) agli operai?”, che denota un certo fastidio per la pratica di cui discutiamo, correggendo lo slogan in “dai dai dai sempre in (bip)agli operai!!” con intonazione gaia ed in linea con mutati tempi…
Un discorso molto complesso quello dei movimenti LGBT, cui è estranea la gran parte della comunità omosessuale come dimostra il flop delle unioni civili, ma che si inserisce in quella grande operazione di sfilacciamento culturale e sociale di cui è vittima l’Europa e di cui sono parte l’operazione predatoria ai danni dell’Africa gabellata come ondata migratoria e la tecnocrazia come nuova religione di massa.
Ma ora vogliamo essenzialmente rappresentare la nostra solidarietà a Silvana: non mollare e la tua testimonianza ci sia di esempio! Su di te si sta abbattendo la nuova inquisizione ideologica che vuole imporre una (non)verità costruita a tavolino, in contrasto con la realtà: maschio o femmina! padre o madre! Famiglia e figli! Tutto il resto è ideologia come lo sono stati il comunismo e il nazismo.



