Le fake news delle Ong sugli emigranti morti in mare
Riportiamo l’articolo, a firma di Gianandrea Gaiani, pubblicato su “La Nuova Bussola Quotidiana” il 19 luglio 2018
L’arma mediatica sembra essere l’ultima spiaggia di Ong e lobby dell’accoglienza, colpite dalle iniziative del governo italiano e soprattutto del ministro Interni, Matteo Salvini, che ha bandito dai porti le navi delle organizzazioni non governative e predisposto una riduzione da 35 a 25 euro al giorno per le diarie corrisposte a coop e associazioni che si occupano dell’accoglienza dei migranti illegali.
Tra le tante e spesso scomposte reazioni se ne registrano alcune quasi comiche, come la valutazione espressa dal presidente dell’INPS Tito Boeri e poi dalla comunità di Sant’Egidio che lo stop all’immigrazione decretato dal governo stia riducendo in modo drammatico la disponibilità di badanti che sui occupano degli anziani. Però le badanti, solitamente donne dell’est Europa, non solo non arrivano in Italia coi barconi dalla Libia, ma sono immigrate regolari e se si riducono i versamenti contributivi all’INPS per la loro attività è forse perchè molte lavorano in nero. Ma la propaganda pro immigrazione più indecente, perchè giocata sulla pelle dei migranti, è ancora una volta quella delle Ong, come ha dimostrato anche la vicenda che ha visto protagonista in questi giorni la spagnola Proactiva Open Arms.
Le sue due navi, la Open Arms e la Astral (con a bordo 4 eurodeputati), appena entrate nella zona marittima affidata alla Libia per la ricerca e soccorso ha annunciato di aver trovato il relitto di un gommone (ma dalle immagini che mostravano molte assi di legno a galla poteva forse essere un barcone) recuperando diversi cadaveri incluso quello di un bimbo di circa 5 anni, e una donna di nazionalità camerunense sopravvissuta due giorni in mare. Ampia e diversificata (forse un po’ troppo per risultare credibile) la documentazione di immagini fornite dall’Ong che accusa la Guardia costiera libica, non solo di aver lasciato morire i migranti, ma di averli abbandonati sul relitto della barca che loro stessi avevano affondato perché si rifiutavano di tornare in Libia. “I libici hanno lasciato morire quella donna e quel bambino. Sono assassini arruolati dall’Italia” ha affermato su twitter la Ong catalana. La notizia è fin da subito sembrata poco credibile sia perchè i libici, pur con tutti i limiti delle loro forze navali, sono i principali protagonisti dei soccorsi di migranti che poi vengono portati in centri di accoglienza e da lì rimpatriati dalle agenzie dell’Onu, sia perché l’intervento della Guardia costiera libica il giorno prima riguardava un gommone intercettato a 26 miglia dalla costa, di fronte a Khoms, mentre l’intervento dell’Ong spagnola è avvenuto molto più al largo, a 88 miglia dalla costa.
Il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha bollato le accuse come “bugie e insulti che confermano che siamo sulla strada giusta, ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti” mentre altre fonti del Viminale parlano di “fake news” sottolineando che non ci sarebbe stata alcuna omissione di soccorso. L’aspetto politicamente più grave è che il PD, con altre forze di opposizione e intellettuali, si sono abbeverati immediatamente alla fonte dell’Ong spagnola senza neppure attendere verifiche o smentite, che sono puntualmente arrivate.
Una nota ufficiale della Guardia Costiera libica riferisce che un gruppo di 158 migranti, tra cui 34 donne e 9 bambini, a bordo di una barca intercettata lunedì “hanno ricevuto aiuti umanitari e assistenza medica e sono stati portati in un campo profughi a Khoms”. Quello che i libici non dicono – accusa il fondatore di Open Arms Oscar Camps – è che hanno lasciato queste due donne e un bambino in mezzo al mare e hanno affondato la barca perchè loro non volevano salire sulle motovedette”. La Ong sostiene che per tutta la giornata di ieri ha ascoltato una serie di comunicazioni tra la motovedetta libica 648 Ras al Jadar e il mercantile Triades nelle quali la nave commerciale sollecitava i libici a raggiungere un’imbarcazione in pericolo: “qualche ora più tardi, dopo aver richiesto insistentemente la presenza della motovedetta, il mercantile abbandonava i naufraghi comunicando la loro posizione”. La guardia costiera libica è effettivamente arrivata ma, “dopo aver recuperato i naufraghi per riportarli in Libia, ha distrutto la barca e ha abbandonato 3 persone al loro destino”.
“La Guardia costiera salva vite umane, negli anni passati ha salvato più di 80mila persone – afferma una nota del portavoce della Marina, Ayoub Qasem – nonostante la carenza di equipaggiamenti e le condizioni difficili. La Marina libica e la Guardia costiera negano le accuse della Ong spagnola Proactiva Open Arms a proposito degli ultimi eventi”, esordisce il comunicato, precisando che “sono stati salvati 165 migranti illegali” nel quadro di “un’operazione condotta con grande professionalità e nel rispetto dei protocolli internazionali riguardo il salvataggio di persone in mare”. La nota sottolinea come sulla motovedetta fosse presente “una giornalista tedesca, testimone di ciò che è accaduto, che ha preparato un servizio sulla questione per il canale N-Tv” che appartiene alla RTL, uno dei principali canali tedeschi. Il reportage di Nadja Kriewald dovrebbe essere trasmesso venerdì ma è già emerso che nessun migrante è stato lasciato a bordo del relitto (le imbarcazioni usate dai trafficanti vengono affondate dalle navi militari libiche ed europee per impedirne il recupero e riutilizzo). “Non è nostra abitudine lasciare vite umane in mezzo al mare, la nostra religione ce lo proibisce – prosegue il comunicato – Tutto ciò che è successo e succede, i disastri in mare sono causati dai trafficanti, interessati solo al guadagno, e dalla presenza di ong irresponsabili come questa. La Guardia Costiera – conclude la nota – cerca con tutti i mezzi che ha a disposizione di fare il massimo per salvare vite umane e non ha altri interessi al di fuori della Patria e dei principi dell”umanità”.
Difficile del resto immaginare che donne e bambini vengano abbandonati su quattro assi galleggianti da militari libici o di qualsiasi altro Stato, o che gli stessi migranti rifiutino il soccorso. La denuncia di Proactiva Open Arms non regge ma è fin troppo chiara nei suoi obiettivi propagandistici: influenzare l’opinione pubblica per creare pressioni su Roma affinchè rinunci a bloccare i porti e i flussi migratori. A chiudere quell’autostrada del crimine che frutta centinaia di milioni annui ai trafficanti libici ma genera anche un business che rende all’industria dell’immigrazione selvaggia italiana tra i 3 e i 5 miliardi di euro all’anno solo considerando il denaro sborsato dai contribuenti.