Centri sociali a Cinquestelle
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 26 giugno 2017
I centri sociali “fanno parte della città quanto ne fanno parte gli ospedali, vanno integrati e non combattuti”: parole di Viviana Ferrero, consigliera comunale M5s di Torino, pronunciate a (s)proposito nel corso del dibattito sugli scontri di piazza Santa Giulia. E così, nel giorno in cui Chiara Appendino vola a Roma per un vertice con il ministro dell’Interno Marco Minniti sull’ordine pubblico sotto la Mole, i Cinquestelleriaffermano la loro anima “movimentista”, alla faccia di chi dai banchi dell’opposizione in Sala Rossa chiede una presa di distanza e la fine di una preoccupante “ambiguità” con le frange dell’antagonismo. Secondo il collega pentastellato Aldo Curatella quanto accaduto nel quartiere Vanchiglia, uno dei poli della movida torinese ma anche territorio sotto “tutela” del vicino centro sociale Askatasuna, rientra nell’espressione della “critica sociale”.
Insomma, per dirla con Deborah Montalbano, solidarietà a chi ha provocato le forze dell’ordine, e condanna per chi persegue la “politica del manganello”. Di più, “le vere vittime” di quanto accaduto sono “gli esercenti di piazza Santa Giulia, i dipendenti di quei locali, i cittadini che stavano trascorrendo la serata in quei locali e hanno ricevuto danni fisici e psicologici”. Tutte vittime, con la sola esclusione degli agenti di polizia, pestati dagli estremisti (e da alcuni avventori) e costretti a battere in ritirata, colpevoli ai loro occhi di aver effettuato controlli sull’applicazione dell’ordinanza anti alcol emessa dall’amministrazione comunale. L’unica che prende le distanze da quanto accaduto e si rivolge direttamente alla prima cittadina è Monica Amore, anima sempre più critica all’interno del gruppo M5s, secondo cui “il sindaco ha il dovere di non mollare gestendo il tutto con più accuratezza”. A tenere il punto ci pensa il neo assessore alla Sicurezza Roberto Finardi, che nelle sue repliche esprime “dolore e dispiacere per tutti i feriti, compresi quelli delle Forze dell’Ordine”.
Il copione recitato nell’aula di Palazzo civico è quello cui si assiste da settimane con un’opposizione che chiede chiarezza sui rapporti con i centri sociali (chiarezza che peraltro è mancata anche nei cinque anni di centrosinistra, quando rimase inapplicata la mozione bipartisan a firma Maurizio Marrone e Giuseppe Sbriglio in cui si richiedeva lo sgombero dei centri abusivi) e il gruppo pentastellato che, soprattutto in alcuni suoi esponenti, manifesta una contiguità preoccupante con il mondo degli autonomi e degli antagonisti. Come interpretare altrimenti l’ormai usuale uscita dalla Sala Rossa di Maura Paoli, consigliera grillina vicino al Gabrio, ogni qual volta i centri sociali diventano oggetto di polemica politica?
A individuare i rischi di tali ambiguità è in particolare l’esponente dei Moderati Silvio Magliano, che vede “per la prima volta i tre soggetti che devono occuparsi della nostra sicurezza (Sindaco, Prefetto e Questore) non marciare insieme”. Parla apertamente di un tentativo della politica di “scaricare le proprie responsabilità sul capo della polizia” e denuncia il pericolo che i facinorosi possano “insinuarsi nelle fratture tra organi istituzionali” in contrasto fra loro.



