RuttaTO: la kermesse del flato libero in Piazza Castello a Torino
Daniele Lonardo – Il 23 settembre prossimo, nell’aulica Piazza Castello doveva aver luogo la prima gara nazionale di rutti. Ad una prima lettura sembrava trattarsi di una “fake news” in piena regola. Il “Burp d’Estate”, così doveva chiamarsi l’evento, era stato programmato per le ore 14.00 e prevedeva una modica iscrizione di 1 euro (devoluto in beneficienza) e la presenza di una rigorosa giuria con il compito di selezionare i primi dieci finalisti. Doveva seguire, quindi, la premiazione del vincitore tramite un’acclamazione “a furor di popolo”.
A lanciare la sfida è stata la pagina Facebook “Lignorante”, già passata all’onore delle cronache per aver organizzato la “Giornata contro il risvoltino” oppure l’iniziativa di “dare una nuova mamma alla bimba della pubblicità del Buondì Motta” (programmata per sabato 30 a Milano). Tuttavia, proprio oggi (19 settembre) dal Comune di Torino arriva la smentita “Non abbiamo dato nessuna autorizzazione e non abbiamo concesso nulla”. Una dichiarazione che sembra stroncare, sul nascere, l’evento e forse dettata dalle innumerevoli segnalazioni giunte agli uffici comunali per chiedere chiarimenti sull’evento e che ha scatenato, in pochi giorni, forti polemiche contro l’amministrazione pentastellata.
Nell’attuale società digitale, forse troppo imperniata di “social”, non sarebbe la prima volta che un evento prende forma su Internet (Facebook in particolare) per poi proiettarsi verso l’esterno, nel mondo “real”. Forse qualcuno ricorderà “Il Capodanno alternativo all’Autogrill di Rovigo” (edizione 2016) che, nato come scherzo, ha attirato così tanti partecipanti “digitali” (più di 77.000) da allarmare la Questura che, su segnalazione della stessa azienda e gestori del ristorante, ha intimato a non parteciparvi bloccando l’evento sulla pagina social.
Perché, quindi, eventi di questo genere riscuotono così tanto successo e partecipazione (digitale)? Tre motivi, a mio avviso:
1) la facilità con la quale si dichiara agli altri utenti della rete il proprio interesse a partecipare con un semplice click (“mi interessa” o “parteciperò”);
2) l’effetto moltiplicatore dei “like” e la diffusione immediata grazie alla rete di ri-condivisione, punto di forza dei social network;
3) la voglia di ironia e leggerezza che la rete fornisce e che, per molti, rappresenta una valvola di sfogo nella quotidianità.
Cosa comporta tutto ciò? Semplice: notevole pubblicità agli organizzatori, zero costi da sostenere ed eventi che, nella maggior parte dei casi non avranno mai luogo ma degni di generale una notevole onda d’urto alimentata da migliaia di commenti e ri-condivisioni virali.



