RESILIENZA DELL’ EUROPA: “SURE” di RICCARDO LALA // PARTE 2
Proseguendo nell’attuazione dei propri fini statutari, http://www.rinascimentoeuropeo.org/statuto/Statuto.pdf, RINASCIMENTO EUROPEO ha creato, sul proprio sito web www.rinascimentoeuropeo.org, uno spazio interamente destinato a raccogliere scritti e riflessioni su temi d’interesse generale che rientrino nelle finalità dell’Associazione.
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2. “Nous sommes en guerre”
Intanto, non solo tutti gli Europei dovrebbero condividere i costi della pandemia, ma addirittura la lotta alle pandemie dovrebbe diventare un compito dell’Unione, nell’ ambito della politica esterna e di difesa comune, perché essa confina con un evento bellico. Non per nulla Macron ha dichiarato “Siamo in guerra” (e tutti l’hanno ripetuto). Ma si va in guerra senza un comandante in capo? E, infatti, gli Stati membri sono arrivati tutti impreparati perché non c’è nessun caporale che li strigli quando non fanno il loro dovere. E qui nessuno l’ha fatto. Secondo i protocolli stabiliti dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, e perfino dalla NATO, dovrebbero esistere piani dettagliati, ospedale per ospedale, medico per medico, su cosa fare in caso di emergenza. Nei magazzini, civili e militari, dovrebbero esserci stati miliardi di mascherine. E invece, almeno in Italia, molti di questi piani non sono stati neppure scritti, e neanche la Francia e la Spagna avevano le scorte. Infine, tutti hanno dovuto usare le attrezzature regalate da Russi e Cinesi, spesso approvvigionandosi presso fornitori non autorizzati, con richiami di materiale per qualità scadente. Solo ora stiamo avviando una produzione nazionale. Unico Paese in regola, la Turchia, che, rispondendo all’ appello lanciato dai due Paesi attraverso la NATO, ha fatto omaggio a Italia e Spagna di qualche tonnellata di attrezzature mediche autoprodotte dall’Esercito Turco: unico fulgido esempio di “preparazione industriale bellica”, con cui si è complimentato perfino Stoltenberg.
Pensiamo che cosa sarebbe successo se, come sostenuto da molti complottisti, si fosse trattato veramente di una guerra batteriologica. Il potenziale nemico l’avrebbe vinta subito senz’altro. Quand’ ero ufficiale nella fortezza di Casale, una volta abbiamo fatto la prova della mobilitazione generale. Bene, sono stato rimproverato per il fatto di essere passato armato sulle mura della fortezza “perché qualcuno avrebbe potuto pensare che stavamo facendo un colpo di Stato”. Se affrontiamo così i problemi di una mobilitazione generale, contro il nemico o contro un morbo, certo perderemo tutte le battaglie.
La prova schiacciante di quest’ impreparazione è l’esito grottesco delle grandi manovre NATO “Defender Europe 2020”, “le più grandi manovre in Europa dopo la IIa Guerra Mondiale”, che avrebbero dovuto coinvolgere 37.000 militari, essenzialmente americani, ma anche di tutti i Paesi europei. Bene, ancora pochi giorni fa, poco dopo ch’ erano già arrivati, in Germania, 5000 Americani, l’esercitazione è stata cancellata alla chetichella, anche perché sono risultati positivi al tampone il comandante generale delle forze americane in Europa, Tenente Generale Christopher Cavoli, il comandante supremo polacco Jaroslaw Mika, il generale italiano Salvatore Farina e l’ispettore della Bundeswehr, Tenente Generale Alfons Mais, tutti dopo essere stati alla riunione del 6 marzo a Wiesbaden sulla prevenzione dell’ epidemia fra le truppe. Dopo di che, l’epidemia si è diffusa più che mai in Italia, e poi anche in America.
Queste grandi manovre sono state altamente istruttive: se una divisione americana tentasse veramente di raggiungere il Baltico, potrebbe essere fermata in mille modi, ma, in primis, con le (certo, vietatissime) armi batteriologiche. Quindi, neppure gli Stati Uniti (né la NATO) sono attrezzati adeguatamente contro le pandemie.Un’ulteriore conferma delle valutazioni del Presidente Macron sulla “morte cerebrale dello Stato”.
3. Come coordinare gli interventi d’urgenza, la Conferenza sul Futuro dell’Europa e il bilancio 2021-2027?
Il vero problema è che l’Europa, così come l’Italia, sta accumulando una serie di problemi insoluti, sì che sembra sempre più difficile risolverli. E, tuttavia, il fatto stesso che, da un lato, si stia mettendo in sicurezza questa fase transitoria con la “cassa integrazione europea”, e, dall’ altro, tutti convengano che gli altri problemi vadano risolti globalmente nel medio periodo, fa finalmente sperare che verranno assunte decisioni ponderate.
L’errore che un po’ tutti hanno commesso fino ad ora è stato quello di concentrarsi sugli aspetti quantitativi: gli USA hanno stanziato 1.200 miliardi di dollari per il rilancio dell’economia dopo il coronavirus, di cui una parte in “helicopter money”, cioè contanti dallo Stato ai cittadini per far girare l’economia. Lo stesso meccanismo è stato adottato in Cina dalle comunità locali.
Il programma SURE copre 100 miliardi di Euro. La Proposta della Commissione al Consiglio lo definisce come segue:
“SURE will take the form of a lending scheme underpinned by a system of guarantees
from Member States. This system will allow the Union to:
(1) expand the volume of loans that can be provided by the SURE instrument to Member States requesting financial assistance under the instrument;
(2) ensure that the contingent liability for the Union arising from the instrument is compatible with the Union budget constraints.
For the approach to serve the intended purpose, Member States must provide credible, irrevocable and callable guarantees to the Union in line with the respective shares in the total Gross National Income of the Union. The system of guarantees will avoid the need for up- front cash contributions from Member States while providing the credit enhancement required to ensure a high credit rating and protect the resources of the Union budget.
In addition to the provision of Member State guarantees, other safeguards are built into the framework in order to ensure the financial solidity of the scheme:
• A rigorous and conservative approach to financial management;
• A construction of the portfolio of loans that limits concentration risk, annual exposure and excessive exposure to individual Member States, whilst ensuring sufficient resources could be granted to Member States most in need; and
• Possibilities to roll over debt.”
La “cassa Integrazione Europea” (SURE) non è l’unico provvedimento d’urgenza adottato per rimediare la crisi del Coronavirus, perché la Commissione sta dedicando, all’ emergenza Coronavirus, molti fondi residui in base al bilancio 2014-2021:
- una Coronavirus Response Investment Initiative: 37 miliardi attraverso il Fondo Sociale Europeo;
- 1000 miliardi di garanzie alle banche dallo European Investment Fund per finanziamenti alle piccole e medie imprese;
- lo European Globalisation Adjustment Fund, fino a 179 milion di Eiuro per il 2020, per sostenerere i lavoratori disoccupati;
- lo EU Solidarity Fund, da allargarsi alle crisi sanitarie per 800 milioni di Euro per il 2020.
E’ evidente che ci dovrà essere una seconda fase dedicata alla ricostruzione, in cui serviranno nuovi fondi, che però, essendo spalmati su un bilancio settennale, incontreranno meno difficoltà di reperimento.
A mio avviso, è comunque un errore valutare questi programmi in base agl’importi stanziati (quasi fossero “helicopter money”). Infatti, la maggior parte degli attuali fondi europei non sono utili, per una serie di motivi:
- non sostengono le attività essenziali (come la cultura europea, l’autonomia e la crescita digitale e in generale tecnologica, il turismo, l’esercito e l’intelligence europea, la difesa del territorio), e favoriscono invece, “a pioggia”, attività create spesso solo per mantenere inutili strutture burocratiche o per dare ossigeno ad attività senza futuro;
- sono troppo macchinosi, richiedendo un’ingente attività preparatoria senza ritorni economici;
- sono troppo manipolabili dalla politica;
- per i motivi di cui sopra, spesso non sono spesi, o addirittura non sono neppure richiesti, soprattutto nel caso dell’Italia.
Vista l’arretratezza tecnologica sempre crescente dell’Europa e la rapidità con cui le grandi potenze stanno occupando le aree strategiche della crescita tecnologica (intelligenza artificiale, computazione quantica, blockchain, finanza digitale, biomedica), i prossimi passi dell’Europa debbono essere immediati. I nuovi fondi debbono essere spesi per finanziare questi nuovi settori, non quelli maturi, né tanto meno quelli obsoleti. I capitali e il personale vanno indirizzati a spostarsi verso i nuovi settori.
Inoltre, i nuovi investimenti che andiamo a proporre dovrebbero distinguersi per il loro carattere qualitativo, non già quello quantitativo. Dovrebbe esserci una regia europea unica e forte per tutto l’avanzamento tecnologico nel Continente, eliminando le duplicazioni e le dispersioni; dovrebbero unirsi le tecnologie civili e militari; dovrebbero favorirsi le aggregazioni europee; dovrebbero privilegiarsi le qualità umane: educazione, eccellenza, responsabilità, volontariato, senza pensare che con il denaro si possano ottenere i migliori risultati, com’è dimostrato dalle enormi risorse di abnegazione dispiegate da medici, infermieri, volontari, forze armate e forze dell’ ordine in occasione della crisi sanitaria, mentre la politica, le burocrazie sanitarie, le amministrazioni locali e l’imprenditoria sanitaria privata, tutti assieme, si erano resi responsabili della solita impreparazione, con il conseguente drammatico contributo di vite umane.
La produzione libraria del 2020 di Alpina Diàlexis sarà dedicata a questi obiettivi, e alla proposizione, nell’ ambito della Conferenza sul Futuro dell’Europa, di un’Agenzia Europea per la Tecnologia.
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Autore: Riccardo Lala
Titolo: Resilienza dell’Europa: “SURE”
Data di pubblicazione: 16 aprile 2020
Articolo pubblicato contemporaneamente su “alpina diàlexis” (http://alpinasrl.com)



