Decreto crescita, uovo di Pasqua: sorpresona per il Comune di Roma, sorpresina per gli altri 7.914 Comuni d’Italia
Riceviamo in Redazione e riportiamo l’articolo, a firma del Professor Carlo Manacorda*, pubblicato in data 12 aprile 2019 su “www.lineaitaliapiemonte.it”.
Lo Stato si accolla il debito della Capitale. Così tutti gli altri Comuni pagheranno il debito loro e quello romano. E il debito di 2,8 miliardi del Comune di Torino? Il “decreto crescita” autorizza la rottamazione delle cartelle esattoriali. A Roma la sorpresona, a tutti gli altri la sorpresina.
Il cosiddetto “decreto crescita” (se mai vedrà la luce) sta assumendo, sempre più, la forma dell’uovo di Pasqua. Contiene sorprese per tutti: superammortamenti per gli investimenti industriali, interventi a sostegno dell’Alitalia, sconti per le tasse delle imprese, più tutele per il made in Italy, incentivi per il rientro dei cervelli, e via cantando.
Per il Comune di Roma, c’è la sorpresona. Lo Stato si accolla l’intero debito della Capitale stimato (ma, dopo 11 anni di commissariamento, non esistono ancora dati certi) in 12 miliardi di euro. E’ il frutto di allegre amministrazioni del Campidoglio degli ultimi 20 anni. Ciò determinerà anche l’abolizione della super-addizionale Irpef stabilita per i romani, dal 2008, per pagare questo debito, e della tassa per i passeggeri degli aerei in partenza dagli aeroporti di Roma (Fiumicino e Ciampino). Esulta la Sindaca Virginia Raggi per il regalone pasquale del governo giallo-verde. Ringraziano della diminuzione delle tasse i cittadini romani e i passeggerei degli aerei.
Per gli altri 7914 Comuni italiani (totale a febbraio 2019), c’è solo la sorpresina. Il “decreto crescita” autorizza la rottamazione delle cartelle esattoriali emesse da loro. Hanno così la possibilità di recuperare un po’ di tasse arretrate che non sono riusciti ad incassare. Tanta manna per i loro bilanci disastrati. In altre parole, i contribuenti potranno sanare le ingiunzioni di pagamento ricevute dal 2000 al 2017 per multe riguardanti violazioni del Codice della strada, tasse sugli immobili (IMU), raccolta rifiuti (TARI), servizi indivisibili (TASI) e occupazione del suolo pubblico (TOSAP) in base ai criteri di definizione agevolata che ciascun Comune delibererà entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto.
Va da sé che ogni Comune ha la propria situazione di debito e di crediti per tasse da recuperare. Diamo un’occhiata, per esempio, al Comune di Torino.
Bilancio 2017 (per il 2018 non c’è ancora). Il debito complessivo, che deriva anche qui dalle amministrazioni del passato, è di 2,8 miliardi (per l’esattezza: 2.824.735.021, 48). Costo annuo per l’estinzione: 193,8 milioni (debito medio per ogni torinese 3.192,75 euro).
I crediti per le multe e le tasse sopra indicate da incassare al 31 dicembre 2017 ammontano a complessivi 698 milioni (354,7 per sanzioni per violazioni del Codice della strada). Di questi, 462,5 milioni sono collocati in un fondo denominato “Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità” che già, per come si definisce, la dice lunga sulla possibilità di incassare i crediti. Nel fondo, vanno a finire 242,7 milioni per le multe per violazione del Codice della strada. E qui varrebbe la spesa di approfondire a cosa serve l’agitarsi per appioppare multe, se poi non vengono incassate. Forse sarebbe bene agitarsi anche per incassarle. D’ora in poi, come annunciato dal Comune, ci saranno anche quelle che deriveranno dall’installazione delle telecamere per multare chi passa con il rosso.
Questo è dunque il quadro del Comune di Torino, paragonabile a quello di tanti Comuni italiani, specie i più grossi. Tutti i Comuni e i loro cittadini avrebbero altrettanto gradito molto la sorpresona regalata al Comune di Roma con la presa in carico del loro debito (e, quindi, degli oneri annui per l’estinzione) da parte dello Stato. Invece, si devono accontentare della sorpresina del recupero agevolato di un po’ di tasse arretrate, possibilità peraltro concessa anche al Comune di Roma, che quindi guadagna due sorprese.
E’ del tutto evidente che, se lo Stato si facesse carico di tutti i debiti dei Comuni italiani, il debito dello Stato, già oggi di 2.350 miliardi, aumenterebbe di qualche miliardo. Ma è altrettanto evidente la sperequazione che il governo giallo-verde crea tra Comuni con le decisioni assunte con il “decreto crescita”. Serie A, Comune di Roma. Serie B, tutti gli altri. C’è sperequazione tra Comuni e profonda ingiustizia per i loro cittadini. La Sottosegretaria del Ministero dell’economia Laura Castelli ha detto che, con l’operazione “debito di Roma”, si sono risanati i buchi creati dai vecchi politici e tutti sono vincitori. Per il vero, il debito non è stato risanato ma soltanto “spostato” dal Comune di Roma allo Stato.
Quanto ai vincitori, parrebbe che soltanto i romani lo siano. I perdenti sono tutti gli altri cittadini della Repubblica che pagheranno il debito del loro Comune ed anche quello di Roma preso in carico dallo Stato.
*Carlo Manacorda, docente di Economia Pubblica ed esperto di bilanci dello Stato