CASSA DEPOSITI E PRESTITI, BANCOMAT PER I GOVERNI: NULLA DA OBIETTARE? FORSE QUALCOSA
Riportiamo l’articolo, a firma del Professor Carlo Manacorda *, pubblicato su “www.rinascimentoeuropeo.org” in data 3 aprile 2019.
Serve 1 miliardo per il Fondo Nazionale Innovazione a sostegno delle piccole e medie imprese? Nessun problema, vi provvede la Cassa Depositi e Prestiti. E’ forse questo l’ultimo prelievo bancomat annunciato dal Governo sul conto della Cassa, il colosso finanziario cui, da qualche anno, i Governi del bel Paese ricorrono ogniqualvolta l’asfittico bilancio dello Stato non offre soluzioni.
Istituita a Torino nel 1850 col nome di Cassa piemontese per la gestione del risparmio postale da impiegare per opere di pubblica utilità, dopo l’Unità d’Italia assume la denominazione di Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Dal 2003- indicata come Gruppo CDP – è una S.p.A. a controllo pubblico con numerose partecipazioni in società quotate, società non quotate e fondi d’investimento. Svolge attività d’impresa, opera nel settore immobiliare e delle infrastrutture e interviene nel finanziamento dell’export. Azionista di maggioranza è il Ministero dell’economia e delle finanze, che detiene l’82,77 % delle azioni. Il resto del capitale sociale è in mano a Fondazioni bancarie. Quale azionista di maggioranza, il Ministero dell’economia nomina gli amministratori.
Le dimensioni che la CDP ha assunto negli anni l’hanno dotata di una ragguardevole “potenza di fuoco” (finanziario). Il progetto di bilancio consolidato di esercizio al 31 dicembre 2018-approvato dal Consiglio di amministrazione il 28 marzo 2019 -espone un attivo patrimonialedi 425,1 miliardi di euro (patrimonio netto 36,7 miliardi di euro), un utile netto del Gruppo di 4,3 miliardi, disponibilità liquidedi 167,9 miliardi di euro. La raccolta del risparmio postale -la missiondelle origini – è stata di 344,3 miliardi di euro. Per il triennio 2019-2021, CDP ha approvato un piano industriale per contribuire alla crescita del Paese di complessivi 203 miliardidi euro, con un impiego di risorse proprie per 111 miliardi di euro e con attivazione di risorse per 92 miliardi di euro da investitori privati e altre istituzioni anche sovranazionali.
In presenza di una ricchezza così abbondante, i Governi -gestori di bilanci dello Stato sempre più sbrindellati – hanno cominciato a guardare, con crescente cupidigia, alla loro S.p.A. e così non c’è settore in cui non operi il bancomat sul conto CDP, si tratti del Fondo Innovazione prima citato, o della presenza in Telecom Italia, ovvero ancora del riassetto delle costruzioni o del salvataggio (ennesimo) di Alitalia e via cantando.
L’“attivismo” governativo ha, sicuramente, ricadute positive sul sistema Paese. Scorrendo il progetto di bilancio 2018 di CDP si legge che, anche in tale anno, il Gruppo CDP ha svolto un ruolo chiave a sostegno dell’economia italiana, sostegno in crescita rispetto al 2017. Le risorse mobilitate sono state di 36 miliardi di euro che hanno attratto 27 miliardi di risorse aggiuntive di investitori privati e altre istituzioni. Complessivamente, sono quindi stati attivati 63 miliardi di investimenti. A supporto delle imprese (finanziamenti, investimenti e garanzie), il Gruppo ha mobilitato 30,2 miliardi di euro. Al settore Government, Pubblica Amministrazione e Infrastrutture sono andati 5,5 miliardi di euro. Infine, 0,3 miliardi di euro sono stati destinati a investimenti immobiliari. Com’è dato di vedere, si tratta di importi imponenti se confrontati con gli stanziamenti del bilancio dello Stato (150 miliardi circa complessivi nel triennio 2019 – 2021).
Tutto ciò osservato, non sembra tuttavia superfluo chiedersi se una simile finanza pubblica parallelasia opportuna. Forse, qualcosa si può obiettare.
Politiche di bilancio– La finanza statale è sempre più precaria. Da tempo, i Governi hanno rinunciato a programmare politichestatali industriali e di investimento globali e strutturate. I piani prodotti sono, per lo più, verbali. Evidentemente, non si ritengono più necessari. Ci pensa CDP. Al massimo, su casi specifici, si sollecita l’intervento di questa seconda banca di Stato affinché provveda secondo necessità (una volta c’era la prima, la Banca d’Italia, che anticipava le risorse; oggi l’Europa lo impedisce). Non sfugge che processi di questa natura sono una spudorata violazione di democrazia: non decide più il Parlamento, ma il Governo attraverso il suo braccio secolare. Non a caso, quando se ne devono rinnovare gli Organi di governo, il “Manuale Cencelli” è il più consultato.
Inoltre, la politica di risanamento del bilancio stataleviene totalmente abbandonata. Il denaro facile fa dimenticare deficite debito; così entrambi continuano a crescere.
Partite di giro contabili -Ogni anno lo Stato mette a bilancio, tra le entrate straordinarie, ricavi miliardari derivanti da vendita di immobili pubblici. Il mercato immobiliare ha le sue regole, e gli immobili non si vendono. Chi li compra (forzosamente)?Il CDP che versa allo Stato subito, in monete sonanti, valori verosimilmente virtuali. Lo Stato incassa e il suo bilancio non piange più. Ma l’Europa – che proprio fessa non è -rileva il fatto e fa notare al bel Paese che queste non sono entrate reali, ma partite di giro contabilitra due bilanci che appartengono allo stesso soggetto.
Raccolta del risparmio postale -Sua finalità istituzionale, CDP, utilizzando gli uffici postali disseminati su tutto il territorio nazionale compresi i piccoli borghi, effettua la raccolta del risparmio postale in regime di quasi-monopolio. L’attività non ha concorrenza nel sistema bancario che, per evidenti ragioni economiche, non può disporre di una rete capillare quale quella di CDP. Ilflusso di liquidità che si riversa, senza oneri, nelle casse di CDP è ininterrotto. La sua quantità annua (prima ricordata) consente azioni “in contanti” impossibili per qualsiasi altro soggetto.
Libero mercato -Uno Stato, sempre pronto ad intervenire in ogni segmento del mercato attraverso CDP, ne mina la libertà e la competitività, oltre che a poter dare luogo ad “aiuti di Stato” contrari alle regole europee. Può anche creare, nelle imprese, la convinzione che un “aiutino” da CDP può sempre arrivare. Quindi, si può affievolire anche l’iniziativa dell’imprenditore. Se poi l’aiutino è consistente, si ritorna alle nazionalizzazioni, deprecate per anni come sedi di inefficienza, forme clientelari e forsanche di corruzione, ma sempre ben accette (le Partecipazioni statalifurono un alto esempio di questi “vizietti”).
Capitalismo di Stato -Una presenza massiccia e pervasiva di finanza pubblica nell’economia può degenerare in forme mascherate di capitalismo di Stato, con contiguità a regimi politici da tempo abbandonati quanto meno da una parte del mondo. In un primo tempo, tali contiguità possono anche non avvertirsi. I loro condizionamenti dell’economia si percepiscono cammin facendo. E il passato può anche ritornare.
Ecco alcuni dei dubbi che vengono guardando alla posizione che CDP occupa nell’economia nostrana. Siamo quasi certi che Adam Smith, padre del liberismo, li condividerebbe.
*Professor Carlo Manacorda, Economista



