ASPETTANDO IL 2019
Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter di Alpina-Dialexis, a cura di Riccardo Lala, del giorno 8 luglio 2017
L’Unione sull’ orlo d’ una crisi di nervi
Come avevamo notato in precedenti newsletter, il Presidente della Commissione Juncker è il primo a essere esasperato dall’ inconcludenza delle Istituzioni, e non perde occasione per affermarlo clamorosamente. Questa volta, si è trattato della seduta del Parlamento Europeo dedicata al rendiconto della presidenza uscente del Consiglio Europeo, vale a dire del Primo Ministro maltese Muscat, alla quale erano presenti solo 35 europarlamentari.
Vale la pena di riportare testualmente il battibecco fra il Presidente della Commissione Juncker e quello del Parlamento Europeo Tajani, per dare il senso dello stato di tensione che esiste oggi ai vertici delle Istituzioni.
« Mi congratulo con coloro che si sono presi la briga di venire. Tuttavia, il fatto che solo una trentina di deputati partecipino a questo dibattito dimostra quanto basta che il Parlamento non è serio”Juncker ha continuato affermando:”Il Parlamento Europeo è ridicolo, è molto ridicolo », ha martellato in Francese, poi ha ripetuto in Inglese, “Il Parlamento è assolutamente ridicolo”. Il Presidente del Parlamento, Tajani, l’ha interrotto per riportarlo all’ ordine: “Signor Presidente,La prego, usi un linguaggio diverso, non siamo ridicoli, per favore!Può criticare il Parlamento, ma è il Parlamento che deve controllare la Commissione”.E Junker ha risposto: “In quest’assemblea plenaria, per controllare la Commissione, c’è un numero limitatissimo di Europarlamentari”, aggiungendo”Non assisterò mai più a situazioni di questo genere. Il Parlamento deve rispettare la presidenza dei piccoli Paesi”.
Si noti che tanto Juncker, quanto Tajani, sono membri del PPE, primo gruppo politico europeo e leader della « maggioranza di governo » dell’ Unione.
“Riddikulus”! è la parola magica che Harry Potter e i suoi compagni pronunziano per liquidare i mostri creati dall’ alchimia degli stregoni. Basterà l’aperto riconoscimento del carattere ridicolo delle nostre classi dirigenti per distruggere i mostri generati dalla globalizzazione occidentale? Ha ragione Juncker, quando dice che il Parlamento è ridicolo, in quanto è inaudito che il futuro dell’ Europa sia in mano a un‘ accolita di trafficanti, che non ha minimamente a cuore gl’interessi del nostro Continente, bensì i propri interessi personali, e, per questo, il rispetto degli ordini di poteri internazionali, lobbies, ecc..Però, anche i (rari) politici che esprimono delle critiche, sono parte del problema, non già della soluzione. Quando si tratta d’incidere sulle questioni veramente scottanti, anch’essi si dileguano immediatamente. Come nel caso delle multinazionali del web, a cui nessuno ha mai spianato la strada quanto lo stesso Juncker. E’ per questo che, fin dal 2006, Alpina e Diàlexis non fanno altro che studiare, dibattere e agitare questi problemi, cercando di coinvolgere intellettuali, politici ed istituzioni, a cominciare da Juncker e Tajani, e ricevendo in cambio un silenzio assordante. Per esempio, avevamo suggerito a Juncker, con il nostro “Re-starting EU Economy via Knowledge Intensive Industries” di utilizzare il “Piano Juncker” per creare un Web europeo. Ma, da quest’orecchio, non ci vuol sentire proprio nessuno.’interessi in goco sono trpppo grandi. Vediamo dunque come non si stiano comportando all’ altezza della situazione, né il Parlamento, né la Commissione, né l’Alto Rappresentante altezza del loro ruolo, , né il Presidente.
1.I Paesi presidenti l’Unione sono gli ultimi a rispettare i “Nostri Principi”
Intanto, se la presidenza maltese è quella di un Paese che, pur essendo a soli 1000 chilometri dalla Libia, ospita pochissimi migranti, e li detiene praticamente in prigione senza processo per quasi un anno, nel caso dell’ Estonia (prossimo Presidente dell’ Unione) abbiamo un Paese che, come i suoi vicini baltici, è dentro all’ Unione Europea solo perché impedisce alla minoranza russofona di votare.
Quelli che in Lettonia sono i“non-cittadini” (“nepilsonis”), in Estonia sono “di nazionalità indefinita”” kodakondsuseta isik”), cioè gl’immigrati da repubbliche ex-sovietiche e i loro discendenti. Questo principio era quello che fu adottato nel 1918 dalla Francia nei confronti della minoranza tedesca in Alsazia-Lorena. Ma è proprio per evitare queste situazioni ch’ era nata l’ Unione Europea, e, aggiungeremo, proprio siffatte situazioni avevano suscitato l’entusiastica adesione dei Volksdeutsche al nazismo. E sarebbero ora gli Estoni a doversi occupare del problema degl’immigrati in Europa?
Certamente, i politici italiani hanno avuto ragione ad uscire infuriati dal vertice di Tallinn, che ha visto un’inedita unanimità fra gli Stati membri…nel negare all’ Italia qualsiasi aiuto per gestire l’accoglienza degl’immigrati. Brilla certo nella “difesa dei nostri valori”, visto che è stata l’ultimo Paese europeo ad adottare, come richiesto dal diritto internazionale, una norma incriminatrice del reato di tortura, e anche ora con infiniti distinguo.
2. 知己知彼,百戰不殆。 (Zhī jǐ zhī bǐ, bǎi zhàn bù dài =Conosci te stesso e il tuo nemico: vincerai senz’altro cento battaglie) Anche l’Alto Rappresentante sta “perdendo colpi” ad ogni occasione, innanzitutto accettando di essere marginalizzata dalle altre Istituzioni.
Si era sempre detto che l’ostacolo principale per una politica estera e di difesa comune dell’ Europa era costituito dalla presenza del Regno Unito, fanaticamente attaccato all’ idea di un rapporto speciale con la NATO. Adesso, possiamo verificare se quest’ipotesi era vera. A nostro avviso, anche qui si sta conducendo una battaglia contro i mulini a vento, perché “la minaccia” non sono, né la Russia, né il terrorismo islamico, bensì il Complesso Informatico-Militare, che ha sostituito, ingigantito, quel “Complesso Burocratico Militare” contro cui ammoniva già il Generale Eisenhower..
In ossequio a quel luogo comune, non appena conosciuto l’esito del referendum britannico, l’Alto Rappresentante Mogherini aveva licenziato in tutta fretta alle stampe una sua Strategia di Politica Estera e di Difesa, non formalizzata come atto del Consiglio e non tradotta nelle lingue comunitarie, bensì pubblicata solo in Inglese, quando è dubbio che l’ Inglese possa continuare, dopo Brexit, ad essere una lingua dell’ Unione.
Ora, nell’ambito del suo Libro Bianco, la Commissione ha licenziato alle stampe un suo documento sulla Politica Estera e di Difesa. Ma perché due documenti? Chi ha la competenza in questa materia? Che serietà dimostra questo iperattivismo cartaceo in presenza di una cronica inattività sul campo?
Come scrive il Centro Studi sul Federalismo, “Non stupisce pertanto che il nuovo documento della Commissione mostri gli stessi difetti del Libro bianco, limitandosi a tratteggiare generiche prospettive future e rinunciando a proporre una visione strategica. Ancor più vago del documento “gemello” dedicato all’Unione economica e monetaria, il paper sul futuro della difesa europea offre uno scarso contributo al dibattito pubblico. Per un verso, molti dei problemi e delle scelte che pone il rafforzamento dell’integrazione in materia di sicurezza e difesa – rapporti con la NATO, coordinamento tra azioni dell’Unione e altre forme di cooperazione esistenti a livello bi- e multilaterale tra gli Stati membri, ricorso all’integrazione differenziata – appaiono appena accennati quando non del tutto trascurati. Per altro verso, la mera proposizione di ipotetiche alternative, tributaria dello stesso realismo che ha ispirato il libro bianco, finisce per ridurre a ben poca cosa il reflection paper, il cui contenuto essenziale potrebbe esaurirsi nella constatazione che occorre “più Europa”, ma che forme e intensità dell’intervento dell’Unione sono tutte da determinare.”
Contestualmente al nuovo documento della Commissione è stato annunziato
Il Fondo avrà due capitoli.
Il primo sarà dedicato alla ricerca. Il nuovo strumento finanziario concederà sussidi ai progetti più innovativi. Da qui al 2019, la Commissione europea metterà a disposizione 90 milioni di euro, di cui 25 milioni solo nel 2017, tutti provenienti dal bilancio comunitario. Dal 2020, il Fondo sarà dotato di 500 milioni di euro all’anno. Fin da oggi, Bruxelles lancia un bando, accettando proposte nel campo della tecnologia navale senza equipaggio.
Il secondo capitolo dovrebbe permettere di razionalizzare la spesa nell’acquisto di materiale o nello sviluppo di nuove tecnologie. In questo caso, il denaro è concesso a gruppi di paesi in collaborazione tra loro. Il fondo avrà a disposizione 500 milioni di euro per gli anni 2019 e 2020, e successivamente 1 miliardo all’anno.
Mentre le Istituzioni europee stanno balbettando per l’ennesima volta la loro intenzione di darsi una politica estera e di difesa, Ray Kurzweil, direttore tecnico di Google, ribadisce che l’Intelligenza Artificiale, a cui sta lavorando, supererà quella umana nel 2029, e Jack Ma, presidente del colosso cinese Alibaba, afferma che questo fatto porterà alla IIa Guerra Mondiale. In ciò, non fa che confermare le idee del Papa circa la “Terza guerra Mondiale a pezzi”. L’Europa (come del resto gli Stati Uniti, e la Cina) sono minacciati non già dall’ ISIS, dalla Russia o dalla Corea del Nord, bensì dalle multinazionali del web. Non si arriverà né al buco dell’ ozono, né alla Terza Guerra Mondiale, per il semplice fatto che, prima, le macchine avranno preso il sopravvento sugli uomini.
Come sta sperimentando Trump, l’ostilità delle multinazionali del web e della “Security Community” potrebbe far cadere un Presidente americano. Lo svuotamento dell’ Europa da parte delle OTTs sta già provocando il declino dell’ Europa. Il giorno che Baidoo, Alibaba e Tencent minacceranno seriamente delle OTTs sul mercato internazionale, anche la Cina incomincerà ad avere problemi.
Sono queste che, se Trump, la Commissione e la Cina continueranno a resistere alla loro “strategia del ragno”, sfodereranno presto i loro ricatti, i loro robot e i loro droni contro i Governi ostili.
Quando,11 anni fa, Alpina e Diàlexis avevano incominciato ad occuparsi di Europa, parlare di pericolo digitale sembrava una follia, peggio, una criminale eresia. Vigeva allora quella che Evgeny Morozov ha chiamato “Digital Delusion” (“illusione digitale”), vale a dire la fede incrollabile che l’informatica avrebbe risolto d’un sol colpo tutti i problemi dell’ Umanità.Oggi, finalmente, si capisce che, sì, il pericolo esiste, ma lo si minimizza, sostenendo che esso è sotto controllo da parte di Chiese, Stati, intellettuali, leggi, scienziati, generali. Questo vale su tutti i fronti e, in particolare da un lato, su quello dei rapporti con le multinazionali dell’ informatica; dall’ altro, su quello della difesa dell’ Europa.
Ma, su ambedue questi fronti, vale più che mai la massima di Sun Zu: “Se conosci te stesso e il tuo nemico, vincerai cento battaglie”. Purtroppo, gli Europei di oggi non si curano dell’ Identità Europea, e non hanno capito che il loro nemico è la Società delle Macchine Intelligenti. Per questo, l’Europa di oggi non è in grado in alcun modo di risolvere i propri problemi, sì che le sue classi dirigenti non possono se non rendersi “riddikulus!”
Pensiamo per esempio alla vanagloria di Macron, che, per eguagliare e superare i fasti imperiali germanici delle esequie di Kohl, ha scatenato, con costi faraonici, le liturgie napoleoniche a Versailles.
Pensiamo anche alle continue umiliazioni a cui Juncker e Tusk sottopongono la Mogherini (come non farla partecipare al G20), quando è essa che dovrebbe fare la politica estera dell’ Europa.
3. Il programma di Kurzweil e la multa di Google.
Per un giorno la Commissaria Margarethe Vestager è stata descritta da metà dei media come un coraggioso difensore degli Europei, e, dall’ altra metà, come una pericolosa sovversiva che, con la scusa del monopolio informatico, tenta di sovvertire le leggi del libero mercato. Dopo di che, tutti si sono dimenticati di tutto nel giro di una giornata.
Soprattutto, si sono dimenticati di qual’ è il nemico da battere, e, soprattutto, perché. In questi giorni, si fa, infatti, un gran parlare della multa milionaria che, a nostro avviso, rileva soprattutto come “la punta dell’ Iceberg”, come la segnalazione di quello che c’è sotto. Infatti, sono settant’anni che le multinazionali del Web portano via dall’ Europa tutte le risorse più preziose: dati, cervelli, idee, capitali, contribuendo non poco alla crisi infinita del nostro Continente. Quale multa sarebbe sufficiente per fare tornare in Europa quelle risorse?Più efficace sembrerebbe addirittura la sanzione che sta minacciando la Corte Suprema Canadese, che vuole imporre a Google di dichiarare i profitti worldwide.
Si dice che, in fondo, la violazione riguardante Google Shopping è discutibile: aver favorito, con i propri algoritmi, i propri prodotti rispetto a quelli dei concorrenti.Ma in realtà, tutta la storia delle multinazionali dell’ informatica, e, in particolare, di Google, non è altro che una sequela ininterrotta di abusi di posizione dominante; aver sgominato la concorrenza grazie al gentile regalo di tutti gli studi pre-investimento fatti dalle Forze Armate Americane, che, a favore delle “felpe californiane” hanno “decommissionato” ARPANET; raccogliere abusivamente i dati più riservati di tutti i privati, le imprese, gli eserciti, i Governi, le Chiese, del mondo, per poi rivenderli o utilizzarli per creare l’ Uomo Articifiale; comprare tutti i Governi del mondo per fare approvare loro normative semplicemente grottesche, come quella dei “Tax Rulings” lussemburghesi, per cui bastava alle OTTs una stretta di mano con Juncker per pagare un’ imposta dell’1% quando i concorrenti europei ne pagavano una superiore al 50%…
In realtà, se l’Unione Europea (ma anche gli Stati Uniti) vogliono veramente evitare il pericolo che, nel 2019, come dice Kurzweil, le macchine sostituiscano l’ Umanità, tutti i tipi di legislazione nati 150 anni fa, come l’ Antitrust, debbono essere radicalmente rivisitati, per tener conto delle nuove realtà, se non altro ritornando alle origini, per esempio agli “orders to Divest” applicati, nel XX° Secolo, ad importanti gruppi come la Standard Oil e la SKF. Oppure, addirittura rinazionalizzando Internet, che è nato come programma militarte e conserva tutte le caratteristiche di uno strumento di conquista. Assurdo quindi che lo si lasci nelle mani di privati, come ai tempi degli eserciti di ventura.
Se l’obiettivo della legislazione americana, e, poi, occidentale, sul mercato, era quello di evitare che la libertà economica diventasse un “Cavallo di Troia” dei grandi gruppi per vampirizzare la società civile e, così, rendere senza senso le libertà politiche, allora non si deve perseguire l’ “abuso di posizione dominante”, bensì la dominazione del mercato, ed, ancor più, la dominazione trasversale di molti mercati, che abolisce le difese del potere politico.
4. La guerra per l’Intelligenza Artificiale
Da che mondo è mondo, tutte le guerre si sono fatte per una nuova ripartizione del potere. La Prima Guerra Mondiale aveva portato alla subordinazione dell’ Impero Britannico agli Stati Uniti, alla sostituzione di una miriade di micronazionalità ai grandi imperi europei, alla nascita dell’Unione Sovietica. La seconda ha portato all’indipendenza di Israele, India e Cina, alla nascita dei blocchi Occidentale e sovietico, alla fine del colonialismo europeo. Anche la prossima guerra porterà ad una diversa ripartizione del potere nel mondo, fra il Complesso Informatico-Militare (da intendersi come un nuovo, autonomo, protagonista) e le Grandi Potenze. Senza bisogno di essere papi, né guru dell’ informatica, a noi sembra ovvio che l’ Intelligenza Artificiale sia un potere così grande, che il suo controllo scatenerà la volontà di potenza dei Grandi quanto non erano stati capace di fare le terre fertili, le religioni o le ricchezze naturali. Con un’adeguata gestione di Big Data, hacking, nanotecnologie e armi autonome si potranno controllare interi continenti e forzare i comportamenti di miliardi di persone.Come scritto già nel secolo scorso da Manuel De Landa,esito più probabile di questa guerra sarà la presa del potere delle Macchine Intelligenti, divenute indispensabili a tutti nel corso della guerra.
La domanda che si pone è dunque soltanto: quando, nel 2029, si scatenerà la guerra di tutti contro tutti per il controllo dell’ Intelligenza Artificiale, chi difenderà le posizioni degli Europei?
Non è ovviamente ancora chiaro (a noi) come questa guerra si svilupperà, ma sospettiamo che sarà sostanzialmente una cyberguerra. Poiché, infatti, i missili ipersonici e le nanotecnologie forniscono la capacità di accelerare ulteriormente il primo, fatale, colpo, il culmine della battaglia si sta già spostando sul “prima” del primo colpo: come nascondere le proprie armi segrete; come influenzare le idee dell’ avversario; come controllarne i movimenti, come paralizzarne le azioni…A ciò serve l’attuale sistema di “Hair Trigger Alert”. Se occorre rispondere in modo immediato e documentato, occorre sapere tutto del nemico, in modo da cogliere anche solo i “segnali deboli” dell’ inizio di un conflitto, come uno spostamento o una riunione….
In quest’”anticipazione della battaglia”, si manifesterà in tutta la sua ampiezza la superiorità dell’ arte della guerra cinese, quale espressa nei 7 classici dell’ Arte della Guerra , nelle opere di SunZu, Han Fei, MoZi, il Signore di Shang, ritrovati nella tomba di Yinqueshan, a Linyi, nello Shandong, del the 130 avanti Cristo circa. Di particolare interesse a questo proposito la logica dei Mohisti, veri e propri “cavalieri erranti” particolarmente interessati alle tecnologie militari di difesa delle città. Come il Mohismo permettesse di vincere le guerre senza combatterle è esemplificato dalla vicenda di Gongshu Pan, al quale MoZi mostra, con l’ausilio del cinturone e di bastoncini, la struttura della difesa della città di Chu, così convincendo Gongshu Pan ad abbandonare l’assedio.
Anche questo fatto aumenta le chances che la Cina possa divenire la potenza del futuro, vincendo la battaglia dell’ Intelligenza Artificiale.
Questo è ciò è stato anticipato qualche anno fa dalla prima ondata di “hackers patriottici”, quando la Cina, dimostrando ai militari americani di avere copiato tutti i principali progetti militari, li convinse, come aveva fatto MoZi con Gongshu Pan, a firmare un “no-spy-agreement”. Questo è anche il metodo che suggeriremmo di utilizzare per convincere le Grandi Potenze a firmare un Trattato Internazionale per il controllo delle nuove tecnologie (cfr. il nostro “Corpus Juris Technologici”).
5. I rischi per l’ Europa
Sta di fatto che condizione preliminare per le guerre del futuro, sarà più che mai la sovranità. Chi, come l’Europa, non è militarmente autonomo, non controlla le informazioni sugli altri, mentre altri (se non tutti) i contendenti controllano le informazioni su di lui. In più, esso non ha una cultura strategica autonoma, con la quale vincere a tavolino con l’ intelligenza, come faceva MoZi. Neppure la presunta sicurezza data dal fatto di non essere un avversario temibile potrà salvare l’ Europa, né dalle distruzioni belliche, né da un ulteriore inevitabile declassamento postbellico. Ammesso e non concesso che una “guerra di nuovo tipo” possa risparmiare all’ Europa la distruzione totale, restano infatti pericoli gravissimi costituiti dalle bombe americane presenti sui nostri aerei, delle basi americane sui nostri territori e della vicinanza con il mondo afro-asiatico.
In qualunque forma di guerra generalizzata, sussiste il rischio che i Russi colpiscano anche solo a titolo cautelativo le nostre basi ospitanti bombe, altri mezzi e soldati americani, come pure che centinaia di milioni di abitanti del Sud del Mondo, per ipotesi parzialmente risparmiati dalla guerra totale, siano costretti a spostarsi in Europa alla ricerca di mezzi di sostentamento.
Un rischio che è quasi certezza è che, essendo l’ Europa quasi sprovvista di armi di distruzione di massa, non potrà dissuadere le varie forze contendenti dal combattere guerre relativamente tradizionali sul suo territorio per spartirselo (cosa di cui tra l’altro tutti stanno già discutendo, per esempio per ciò che riguarda il Baltico, l’ Ucraina o il Caucaso). Con le terribili conseguenze che abbiamo visto nella IIa Guerra mondiale e che vediamo ora in Medio Oriente. Inoltre, anche sotto questo punto di vista, gli eserciti professionali e burocratici europei sono altrettanto impreparati quanto le forze informatiche e nucleari. Infatti, come si sta vedendo, nelle guerre “con gli stivali sul terreno” per il controllo del territorio ci vogliono truppe molto motivate e devote. Neppure il modello delle milizie volontarie dell’ Europa Orientale sembra rispondere totalmente alle esigenze per il carattere dilettantesco della loro preparazione.
Quindi, l’approccio tradizionale della “percezione delle minacce” non è più attuale: infatti, siamo stretti fra, da un lato, l’urgenza della rivoluzione tecnologica, e, dall’ altra, il fatto obiettivo che la preparazione di un esercito adeguato al XXI° secolo richiede una lunghissima preparazione. Che va da questa fase di dibattito, da quella della mobilitazione e della lobby per portare il tema alla ribalta; a quella della riforma legislativa.
6. Una ”New Model Army”.
Il fatto che l’Esercito Europeo parta solo adesso costituisce, a nostro avviso, una fortuna, perché rende quasi ovvio ch’esso debba partire su basi assolutamente nuova: una dottrina incentrata sull’intelligenza artificiale; una struttura composta essenzialmente di hackers patriottici; un’attrezzatura di basi segrete e di software avanzatissimi; una leva di volontari altamente politicizzati e tecnicizzati.
Tra l’altro, questa nuova impostazione permetterebbe di evitare le solite polemiche sulle cosiddette “duplicazioni”: da un lato, con la NATO, e, dall’ altra, con gli eserciti nazionali. Infatti, né la NATO, né gli eserciti nazionali posseggono le competenze richieste: non la NATO perché esse, quando ci sono, sono concentrate negli USA, che non le mettono certo a disposizione degli Europei; non gli Stati Membri perché essi sono ancora prigionieri d’impostazioni vecchie, basate su una vasta burocrazia e i tradizionali mezzi blindati, navali ed aerei.
Il nuovo esercito dovrà partire da una scuola di guerra esclusivamente europea; da un’”intelligence” altamente politicizzata e globalizzata; dallo sviluppo di nuove competenze informatiche e di nuove armi tecnologiche assolutamente segrete (come per esempio i missili ipersonici); dalla formazione di milizie territoriali sul modello dello Tsahal israeliano, degli Spetsnazi russi, degli Hezbollah libanesi, e dall’ unificazione di tutte le competenze antiterrorsimo.
Questo tipo di competenze non richiede costosi investimenti come nuovi tipi di navi o di aerei, che debbono essere semplicemente riciclati e rimodernati, bensì la riqualificazione del personale, da ruoli burocratici ed esecutivi a ruoli creativi ed operativi.
L’Europa già oggi spende per la difesa come la Russia e la Cina messe insieme. Sarebbe assurdo spendere di più. Occorrerà spendere meglio.
A nostro avviso, i nuovi documenti della Commissione e il modesto Fondo Europeo per la Difesa, lanciato recentemente dalla Commissione come timida reazione alle provocazioni di Trump sono lontani anni luce da questi realistici e preoccupanti scenari, in quanto continuano ad occuparsi di “minacce” e di “armamenti” da XX° Secolo.



