Un pallottoliere per Appendino, la sindaca dà i numeri (sbagliati)
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il giorno 8 marzo 2018
Che sia stata colpita da un improvviso attacco di discalculia? O forse non ha sottomano la calcolatrice? Eppure a Chiara Appendino per non incorrere nello svarione sarebbe bastato un pallottoliere e, forse, un po’ di prudenza. Invece la sindaca bocconiana è stata perlomeno incauta (se non impudente) nel dichiarare a Sky Tg24 che le urne di domenica scorsa avrebbero segnato per il Movimento 5 stelle torinese “un voto in crescita rispetto al 2016”. I numeri dicono altro, ma una bugia ripetuta tante volte alla fine può diventare (auto)convincente. La verità è che a Torino i grillini hanno perso in termini di consenso, qualunque parametro si prenda in considerazione: rispetto al dato nazionale di quest’ultima tornata elettorale politica e nel confronto delle scorse amministrative, che si tenga conto dei voti assoluti o in percentuale.
Di più: ad analizzare i numeri quartiere per quartiere emerge come l’establishment cittadino, in gran parte concentrato in centro, abbia decisamente voltato le spalle alla sindaca, scegliendo il Pd e la lista di Emma Bonino, ma allo stesso tempo anche le periferie hanno concentrato il loro malcontento verso altre forze, come dimostra il s uccesso della Lega a Barriera di Milano e Falchera. Il Movimento 5 stelle non solo non conquista neanche uno dei quattro collegi camerali cittadini, ma in tre di questi arriva addirittura terzo, dopo centrosinistra e centrodestra. Rispetto alle scorse amministrative, infatti, il M5s passa da 107.680 voti a 105.133, ma vista l’alta affluenza alle urne il dato in percentuale è ancor più impietoso, con un calo dal 28,1 al 23,8 per cento. Sommando i voti del simbolo e quelli ottenuti dal singolo candidato si passa da 118.273 a 111.508 e dal 30,92 per cento al 25,24. Dopotutto che la sconfitta sia stata evidente lo sanno bene nello staff della prima cittadina e pure nel gruppo pentastellato in Sala Rossa che infatti ha chiesto una verifica di maggioranza.
Siamo al redde rationem, proprio nei giorni in cui in aula approderà il bilancio e dopo che il gruppo grillino ha iniziato a perdere pezzi con l’uscita di Deborah Montalbano (per la quale sono già partite le ritorsioni e non solo a livello politico). Si parla di rimpasto in giunta e nel mirino ci sarebbero già due assessori: Federica Patti (Istruzione) e Francesca Leon(Cultura). In particolare alla Patti viene contestata la (non) gestione della delicata partita sulla ristorazione nelle scuole, il cosiddetto panino da casa, che ha procurato al Comune minori entrate per centinaia di migliaia di euro. Inoltre il suo carattere l’ha portata in diverse occasioni a entrare in rotta di collisione con alcuni consiglieri influenti (Barbara Azzarà, Federico Mensio e Daniela Albano). Insomma, c’è chi ha già individuato anche gli anelli deboli nella squadra di governo della prima cittadina, la quale tuttavia continua a ripetere di voler aspettare il traguardo di metà mandato prima di mettere mano alla sua giunta, anche per capire quali scenari si prospettano a livello nazionale.



