Rischio di conflitti per nuova lotta di potere mondiale
Redazione – Sta nascendo una nuova lotta per il trono. Non si parla di caccia ad una corona, ma di posizione e peso geopolitico mondiale. Non si parla solamente di Donald Trump. Piuttosto è un conflitto tra due gruppi di potere: uno consolidato ed un secondo, che vorrebbe portar via la sedia al primo.
Lo abbiamo già scritto. Abbiamo un primo gruppo, che chiamiamo, per convenienza, neo-conservatori, poiché vogliono conservare qualcosa. Questo “qualcosa” non sono i valori, ma la poltrona. Dall’altra abbiamo una variegata schiera, etichettata troppo genericamente come populista. Si tratta di una schiera, che critica le attuali democrazie parlamentari ed i loro fallimenti, come già accadde alla fine dell’800.
Il primo uomo, che ha segnato una svolta di stile, è stato Vladimir Putin, pur senza cadere nell’etichetta del populismo. Più semplicemente rivalorizza la tradizione del proprio Paese, mettendo al centro la Russia. Discorso leggermente diverso, poiché rivolto agli scontenti, vale per Donald Trump. Non pretendiamo, naturalmente, di esaurire la complessità delle persone di cui stiamo scrivendo con queste semplici parole. Si tratta di una bussola rapida per orientarsi, per quanto possa valere. Farage ha aperto la porta alla Brexit e agli scontenti del Regno Unito. Segue a lui la presa di governo da parte di Theresa May. Bisogna notare l’investimento previsto di 100 milioni di sterline per diventare principali partner della Turchia nel settore difesa. Bisogna anche notare l’accordo Putin – Erdogan, nato, probabilmente, per contrastare l’avanzamento di potere verso Est voluto dalla NATO. Dunque, rischiamo di vedere uno scenario di questo genere: USA, Regno Unito, Turchia, ai quali si unisce il Giappone. Dobbiamo ricordare anche i patti nel settore difesa tra Regno Unito e Francia, caduti nel dimenticatoio per il pubblico, ma non per noi.
La chiave di lettura anti-Cina è nota, poiché, al di là degli affari privati di Trump con la Cina, le posizioni del Presidente USA contro la Cina sono note da tempo. D’altra parte, la Germania, guidata da una rappresentante di quelli che noi abbiamo collocato nel primo gruppo, non rientra, come prevedibile, in questo piano di nuove alleanze, che si vanno delineando. Si noti anche che gli investimenti cinesi in Europa hanno come primo Paese di riferimento proprio la Germania. L’Italia, nel frattempo, continua a fare l’equilibrista, cercando di mantenere rapporti con l’Africa ed il Medio Oriente. Rapporti che si delineeranno in maniera non pacifica, probabilmente, proprio per volontà del nuovo gruppo di potere. In Italia i portavoce, con alcune differenze, di questo nuovo schieramento sono il Movimento 5 Stelle e, in misura minore, la Lega Nord (che, comunque, rappresenta un gruppo politico ormai consolidato e, dunque, “vecchio” rispetto alle novità). Dobbiamo ricordare che non conosciamo ancora il potere di investimento (economico-finanziario) che sta dietro a questo nuovo gruppo (e ciò vale anche per M5S). Non dimentichiamolo: i soldi servono per salire al potere ed avere sostegno. Da sempre.
L’Europa dorme. Nel momento di maggior pericolo per la sua stabilità, si litiga per i bilanci, si discute sui migranti, ma si continua a perseguire una politica rinunciataria e di sudditanza nei confronti di poteri altri. Rinunciatari sulla difesa (dopo il documento della Mogherini, cosa si è fatto?). Rinunciatari, da tempo, sulle tecnologie. La denuncia, in tal senso, viene anche da voci come Romano Prodi, ben contrario alle linee di disinvestimento, esistenti dai tempi del sistema Galileo (satelliti). Rinunciatari a gestire il problema delle migrazioni in maniera concertata. Nel frattempo i Balcani sono pieni di immigrati. Lo stesso vale per la Turchia ed altri territori in Medio Oriente. Non parliamo del non investimento per un internet europeo e per il settore ICT. Stesso dicasi per il settore Intelligenza Artificiale e ICT, dove i progetti finanziati EU sono appendici di quelli USA (sia per investimento sia per contenuti).
L’Europa dorme, ma gli altri no. La Cina investe sulla nuova via della seta (con un piano di collegamento ferroviario e non solo). I carri armati USA sono tornati in Europa e il Regno Unito si prepara a fare la sua parte. Nel frattempo si discute sui costi di gestione delle basi USA in Europa, dove, aumentando i costi, il contributo dei Paesi ospitanti non aumenta (dato che sarebbero garanti della nostra difesa). Da li le parole di Trump sul disinvestimento nell’ambito NATO. In parole povere, a forza di essere vassalli, non stiamo facendo nulla, quando sarebbe il caso di intervenire.
I giornalisti di mezzo mondo parlano del rischio crescente di un nuovo conflitto mondiale. Ultimo a parlarne pubblicamente, in ordine di tempo, è stato il principe Carlo d’Inghilterra. Noi nulla. Silenzio assoluto. Non si tratta di aumentare il senso di impotenza o la paura o l’idea di ineluttabilità ad un futuro conflitto o, ancora peggio, l’idea di una necessità naturale di conflitti per l’uomo (idea figlia del pensiero della fine dell’800).
La politica e, prima ancora, i cittadini nonché i giornalisti dovrebbero cambiare mente e ri-formarsi. Senza conoscenza non si va avanti. Si procede a tentoni. E il pericolo di inciampare è grande. Non vogliamo, con questo, dire che un piccolo luogo di condivisione di pensiero come il nostro abbia un peso enorme. Pensiamo che, però, sia necessario suonare la nostra campana perché dobbiamo risvegliarci. Dobbiamo risvegliarci in fretta. E per fare questo dobbiamo studiare e condividere i nostri pensieri. Tutto ciò senza indugio. Ora.



