Regione, il Cav. pensa a Malan
Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 17 ottobre 2017
Un’investitura che lo ha lasciato come fosse stato investito da un Tir. Chi ha avuto modo di parlare nelle ultime ore con Lucio Malan racconta di un senatore barbet non poco travagliato tra l’orgoglio e il pregiudizio: come non essere lusingato dall’intenzione manifestata da Silvio Berlusconi di puntare su di lui per la presidenza della Regione Piemonte nel 2019? Ma anche, come non mettere nel conto l’ipotesi del trappolone teso per liberare un posto in lista per le politiche di primavera? La notizia, trapelata da fonti attendibili dell’entourage del Cavaliere, è di quelle da terremotare i piani alti (e non solo quelli) di Forza Italia nella regione di cui il centrodestra, ad oggi, ha la più che concreta possibilità di riconquistarne il governo tra meno di due anni.
L’idea cullata da Berlusconi di indicare (che, detto del sultano di Arcore, suona più corretto il verbo imporre) il parlamentare di lunghissimo corso (quella attuale per lui è la quarta legislatura a Palazzo Madama cui ne va aggiunta un’ulteriore, quella si esordio nel ’94, alla Camera) ha l’effetto di un sasso nello stagno con schizzi per nulla graditi addosso a più di un aspirante alla successione di Sergio Chiamparino. Insomma, non saranno certo di gioia i salti che, davanti alla sortita di Silvio (per ora affidata a qualche suo eminente messaggero-consigliere) farà l’attuale consigliera regionale azzurra Claudia Porchietto, così come l’europarlamentare di Alba Alberto Cirio. Ad entrambi, fino a ieri, pareva (ed era) circoscritta la battaglia interna per la candidatura alla presidenza della Regione. Quel tertium non datur oggi invece c’è e ce lo ha messo nientemeno che il Capo.
Molteplici le ipotesi formulabili a sostegno di un intervento dall’alto e con ampio anticipo, come quello che certamente non a caso è giunto da Berlusconi, proprio nei giorni in cui si sta ragionando di collegi e nel centrodestra il Piemonte viene visto come uno dei territori dove bissare alle politiche i successi ottenuti negli ultimi due anni alle amministrative. Malan è, indiscutibilmente, un politico di esperienza: l’ha maturata, come si diceva, nella lunga attività parlamentare incominciata nei ranghi della Lega delle origini, movimento per il quale arriva a Montecitorio eletto nel collegio di Pinerolo.
Istruttore e allenatore di nuoto, insegnante, nel 1985 diventa pure campione del quiz televisivo di Mike Bongiorno, Pentatlon. Malan nasce in una famiglia valdese e all’impegno religioso con continuità e spesso assumendo posizioni critiche e conflittuali rispetto alla linea maggioritaria della chiesa protestante, su temi etici rilevanti come quello dell’omosessualità, ma non solo. La permanenza nel Carroccio finirà ben presto per l’allora giovane deputato piemontese: lascia il gruppo e il partito nel ’94 temendo e denunciando il rischio di rottura dell’alleanza con Forza Italia e così fonda, insieme ad altri deputati, il gruppo Federalisti e Democratici, anticamera per il suo approdo, due anni dopo, alla compagine azzurra, per cui si ricandida senza però l’appoggio della Lega: in quell’occasione, verrà sconfitto dal candidato dell’Ulivo Giorgio Merlo.
Gli anni a venire saranno per Malan tutti a Palazzo Madama, meta che si era fatta assai difficile da tornare a raggiungere il prossimo anno quando ancora si ragionava con il Consultellum, il collegio coincideva con i confini della regione e le preferenze sarebbero state l’arma con cui vincere i tanti duelli interni alla lista. Per questo motivo del senatore, così come della sua collega Maria Rizzotti si era preso a parlare come di possibili migranti verso meno incerti e meno dispendiosi (di energie e di risorse) collegi per la Camera. Con l’arrivo del Rosatelluml’eventualità di transumanze si sono ridotte, ma un addio al Parlamento da parte di Malan non era mai stato tra le ipotesi prese in considerazione, tantomeno ventilate. Certo l’affacciarsi di molti aspiranti matricole ha, spesso, fatto ragionare sulla possibilità di qualche passo indietro o di lato da parte di chi annovera una permanenza ultraventennale nelle Aule.
Ragionamenti che pare non abbiano mai trovato ascolto nei diretti interessati, compreso il parlamentare di Luserna San Giovanni, ma ormai stabilmente residente nella Capitale. Fino all’altro giorno, quando, la voce del Cavaliere è arrivata, sia pure mediata da emissari. Suadente come sempre. Tanto da far balenare lo spettro del trappolone: saltare un giro alle politiche e guardare avanti, forse un po’ troppo, verso le regionali che arriveranno non l’anno prossimo, ma quello ancora dopo. E il tempo, si sa, in politica conta, così come le cose che non in un anno, ma anche solo in un mese possono cambiare. L’uovo oggi o la gallina domani? Magari tutti e due, come immaginano quelli che guardano alla presidenza della Regione non rinunciando ad arrivarvi da un seggio in Parlamento. Ma se l’offerta arriva da Silvio, piaccia o no è di quelle che non si possono rifiutare.



