IL PUNTO n. 665 di Marco Zacchera
Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter “Il Punto” n. 665, di Marco Zacchera, del 9 marzo 2018
CHI VINCE E CHI PERDE
Prima di tutto hanno vinto Salvini e Di Maio rappresentando un inedito duetto che – al di là dei giudizi politici – sono indubbiamente la grande novità della politica italiana. Se notate – insieme alla Meloni – rappresentano facce giovani mentre sono i “vecchi” a perdere, da Berlusconi alla sinistra di Liberi e Uguali. Il problema è che adesso, calata la polvere sull’euforia, resta il problema della governabilità perché una maggioranza si può costruire solo se qualcuno rinuncia a quanto aveva promesso e ribadito anche ad urne appena chiuse. Gentiloni intanto resta, ringrazia impacciato come un naufrago sopravvissuto su una scialuppa del transatlantico PD finito in fondo al mare e intanto piazza le sue carte nella prospettiva di restare per un bel po’ (vedi le nomine ai vertici dei servizi segreti, non si sa mai…). Patetico Renzi che annuncia le dimissioni a metà ed è riuscito a distruggere la sua credibilità personale per un ego smisurato riuscendo a perdere più della metà dei voti di 4 anni fa: un bel record. D’altronde prima del referendum aveva annunciato che in caso di sconfitta avrebbe lasciato la politica. Ha perso e non lo ha fatto, ha perso nuovamente e ora se ne faccia ora una ragione. Adesso che si fa? Questo caos è frutto – come scrivevo nelle settimane scorse – di una legge elettorale assurda che non serve a nessuno e porta alla tentazione di tornare presto a votare, ma se la legge non cambia più o meno le cose resteranno come ora. C’è però un grande responsabile che se ne sta zitto nell’ombra e che invece ha precise responsabilità per aver portato a questa situazione di ingovernabilità ed è Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica, quello che in questi anni ha taciuto, taciuto sempre. Perché Mattarella non ha avuto il coraggio di non promulgare una legge elettorale assurda? Perché non l’ha almeno rimandata alle Camere con un proprio messaggio? Glielo avevano chiesto in tanti, non ha avuto la volontà e il coraggio di farlo. Ci riflettano gli italiani.
E’ DAVVERO UN NUOVO CENTRO DESTRA
Il centro-destra ha subito domenica scorsa una tripla rivoluzione tra geografia, leadership e mutazione genetica uscendone molto diverso da prima. Con Matteo Salvini non ha vinto solo la Lega, ma un altro modo di concepire l’alleanza e nella quale se Giorgia Meloni può ancora legittimamente giocare un ruolo da comprimaria, Silvio Berlusconi appare sconsolatamente relegato in panchina. Il Cavaliere si può inventari improbabili ruoli da regista ma non incanta più sostenendo “Ah, se ci fossi stato io..!!” perché lui in campo c’è stato ogni giorno e soprattutto il simbolo di Forza Italia era tutto centrato su di lui. Per carità, nella “Centro Destra s.p.a.” Forza Italia conta ancora il 40% delle quote, ma il controllo della ditta è passato agli altri soci che oltretutto rispetto a Berlusconi hanno ancora davanti una vita (non solo politica) tutta da spendere. Questo del passaggio generazionale è stato il secondo aspetto rivoluzionario del voto di domenica: al netto delle candidature incrociate che hanno permesso il salvataggio di (pochi) ex colonnelli, l’età media degli eletti leghisti (e di Fratelli d’Italia) rispecchia quella dei rispettivi leader, mentre – con poche eccezioni – Forza Italia è decisamente datata, anche se – avendo presumibilmente raccolto anche il voto di molti pensionati – è in fondo una rappresentazione veritiera del proprio elettorato. Ma la terza, grande e decisiva novità è l’inedita collocazione territoriale di una coalizione di cui la Sicilia è paradigma passando dai 61 mitici collegi (a zero) del PDL sul centro-sinistra – di relativamente pochi anni fa – all’opposto di zero eletti di centro-destra nei collegi maggioritari dell’Isola. Questo è avvenuto anche in termini di voti e non solo di seggi, a dimostrazione che al sud la protesta si è riversata tutta sui 5 Stelle, veri vincitori in tutto il centro-sud. Crolleranno quindi anche gli equilibri interni a Forza Italia – che era un partito “lombardo” ma anche “sudista”, espressione di un mondo borghese tradizionalmente ostile ai cambiamenti – che si troverà in difficoltà in una alleanza tutta a trazione settentrionale, ma dove la Lega ha raccolto anche il voto convinto del mondo produttivo. Una Lega intrigante che ha stupito conquistando interessanti quote di voti anche al centro-sud, il che significa che la Meloni non ha intercettato che una parte dell’ex elettorato di Alleanza Nazionale (al sud tradizionalmente più vasto che al nord) anche se Fd’I ha quintuplicato i suoi gruppi parlamentari, il che certamente non è poco. Le cartine d’Italia con i colori degli eletti – quasi tutte colorate di blu al nord, con pochi sprazzi di rosso al centro e clamorosamente arancione al centro-sud – sono quindi la visibile, plastica immagine di un paese trasformato, ma anche spaccato in due in un confronto che non è destinato a finire. Il successo della Lega (che – ricordatevi – sul simbolo non si chiamava più “Lega Nord”, anche perché Salvini si è speso moltissimo per darsi una connotazione nazionale) è comunque anche – o soprattutto – una rivoluzione di sensibilità, di obiettivi, di priorità. Ora il centro destra è molto più sbilanciato “a destra” di prima, come confermato dall’evaporazione della “quarta gamba” di Fitto e dall’analogo flop della Lorenzin sul fronte opposto. Non ne saranno troppo contenti in Europa, anche se Salvini (come del resto Di Maio) hanno abbandonato da tempo i toni da crociata per scegliere il fronte delle rivendicazioni nazionali all’interno dell’Unione, ovvero un tema assolutamente condivisibile dopo le “magre” di questi anni e sui quali dovremo giocare una partita doverosa e interessante.
AUGURI INTANTO AI NEO-PARLAMENTARI DEL CENTRO DESTRA DELLA NOSTRA ZONA: ovvero MIRELLA CRISTINA E ALBERTO GUSMEROLI (uninominali Camera), GAETANO NASTRI (uninominale al Senato), ENRICO MONTANI (proporzionale Senato per la Lega) DIEGO SOZZANI (proporzionale camera per F.I.) GUIDO CROSETTO (proporzionale Fratelli d’Italia).. “Ripescato” anche il deputato uscente del PD Enrico Borghi (che non ha avuto il coraggio di presentarsi nel proprio collegio uninominale e si è salvato al proporzionale.)
CALENDA SUPERSTAR
Il ministro Calenda ha raggiunto un record: nello stesso giorno in cui ha annunciato la sua iscrizione al PD (ma era stata già accolta?!) in serata già preannunciava le proprie dimissioni se lo stesso PD mai decidesse di allearsi con il M5S. Evidentemente il ministro intende i partiti come un bar dove si entra e si esce…nel PD però più che al bar sembra di essere in un saloon dove lo sport preferito è soprattutto sparare sul pianista.
8 MARZO
Credo e ripeto ogni anno che le donne vanno onorate non solo per la festa dell8 marzo ma sempre. Comunque – visto che ormai la nostra società è tutta un anniversario – auguri alle donne l’8 marzo, senza però riuscire a capire che cosa c’entri questa festa con lo sciopero di aerei, treni bus e metropolitana organizzato “contro la violenza sulle donne”. Pensate che un omicida si fermi per uno sciopero? Anzichè scioperare e danneggiare tutti (comprese le donne che pure loro sono rimaste a piedi per lo sciopero dei mezzi) forse non era più carino un gesto gentile come offrire loro per un giorno il bus gratis?
VERBANIA CENTER IN TV
Segnalo che venerdì 9 marzo alle 21 (in replica poi nei giorni successivi) la trasmissione di TELE VCO “Il sasso nello stagno” dedicherà uno speciale al “Verbania Center”, associazione che è aiutata da molti lettori.



