Propaganda in salsa 5 Stelle
Redazione – I neo-restauratori contro i neo-conservatori. Ieri scrivevamo di questo (e di altre “amenità”) per cercare di spiegare come l’Europa, in assenza di reazioni politiche e popolari (non populiste) sia a rischio di conflitto (imposto per volontà altrui, ma pagato da noi). Mancava un capitolo. La propaganda.
La propaganda esiste. Essendo la propaganda uno strumento di potere, tutti e due i poteri la usano. Partiamo dalla propaganda dei “neo-conservatori”, cioè di quelli che vogliono conservare la poltrona. Non c’è nessun dubbio. Molti opinionisti vorrebbero restare al loro posto, al servizio di questi signori. Questi “signori”, che sono al potere, hanno bisogno di servitù. Molti opinionisti si prestano al gioco, per non perdere la poltrona. Insomma, per un gioco di poltrone ci hanno proposto diversi scenari. Allarmismo, crisi, ineluttabile necessità a prenderla nel didietro, gratitudine per le magnifiche scelte dei potenti.
Pagati in maniera impressionante, umiliano il lavoro di chi, onestamente (non obiettivamente, ma onestamente!!!), scrive tutti i giorni per informare. Non si tratta solo di umiliazione di chi lavora. Ma anche dell’onestà intellettuale. Inoltre, un danno per la libertà di parola, poiché ne sminuiscono il valore.
Dall’altra parte la situazione non è diversa. Nell’epoca della post-verità, chi convince, vince. Lo sanno bene sia gli amici dei neo-conservatori sia i sodali dei neo-restauratori. L’abilità del secondo gruppo consiste nell’aver preso possesso dei social network. Non nel senso che li abbiano comprati. Ma riescono ad influenzare e muovere un grande pubblico. Del resto siamo nell’epoca in cui l’expertise (cioè le competenze) vengono spesso negate. Come si è arrivati qui? Semplice! Imponendo una politica (di sinistra – e questa volta si che ha un nome ed un cognome) in cui tutti (proprio tutti) rappresentano “gruppi di interesse”. Cioè nessuno parla per competenza, ma per interesse.
Insomma, da vent’anni almeno ci hanno propinato sotto banco l’idea che la gente non possa parlare perché sa, ma perché ha segreti scopi e vantaggi. Perciò non solo tutti hanno diritto di parola (cosa sacrosanta), ma tutti hanno le loro ragioni. Insomma: non c’è una verità, ma una post-verità. Cioè? In alcune cose la gente crede (e allora diventerebbero vere). In altre cose la gente non crede. In tal caso, i fatti smettono di essere tali. Benvenuti nell’epoca post-normale, teorizzata come evoluzione del pensiero di Marx. Su questo vi sono fior fiore di articoli scientifici (sic!).
Grillo procede da questo punto, affermando le logiche conseguenze. La verità è sancita dal voto popolare. Vengono in mente gli antichi tempi di “Indietro Tutta”, in cui, secondo una canzonetta, comandava in casa chi aveva stretto il proprio telecomando. Quella era una presa in giro. Questa è una orribile realtà.
Il tribunale popolare, frutto della “cultura” popolare, già esiste. Tutti i giorni sui social network impazza. Il MinCulPop in salsa 5 Stelle ne approfitta. Così anche la verità se ne va in esilio, insieme ai fatti. Però non si dia tutta la colpa a loro. Perché c’è chi ha iniziato ben prima di loro. E ora ne paghiamo le conseguenze. Noi.



