Mattarella Presidente sovranista
I grandi giornali italiani del main stream hanno dato grande risalto al messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ed in effetti il discorso del Presidente è diventato ormai una tradizione significativa per gli italiani.
Ma la novità è che, nonostante la presentazione dell’intervento presidenziale come critico delle posizioni di fondo del Governo, in realtà Mattarella ha avuto spunti molto vicini ai giallo-verdi, tali da poter dire – utilizzando la semplificazione oggi spesso usata – che si è trattato di un discorso in chiave sovranista/populista.
Il Presidente ha infatti sollecitato tutti a “sentirsi e riconoscersi comunità” e a vedersi parte di una unità “con un comune destino storico”, utilizzando quindi – a sua insaputa? – espressioni che sono da sempre abituali nel linguaggio delle forze culturali identitarie e tradizionaliste europee.
Ma non solo: “Condividere valori, prospettive diritti e doveri [….] essere protagonisti del nostro futuro” è un forte richiamo al concetto di azione e prassi, che è proprio della destra volontaristica e non certo della sinistra che ha per punto di riferimento la dialettica materialista.
Azione e condivisione riportano ad una visione interclassista della società, che è propria del pensiero antiglobalista europeo, che vede uniti Lega, AFD, FN, Vox, FdI, ecc., che però attira parti significative di CDU-CSU, Popolari spagnoli, FI, senza dire del Gruppo di Visegrad.
Una formidabile “coalizione” internazionale che sta addensando un articolato fronte politico in Europa, per opporsi a chi è responsabile dell’impoverimento dei popoli europei, di aver fatto scappare la Gran Bretagna e di aver portato l’Unione Europea all’irrilevanza politica.
Ottimo anche il richiamo di Mattarella alla necessità di “battersi nel rispetto della diversità”, indicando come sia la “sicurezza condizione di un’esistenza serena, ma presuppone un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e tutti rispettino le regole”.
Speriamo che ora il Presidente richiami all’ordine sindaci come l’intramontabile Leoluca Orlando, che sembrano proprio non voler rispettare le norme del Decreto Sicurezza anche quando queste sono adottate democraticamente dal Parlamento, frutto di un ampio dibattito già sviluppatosi ai tempi del ministro Minniti per affrontare una emergenza che la sinistra ha scaricato sui cittadini: non per nulla l’azione del Ministro Salvini gode di fortissimo sostegno popolare.
Corretto anche il richiamo del Presidente Mattarella al “debito pubblico che penalizza Stato e cittadini e che pone pesanti ipoteche sul futuro dei giovani…” cosi come lo stigmatizzare la “ridotta capacità competitiva del nostro sistema, carenze infrastrutture, ferite del territorio”.
Ovviamente questo richiamo il Presidente avrebbe dovuto indirizzarlo nominativamente a coloro che negli ultimi quarant’anni hanno significativamente aggravato la situazione finanziaria del Paese, soprattutto senza sfruttare la spesa per attrezzare l’Italia alle sfide del momento.
UN NUOVO ANNO RICCO DI PROMESSE
E quindi il 2019 ci imporrà di prendere atto di una evidenza: la vecchia classe dirigente italiana non ha saputo decifrare il progetto europeo che abilmente Francia e Germania hanno delineato per penalizzare il nostro Paese che usciva fortissimo dal boom economico, tutto fondato sulla piccola e la media impresa. Da quel momento, l’Europa ha iniziato a sfornare Direttive e Regolamenti che – un esempio tra tutti – hanno mortificato la nostra eccellenza alimentare imponendo norme che favorivano la grande industria e mortificavano le nostre specificità, ovvero è stato pensato e realizzato un sistema creditizio che ha perso il riferimento sui territori e con ciò la possibilità di supportare le piccole aziende e le loro particolari esigenze cicliche.
E’ ora giunto il momento di puntare i piedi, non per distruggere l’Unione Europea ma per fare di questa realtà un soggetto che dia effettivo spazio alle specificità di ogni Paese e che da questa complessità di eccellenze sappia riconquistare un ruolo all’Europa nel mondo, senza sudditanze e timori reverenziali verso altre potenze, con l’obiettivo del benessere dei popoli europei e la diffusione dei valori di libertà e di dignità della persona che l’Europa ha nel proprio DNA più profondo.
S.M.C.



