MAFIA NIGERIANA E RACKET DELL’ELEMOSINA
Daniele Lonardo – Si è svolto, giovedì 26 aprile 2018, presso il Centro Studi San Carlo (Via Monte di Pietà, 1) il convegno dal titolo “Mafia nigeriana e racket dell’elemosina”. L’evento, organizzato da SiAmo Torino in collaborazione con Rinascimento Europeo, pone al centro un fenomeno in continua crescita in molte città italiane e non solo.
Una vera e propria organizzazione criminale che, attraverso intimidazioni e violenze, costringe giovani nigeriani (per lo più provenienti da centri di accoglienza) ad occupare i punti strategici della città (quali ad esempio supermercati, ospedali o Chiese) per alimentare il business dell’accattonaggio. Un mercato nero che vale centinaia di milioni di euro l’anno e che va ad aggiungersi ai traffici illeciti di stupefacenti, armi e sfruttamento della prostituzione.
Mentre in Italia il reato di accattonaggio è stato depenalizzato da anni, nella vicina Svizzera (più precisamente nel Canton Ticino), è stato avviato un progetto di contrasto al degrado sociale volto a combattere il racket dell’elemosina: lo scopo è quello di sensibilizzare i cittadini sul fenomeno della criminalità che sta dietro all’accattonaggio, segnalare situazioni di reale difficoltà allo scopo di prevenire attività di questua fondate sullo sfruttamento. Attraverso un’azione congiunta di forze dell’ordine e associazioni caritatevoli, i risultati sono stati decisamente positivi ed incoraggianti a tal punto da spingere SiAmo Torino a proporre un progetto simile anche nella città di Torino, come proposto da Guglielmo del Pero.
Claudio Bertolotti, analista strategico, sottolinea come il fenomeno della mafia nigeriana sia riuscita ad imporsi su altri gruppi criminali “etnici” come ad esempio l’etnia Rom: la massiva presenza in molte città italiane insieme all’uso della violenza e dell’intimidazione hanno, in meno di due anni, scacciato dal mercato dell’elemosina l’etnia Rom. Il fenomeno, inoltre, non ha portata solo nazionale ma è radicato anche in Giappone e Nord America.
Mauro Di Marco, sindacato di polizia, evidenzia come già nel 2016, con il cd. “Patto per la sicurezza”, si sia cercato di porre l’attenzione su alcuni punti cardine in materia di sicurezza: dalle commissioni prefettizie allo status dei rifugiati. Oggi si è verificato un “salto di qualità” in quanto, senza creare allarme sociale e agendo in modo subdolo, lo sfruttamento è andato sempre più crescendo al punto che nella sola Milano sono stati identificati oltre 200 soggetti nell’operazione “Baseball Cap”, dal nome dal tipico strumento di lavoro, un cappello da baseball, utilizzato dai questuanti per raccogliere l’elemosina.
L’On. Claudia Porchietto, deputata di Forza Italia, sottolinea come sia fondamentale che una forza politica, moderata, si assuma la responsabilità di lanciare un tavolo di lavoro (sulla base dell’esperienza svizzera), per prendere atto in primis del problema e trovare soluzioni concrete a questo fenomeno. Dalle elezioni del 4 marzo sono emerse, in particolare, due esigenze: più lavoro e più sicurezza e l’amministrazione pentastellata torinese troppo spesso ha sottovalutato questo secondo tema (vedasi i fatti di Piazza San Carlo o l’emergenza dei campi rom): Torino deve essere uno di quei luoghi dove occorre far emergere con chiarezza la necessità di “più sicurezza” contro la formula “più accoglienza”. Con riferimento al monitoraggio dei flussi migratori e alla possibilità di intervento per le forze dell’ordine serve un intervento normativo adeguato in quanto, allo stato dell’arte, la possibilità di intervento degli operatori è lecita solo in flagranza di reato e non in un’ottica di prevenzione. Da ultimo, l’accoglienza dei migranti soprattutto nei comuni più piccoli del Piemonte, ha sollevato non pochi problemi con riferimento da un lato alla loro gestione e, dall’altro, alla loro tutela in caso di infortunio nello svolgere lavori socialmente utili come ad esempio lo spalare la neve nel periodo invernale.
A margine del convegno ha preso la parola la Professoressa Anna Bono per sottolineare come sia aumentato esponenzialmente il flusso dei minori migranti (da 25 mila circa nel 2016 ai 39 mila circa nel 2017) favoriti dal fatto che l’Italia ha una legge a tutela dei minori non accompagnati e che, per via della sua posizione geografica, il nostro Paese rappresenti un “tappo” per l’accesso in Europa. Il Professor Carlo Mancorda, evidenzia, come il racket dell’elemosina confluisca nella cd. economia sommersa creando gravi problemi di ordine pubblico e favorendo l’economia illegale.
La mafia nigerina gestisce il racket dell’elemosina: non essere complice! Ogni euro che doni, va alla criminalità organizzata che frutta i migranti: dona piuttosto un panino!



