La svolta
Redazione – Cambia la scenografia per il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non più dietro la scrivania. Una sala. Una sala semi-vuota. Sullo sfondo, si intravede l’albero di Natale e il Presepio. Poi le due bandiere. La stampa di una immagine dell’Italia, scattata dallo spazio. Infine, al centro, una sedia. Sulla sedia, nella stanza vuota, il Presidente della Repubblica.
Da qui, proponiamo una lettura differente da quella proposta dalla maggior parte dei quotidiani.
Il discorso, infatti, parte da una constatazione. Il mutato quadro internazionale. Mutato e in rapido mutamento:
Si avvia a conclusione un decennio impegnativo, contrassegnato da una lunga crisi economica e da mutamenti tanto veloci quanto impetuosi. In questo tempo sono cambiate molte cose attorno a noi, nella nostra vita e nella società.
L’Italia è un Paese che non è non sarà una grande potenza politica e militare. Ma è un Paese di grande cultura, storia, immense energie morali, civili, religiose e materiali. Lo disse già Cossiga nel discorso di dimissioni, il 25 aprile 1992. Liquida quegli scontri, che appaiono come stupidi e da pollaio tra visioni diverse, senza nemmeno citarle (a differenza di ciò che prevedevano i quotidiani) con alcune frasi. Lo fa, prima, parlando dell’immagine dallo spazio.
proviamo a guardare l’Italia dal di fuori, allargando lo sguardo oltre il consueto. In fondo, un po’ come ci vedono dall’estero. Come vedono il nostro bel Paese
Lo ribadirà alla fine del discorso:
Da lassù, da quella navicella – come mi ha detto quando ci siamo collegati – avverte quanto appaiano incomprensibili e dissennate le inimicizie, le contrapposizioni e le violenze in un pianeta sempre più piccolo e raccolto.
Subito, però, va al centro del discorso. Il cuore del discorso è esattamente lo stesso del messaggio del ’92 dato dall’allora Presidente, Francesco Cossiga.
Come vedono il nostro bel Paese, proteso nel Mediterraneo e posto, per geografia e per storia, come uno dei punti di incontro dell’Europa con civiltà e culture di altri continenti. Questa condizione ha contribuito a costruire la nostra identità, sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità.
Cosicché ricorda Leonardo Da Vinci, Raffaello e Dante (il poeta, che, come ricorda Marcello Veneziani, definì, primo, la nostra identità di Italiani). Dunque, cosa conta?
Non soltanto per il richiamo della sua arte e dei paesaggi, per la sua creatività e per il suo stile di vita; ma anche per la sua politica di pace, per la ricerca e la capacità italiana di dialogo nel rispetto reciproco, per le missioni delle sue Forze Armate in favore della stabilità internazionale e contro il terrorismo, per l’alto valore delle nostre imprese e per il lavoro dei nostri concittadini.
Arte, cultura, ricerca, missioni per la stabilità internazionale e imprese (quelle di “alto valore”).
Qui appena sfiora e cita (una volta sola) l’Europa, solo per spiegare il ruolo dell’Italia, in funzione del valore riconosciuto (e sopra citato). Quindi… niente Europa. Altro che asservimento. Altro che critica da parte di Matteo Salvini. Infatti, il leader della Lega aveva invitato ad ascoltare il discorso del Presidente della Repubblica (alla festa della Lega a Bergamo). Poi, ha commentato:
«Farò tutto quello che è umanamente possibile, con l’aiuto di Dio e del cuore immacolato di Maria, per restituire agli italiani lavoro, serenità e sicurezza, alle famiglie speranza e futuro, ai giovani certezze e diritti, nel nome del valore supremo della libertà, oggi troppo spesso negata. Appena gli incapaci al governo toglieranno il disturbo e gli italiani potranno tornare a votare, noi siamo pronti a prendere per mano il Paese».
Perfino il richiamo alla libertà (che riprenderemo e troviamo nel discorso del Presidente Mattarella). Altro che visioni contrarie. Dicono la stessa cosa.
In un mutato quadro geopolitico, con l’accordo Stati Uniti e Cina, il 50 anno di relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, l’anno della cultura e del turismo Italia-Cina, il memorandum tra le due Nazioni sulla nuova via della seta. Il Presidente Mattarella non ha parlato di Stati Uniti e Cina. Comunque, è chiaro che il ruolo di asse dell’Italia è potenzialmente ben delineato, così come l’identità nazionale (ben rimarcata) e le funzioni che può avere l’Italia (nonché la strada da percorrere per chi voglia avere un ruolo e un futuro nel nostro Paese). Per la cronaca, nel frattempo, anche gli USA si fidano di noi (se no, col cavolo che sposterebbero pezzi rilevanti del loro arsenale dalla Turchia all’Italia). Insomma: Cina e Stati Uniti vogliono la nostra stabilità. Nel frattempo, la missione diplomatica UE in Libia, guarda caso, sarà guidata dall’Italia.
Dunque, hanno più fiducia i Paesi stranieri in noi che noi nell’Italia.
L’Italia riscuote fiducia. Quella stessa fiducia con cui si guarda, da fuori, verso il nostro Paese deve indurci ad averne di più in noi stessi, per dar corpo alla speranza di un futuro migliore.
Ed ecco la cosa che conta per il futuro:
Disponiamo di grandi risorse. Di umanità, di ingegno, di capacità di impresa. Tutto questo produce esperienze importanti, buone pratiche di grande rilievo. […] Dobbiamo creare le condizioni che consentano a tutte le risorse di cui disponiamo di emergere e di esprimersi senza ostacoli e difficoltà. Con spirito e atteggiamento di reciproca solidarietà. Insieme.
Inoltre
È importante anche sviluppare, sempre di più, una cultura della responsabilità che riguarda tutti: dalle formazioni politiche, ai singoli cittadini, alle imprese, alle formazioni intermedie, alle associazioni raccolte intorno a interessi e a valori. La cultura della responsabilità costituisce il più forte presidio di libertà e di difesa dei principi, su cui si fonda la Repubblica.
Dunque… se volessimo proporre una provocatoria lettura alternativa: “basta lagnarsi. Tirarsi su le maniche e lavorare insieme” (lo dice pure nel passaggio precedente).
Passa, poi, al sostegno ai giovani: corretta retribuzione e sostegno alla famiglia (n.b.: come potrebbe Salvini aver protestato per questo?…. Infatti, non lo ha fatto — Ribadiamo, piuttosto, che aveva invitato ad ascoltare il discorso del Presidente della Repubblica).
l’Italia vera è una sola: è quella dell’altruismo e del dovere.
Semplicemente rimarca i passaggi precedenti. Se vuoi essere libero, tirati su le maniche e…
«Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi».
… E rimarca il “diritto di essere differenti”. Cioè? Si tratta di una rivendicazione dell’identità. L’identità italiana, quella così descritta precedentemente: “Non soltanto per il richiamo della sua arte e dei paesaggi, per la sua creatività e per il suo stile di vita; ma anche per la sua politica di pace, per la ricerca e la capacità italiana di dialogo nel rispetto reciproco, per le missioni delle sue Forze Armate in favore della stabilità internazionale e contro il terrorismo, per l’alto valore delle nostre imprese e per il lavoro dei nostri concittadini”.
Dubbi sul passaggio successivo? Ovviamente… Il fondamento non può essere che la cultura:
Il mosaico che compone la società italiana ha tante tessere preziose. Penso – tra le altre – al mondo delle nostre università, ai centri di ricerca, alle prestigiose istituzioni della cultura.
Dunque
Si tratta di un patrimonio inestimabile di idee e di energie per costruire il futuro. È essenziale che sia disponibile per tutti. Che sia conosciuto, raccontato, condiviso. Che siano rimossi gli ostacoli e reso più agevole il rapporto tra istituzioni culturali e società e l’accesso al sapere.
Questo è il nucleo fondante (già esistente nel discorso dal suo principio, richiamato poco sopra: arte, paesaggi, creatività, ricerca, alto valore di impresa). Ancora dubbi? In caso, lo ribadisce poco avanti:
La cultura è un grande propulsore di qualità della vita e rende il tessuto sociale di un Paese più solido.
Dunque, per riassumere. Altro che asservimento.
L’Italia è al centro dell’attenzione per cultura, arte, paesaggio, saper vivere, creatività e capacità. Questo ci viene richiesto, se no non contiamo proprio nulla. Ripete, cioè, le cose che Matteo Salvini dice in un altro modo. Poi dice che proprio la cultura, fondante per l’identità italiana, è e sarà il fondamento del nostro privilegio di libertà (se no, “ciccia” — cioè, se non vogliamo essere schiavi, nel nuovo quadro mondiale, riprendiamoci l’identità e la cultura). Questo ha detto il Presidente della Repubblica. Per farlo ha anche cambiato luogo in cui dircelo. Dice a tutti (giovani, in primis) di tirarsi su le maniche in questa direzione.
A leggere i quotidiani e tanti commenti, sembra che il discorso sia stato ben poco ascoltato. Ci auguriamo che questa rilettura tranquilla, a posteriori, dia un po’ da pensare (anche in senso positivo).
Ora… Per essere liberi dobbiamo non tanto e solo difendere la nostra identità e cultura. Dobbiamo proprio coltivarla e alimentarla. Questo è ciò che fa la differenza e il nostro ruolo nel mondo. Salvo che non si voglia essere schiavi inutili. Dunque, tiriamoci su le maniche…. oppure…. finiremo tutti a terra (per colpa nostra e della nostra stupidità).
Possiamo farlo. Vogliamo? A ognuno la risposta concreta. Buon lavoro e buon anno



