LA FLAT TAX NON È UN MOSTRO

La flat tax ― aliquota d’imposta unica che colpisce il reddito da tassare indipendentemente dal suo ammontare ― è un cavallo di battaglia storico del centrodestra. Obiettivo: ridurre le tasse, ma farle pagare a tutti. Naturale che il centrodestra la proponga nel programma per le elezioni del prossimo 25 settembre.
La sinistra bolla, pervicacemente e totalmente, la proposta. Dipinge la flat tax come un mostro giuridico ed economico. a) Viola la Costituzione: l’art. 53 prevede che le tasse si paghino con aliquote differenziate in base al reddito (progressività della tassazione). b) Ha un costo elevato per le casse dello Stato, poiché fa diminuire le entrate tributarie. Questa diminuzione sottrae risorse ai servizi pubblici fondamentali. c) Una tassa unica avvantaggia i ricchi.
L’assoluta inconsistenza di queste affermazioni è dimostrabile mediante poche e semplici considerazioni.
- La flat tax non è un’invenzione del centrodestra italiano. La ipotizzò, negli anni ’70 del secolo passato, un Premio Nobel per l’Economia (FRIEDMAN Milton, Capitalismo e libertà, 2010, 204). Inoltre, in Italia si applica già dal 2019 a coloro che, esercitando un’impresa o una professione, non hanno avuto redditi o percepito compensi annui superiori a 65 mila euro (regime forfetario, L. 145/2018).
- La flat tax è prevista nella Riforma fiscale in discussione. La Riforma fiscale fa parte del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Per ora, ogni commento in merito può quindi essere considerato soltanto un battibecco di campagna elettorale. Saranno i decreti di attuazione della Riforma fiscale che disciplineranno la flat tax. Dopo la loro emanazione, si potranno fare critiche e commenti fondati.
- Questi decreti non potranno violare il principio costituzionale della progressività della tassazione. Per non essere dichiarati incostituzionali, dovranno assicurare la progressività del prelievo mediante un sistema di detrazioni e deduzioni, e fissando un importo di reddito non tassabile (no tax area). Questi correttivi dovranno evitare che ci guadagnino i ricchi e prevedere progressivi equilibri di tassazione per tutte le categorie di cittadini. Lo spiegano, con chiarezza, in due articoli, Giuseppe Valditara, Professore ordinario di diritto pubblico presso l’Università di Torino e Giuseppe Tria, ex Ministro dell’Economia (rispettivamente, “Facciamo la flat tax, ce lo chiede l’Europa, Libero, 10.08.2022”, e “L’aliquota unica non privilegia i ricchi se si tagliano detrazioni e deduzioni, La Stampa, 11.08.2022”).
- Costo per le casse dello Stato, per minori entrate tributarie causate dalla flat tax. Nel 2021, le entrate tributarie dello Stato sono state di 496,09 miliardi (Dipartimento Finanze – Entrate tributarie gennaio-dicembre 2021). Il “Bollettino delle Entrate tributarie 2021” espone, dettagliatamente, il gettito di ciascuna imposta. La proposta del centrodestra ― tuttora indefinita, molto articolata e con applicazione graduale nel tempo ― dovrà, comunque, essere regolamentata nei decreti fiscali prima citati. Quindi, tutti gli importi di costo della flat tax per le casse dello Stato sono puramente immaginari. Si potranno calcolare i costi effettivi soltanto sulla base delle regole previste dai decreti fiscali e con riferimento alle categorie di tasse e agli importi indicati nel Bollettino tributario. Ignorando totalmente questi elementi, e pur di spaventare i cittadini sui costi della flat tax, rappresentanti della sinistra sparano ogni sorta di cifre. E così si va dai 30/35 miliardi annui di euro per l’ipotesi minima, ai 60/70 miliardi (Letta), fino ai 90/100 miliardi per l’ipotesi massima (Gualtieri). Pure fantasie da campagna elettorale.
- La stessa sinistra ― che si scaglia contro l’introduzione della flat tax annunciando disastri nei conti pubblici (ripetiamo, oggi puramente basati su calcoli cervellotici) ― si dimentica che lo Stato ha beatamente tollerato e tollera ― anche quando governa la sinistra ― che l’evasione fiscale in Italia oscilli, ogni anno e da anni, tra i 100 e i 110 miliardi di euro (pdf (mef.gov.it).
Allora, il taglio dei servizi pubblici che conseguirebbe agli eventuali costi di applicazione della flat tax non potrebbe essere evitato recuperando risorse da una serrata lotta all’evasione fiscale?
- È dimostrato che la riduzione delle tasse e la semplificazione del sistema di tassazione ― per esempio applicando la flat tax ― può ridurre, all’inizio, le entrate tributarie, ma le fa aumentare nel tempo (curva di Arthur Laffer, che fu consigliere economico del Presidente degli Stati Uniti Reagan). Inoltre, pagando meno tasse, si favorisce l’occupazione (se meno tassati, i datori di lavoro tendono ad assumere lavoratori) e si avvantaggiano le famiglie (con tasse più basse, le famiglie possono spendere di più). Dall’intreccio di questi fattori, economia e competitività si rafforzano.
- Eventuali maggiori costi per il bilancio dello Stato derivanti dall’applicazione della flat tax possono anche essere coperti da una riduzione degli sprechi ampiamente presenti nel bilancio dello Stato (v. Tria, articolo citato). E forsanche tagliando un po’ di bonus che non hanno rappresentato stimoli per l’economia ma che sono costati miliardi di euro per le casse dello Stato. Su questi, la sinistra non ha mai avanzato riserve.
Conclusivamente, applicando serie politiche di bilancio e di gestione delle finanze pubbliche , non sembra proprio che la flat tax sia un mostro.
[La Redazione di Rinascimento Europeo, www.rinascimentoeuropeo.org | Foto: https://pixabay.com]
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