IL PUNTO n. 681 del 6 luglio 2018
Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter “Il Punto” n. 681, di Marco Zacchera, del 6 luglio 2018
BONIFICARE IN RAI
Dobbiamo avere il coraggio di dirci la verità: la RAI va “bonificata” e non solo nei TG ma soprattutto nei format, nei programmi, nelle conduzioni, nella scelta degli ospiti. Nessuna dittatura, ma “pluralismo” vero e quindi gli italiani devono esigere in ambio del canone di poter ascoltare non solo commenti di sinistra a marca PD, come quelli che oggi imperversano a tutti i livelli. Non c’è infatti soltanto il loro monopolio a Rai 3, guardate per una sera RAI STORIA e ve ne renderete conto: una ossessionante lettura a senso unico di tutti gli avvenimenti mondiali degli 150 anni. L’altra sera raccontando la vita di Stalin sono riusciti perfino a non citare i gulag e le decine di milioni di contadini uccisi nel processo di collettivizzazione sovietico. Ascoltando proprio ieri in auto – per quasi una giornata intera (sic!) – Radio 1 mi sono reso conto anche della assoluta faziosità di molte trasmissioni radiofoniche: ma chi ha assunto questi conduttori (e conduttrici) e perché proprio loro? Non se ne può più: o finalmente si cancella il canone RAI o – se il canone resta e quindi la RAI è pagata da tutti, sprechi compresi – c’è il dovere i imporre un corretto pluralismo. Pensateci: Mediaset trasmette tutti i “mondiali” di calcio gratis e in diretta e – se si ascoltano i suoi TG – si sa chi ne è il proprietario. La RAI è in deficit perenne, perde gli appuntamenti migliori, costa a tutti un patrimonio. Ma quale “servizio pubblico”?! Si caccino le iper-redazioni di “poco o nullafacenti” che paghiamo tutti e si imponga finalmente un po’ di pluralismo concreto, informativo e culturale.
BOERI PROVOCA
Ennesima provocazione del presidente dell’ INPS Boeri che chiede più immigrati per contenere il deficit dell’INPS. Scusate, ma se cominciassimo a dire che Boeri è proprio lui davvero un razzista? Lo è, visto che dovrebbe piuttosto sostenere dire che servono più lavoratori a pagare contributi, non – in modo preconcetto – che a farlo dovrebbero essere degli immigrati. A parte che (come scrivo nel mio libro) Boeri non conteggia tutti gli altri costi “sociali” dell’immigrazione, ma se il 40% dei giovani italiani è senza lavoro (soprattutto nel sud) come sostiene l’ISTAT e ogni anno 250.000 italiani qualificati emigrano all’estero c’è da chiedersi perché il presidentissimo non pretenda e sostenga innanzitutto la necessità di avere più posti di lavoro per i connazionali che non ce l’hanno. Boeri potrebbe poi anche spiegarci perché proprio l’INPS piuttosto (non) controlli il “capolarato” e il lavoro nero cui sono soggetti moltissimi immigrati che così, ovviamente, vengono sfruttati e certamente non pagano contributi. Un presidente demagogo? Senz’altro, ma d’altronde Boeri l’anno prossimo – quando lascerà finalmente il suo dorato incarico all’ INPS – è già pronto per entrare in politica e queste non sono quindi che le sue “prove generali” da potenziale leader “progressista”. A proposito, quanto prenderà LUI di pensione?
TIC TAC : BUSSA LA “GIUSTIZIA”
Puntuale il tic-tac-tic-tac dell’orologio giudiziario scandisce i ritmi della politica italiana, pronto ad entrare a gamba tesa. L’ultima decisione di sequestrare i fondi della Lega per una pendenza di 10 anni fa legata alla gestione Bossi mi ricorda tanto l’intervento della Procura di Milano contro Berlusconi nel luglio del 1994 con l’obiettivo – oggi come ieri – di scardinare un governo giudicato “nemico”. Avete mai sentito che per casi analoghi siano stati sequestrati i beni ai comunisti per i furti conclamati del “fu” loro tesoriere Primo Greganti, o quelli della Margherita per le malversazioni dell’ex senatore Luigi Lusi, pur recentemente condannato a 8 anni di carcere per appropriazione indebita? Eppure anche quelli erano contributi dello Stato! Allo stesso modo come non notare che – nella recente inchiesta contro la sindaco Raggi per lo stadio della Roma – sono stati resi disponibili addirittura in tempo reale documenti e copie di interrogatori e intercettazioni (segretate?!) presso la Procura di Roma. Qualcuno di voi aveva mai visto simili copie degli interrogatori, delle intercettazioni o dei riscontri relativi all’inchiesta sui famigliari di Matteo Renzi, oppure sul suo pupillo l’ex ministro Luca Lotti ampiamente coinvolto nella vicenda CONSIP ? Eppure è la stessa Procura, lo stesso Palazzo di Giustizia: come mai questi comportamento così diversi? Tic e tac, tic e tac: la Giustizia è come un pendolo che troppo spesso punta e agisce dove vuole.
NUVOLE SUL GOVERNO
Un “Governo del buonsenso” è lo slogan di Salvini e mi sembrano parole azzeccate per identificare un obiettivo di cui avrebbero bisogno tutti gli italiani. Alcuni primi provvedimenti (come il divieto alla pubblicità per il gioco d’azzardo) mi sembrano centrati, ma temo che alcune nuvole comincino ad addensarsi all’orizzonte sul piano economico dove vengono al pettine responsabilità precedenti che però rischiano di lasciare il segno nell’immediato futuro. Non parlo solo di promesse difficili da mantenere e diffuse con leggerezza prima e dopo la campagna elettorale, ma della situazione generale del paese che – in una Europa non certo amica – non è tra le migliori. Per fine anno la Banca Europea ridurrà e poi esaurirà gli acquisti di titoli di stato italiani, la produzione stenta a decollare, la spesa pubblica è inarrestabile e ogni cambiamento necessita di tempi troppo lunghi nell’andare a regime per finanziare quei due o tre punti programmatici più importanti. Gli italiani devono capire che durante lo scorso quinquennio si è sprecata una occasione unica ed irripetibile – soprattutto a livello internazionale – di “pace” finanziaria in Europa, stabilità e di potenziale rilancio con basso costo del denaro e del petrolio e quindi minore incidenza degli interessi sul debito pubblico, ma ora lo scenario sta rapidamente cambiando. Anni – ripeto – vergognosamente buttati via e che difficilmente torneranno dandoci possibilità di rilancio. Draghi sta per lasciare la BCE, le legittime prese di posizione italiane in Europa sul bilancio comunitario ed i migranti non ci agevoleranno, il rischio di un aumento dei tassi è reale ed è ridicolo dare colpa ai dazi di Trump per la potenziale recessione: siamo noi ad essere deboli, e per colpa nostra. Cosa fare? Prima di tutto guardarsi intorno e cercare di trovare nuovi partner internazionali che possano aiutarci e siano di sbocco alle nostre produzioni. La Russia di Putin – che può fornirci materie prime a prezzi convenienti e concordati – è il primo contatto da riallacciare mentre in campo economico interno bisogna assolutamente rilanciare la produzione e quel consumo interno che all’estero – e soprattutto negli USA – è (pericolosamente) incentivato finanziando – perfino troppo – il credito al consumo. Tra l’altro un’Italia più sicura, più pulita ed accogliente, finalmente cosciente delle proprie bellezze avrebbe davanti a sé un’ industria primaria eccellente e quasi “a costo zero” che si chiama TURISMO e che, rilanciata e incentivata, potrebbe da subito “tirare” l’economia ed il lavoro con tutti i settori connessi che vanno dall’ambiente, alla gestione dei monumenti, al food, al “Made in Italy”. Questa è la vera vocazione italiana purtroppo sottoutilizzata e spesso dimenticata.
GOMMONI
Per capire se vi stanno raccontando la verità su naufraghi e migranti guardate i gommoni grigi dei filmati in TV e su internet. Guardateli bene, ed osservate se hanno o meno il motore a poppa. Se non ce l’hanno (come quasi sempre) significa che quei poveracci non sono arrivati lì da soli e che non stavano affatto navigando verso l’Italia. Sono stati in realtà accompagnati in alto mare fino a poco prima dell’arrivo dei soccorsi (coordinati dai loro stessi carcerieri), banditi che – dopo averli derubati di tutto – li hanno abbandonati dopo aver avuto perfino avuto il tempo di riportarsi a casa i giubbotti ed i motori per organizzare le prossime traversate. Basterebbe poco per sorprendere ed eliminare gli scafisti al ritorno impedendo così nuove traversate, ma per ora non lo si è quasi mai voluto fare. Intanto, però, il tam tam del “non si passa più” è già risuonato per mezza Africa e la drastica riduzione dei viaggi per mare lo conferma. Certo si apriranno altre rotte (come negli ultimi giorni avviene verso la Spagna) ma intanto già rallenta la pressione verso il nostro paese e possiamo accogliere ed aiutare meglio chi è già arrivato.



