Il fascismo degli antifascisti
Le vicende degli ultimi giorni consentono di fare un bilancio di quello che sta capitando in Italia e non è un bilancio sereno. Tutti hanno visto la violenza con cui i sedicenti centri sociali hanno aggredito le forze dell’ordine a Torino ed a Piacenza mettendo a repentaglio l’incolumità di agenti e carabinieri che avevano solo la colpa di fare il loro dovere e cioè impedire la realizzazione di reati. È un copione che si ripete abituale: quando qualcuno vuole prendere una posizione in contrasto con il pensiero unico dominante, vuoi che si contesti il matrimonio omosessuale, la teoria del Gender o la dissennata gestione del fenomeno migratorio, ovvero ricordare come a Torino e Piacenza una tragica vicenda come quella delle foibe, la tragedia in cui decine di migliaia di italiani persero la vita in maniera orrenda ad opera dei partigiani comunisti, ecco che le guardie bianche di un regime inetto e ormai assediato dalla rivolta popolare scendono in piazza a manganellare la dissidenza.
E facciamo un passo indietro, all’inizio di questi giorni di ordinaria follia: a Macerata una giovane italiana di appena 18 anni viene violentata ed uccisa, fatta letteralmente a pezzi dopo orrende violenze da un gruppo di nigeriani (uno di questi ospitato a nostre spese in un confortevole quattro stelle…!!). Ecco fermiamoci un attimo qui: nessuna autorità ha preso posizione per questa vicenda, nessun ministro degli interni è andato a Macerata a far pesare la presenza dello Stato, nessun presidente della Repubblica ha lanciato messaggi di sdegno e di monito agli assassini, nessuna Boldrini ha alzato al cielo i suoi lai dolorosi. Uno sciagurato reagisce prende la pistola e spara a casaccio: un gesto odioso e vile, che affonda le proprie radici nella reattività ormai palpabile rispetto queste tristi vicende che l’Italia subisce quotidianamente. A questo punto si scatena la macchina del sistema: il ministro corre a Macerata, la Boldrini lancia i suoi lai ed il presidente della Repubblica lancia i suoi moniti contro il razzismo crescente.
Due pesi e due misure, lo stato assente, i suoi difensori in prima fila – agenti e carabinieri – lasciati nelle mani dei violenti; tutto nella cornice dell’affermato rischio di un fascismo resuscitato solo nella fantasia di ex comunisti sempre più intimoriti dal prossimo esito delle elezioni, ma l’unico fascismo vero è quello degli antifascisti violenti pronti ad impedire l’espressione di una libertà che sia semplicemente non coincidente con la propria. E sempre con la connivenza dei grandi organi di stampa: ma pensate un attimo se quello che è successo a Piacenza fosse stato realizzato da un gruppo di destra, leghisti, fratelli d’Italia, Casa Pound o chi volete ed immaginatevi che strepito avrebbero fatto gli organi di stampa ed i numi tutelari di questa fatiscente democrazia! invece la notizia è passata quasi sotto silenzio, un’annotazione tra le tante di scontri tra manifestanti e polizia.
È per questo che abbiamo ritenuto opportuno creare un (fonte: ANSA), in modo che ciascuno possa prendere coscienza di quello che sta capitando in Italia e da dove arriva il vero rischio per la democrazia, proponendovi anche, ripreso dal blog del prof. Diego Fusaro, questo salace commento del compianto filosofo Costanzo Preve sulla vera natura dei “centri sociali”:
“La cultura dei centri sociali è inesistente, trattandosi di ghetti consentiti e foraggiati dalla Sinistra Politicamente Corretta (SPC), che li può sempre usare come potenziale guardia plebea antiberlusconiana a buon mercato. Costoro, composti di semianalfabeti intontiti dalla musica che ascoltano abitualmente ad altissimo volume (ed un Adorno capirebbe al volo la correlazione fra lo stordimento e la bestialità politica ma oggi di Adorno non ce ne sono più), hanno una cultura della mobilitazione, dello scontro e della paranoia del fascismo esterno sempre attuale, ed è del tutto inutile porsi in un razionale atteggiamento dialogico, che pure potrebbe teoricamente chiarire moltissimi equivoci. Ma il paranoico non è un interlocutore, perché ascolterebbe qualunque argomento come un furbesco tentativo di infiltrazione.
In quarto luogo, perché la cultura azionista antifascista, maggioritaria presso i cosiddetti “intellettuali” italiani, si basa su di un presupposto moralistico di superiorità morale, assolutamente inesistente anche se per ora del tutto inestirpabile. Costoro sentono il bisogno di sentirsi superiori, intellettualmente e soprattutto moralmente, e quindi non possono abbandonare questa comodissima “rendita di posizione”. In assenza completa di fascismo, essi hanno bisogno dell’antifascismo, perché il loro essere soltanto anti è un alibi permanente alla loro vuotezza integrale di identità e di proposte”.
È in questo quadro che si va a votare ed è in questo quadro che italiani potranno trarre le loro conclusioni e mandare a casa definitivamente una sinistra incapace ed ideologica che ha saputo solo distruggere, impoverire e dividere gli italiani, rendendo il paese succube dei grandi poteri internazionali.
S.M.C.



