Etica e Finanza: due mondi compatibili o contrapposti?
Daniele Lonardo – Si è svolto, lunedì 29 Maggio, presso la sede dell’Arcidiocesi di Torino (Via Val della Torre, 3) la Terza conferenza del Ciclo “Le Giornate del Nuovo Umanesimo” dal titolo “Etica e Finanza: due mondi compatibili o contrapposti?” alla presenza dell’Arcivescovo di Torino, S.E. Mons. Cesare Nosiglia. L’evento fa seguito a due precedenti incontri realizzati rispettivamente a Modena e ad Assisi sul tema dei migranti e sulla partecipazione nell’impresa. Faranno seguito la Quarta e la Quinta Giornata rispettivamente a Trento e Napoli su tematiche ambientali e sull’enciclica “Laudato Si” di Papa Francesco.
L’obiettivo del ciclo di incontri è quello di contribuire concretamente alla diffusione del pensiero sociale cattolico, approfondendo gli aspetti legati alla realtà contemporanea ed individuando soluzioni concrete per i problemi più urgenti. Intendendo riallacciarsi allo spirito delle famose “Settimane Sociali” dei Cattolici Italiani, ideate e attuate da Giuseppe Toniolo all’inizio del Secolo scorso e che si prefiggevano di affrontare temi e problemi di viva attualità alla luce della tradizione del pensiero sociale cattolico, avvalendosi di documenti pontifici, enunciazioni del magistero ecclesiastico e di quanto elaborato da pensatori, sociologi ed economisti cattolici. Le “Settimane Scoiali” si concludevano con ordini del giorno e mozioni che sintetizzavano i concreti contributi emersi nel corso delle discussioni.
S.E. Nosiglia ha sottolineato il dovere di partire dalle realtà concrete del nostro territorio, con il quale condividiamo quotidianamente gioie e speranze di ogni genere, partendo proprio dalla “via dell’abitare” che riguarda direttamente le nostre città: uno sviluppo economico incontrollato ha portato ad una vera e propria mutazione genetica dei centri storici e delle città più in generale. La valorizzazione delle bellezze artistiche e culturali ha rafforzato la logica dell’esclusione, dello “scarto”, ponendo a margine dei centri storici-vetrina i più poveri che in alcune situazioni sono costretti a vivere nell’indigenza e nel degrado, emarginati nelle periferie o nei campi rom. Le stesse scelte in campo urbanistico ed edilizio, se attuate senza causæ cognitio e lungimiranza, determinano condizionamenti pesanti per coloro che vi abitano.
Il tema dell’etica e della finanza è fondamentale e decisivo nella società contemporanea, soprattutto se scorgiamo nel Vangelo i tanti riferimenti al tema della vil pecuna: dalla vedova che, gettando nel tempio i suoi pochi spicci, non ha gettato il superfluo ma tutto quello che aveva per vivere, San Matteo che da esattore delle tasse divenne apostolo, la parabola del fariseo e del pubblicano, la parabola degli operai mandati a lavorare nella vigna ed infine la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. Tutte fanno leva sul discernimento tra l’Amore di Dio e la sudditanza ai beni terreni. I poveri, dice San Francesco sono i Signori che siamo chiamati a seguire perché essi sono la conoscenza diretta di Dio: Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri.
Anche nell’Enciclica “Caritas in Veritate”, Papa Benedetto XVI sottolinea come la globalizzazione abbia portato i Paesi ricchi a ricercare aree dove de-localizzare le produzioni al fine di ridurre i costi e porre sul mercato beni a prezzi concorrenziali, puntando non sulla rinuncia ad una parte di profitto, ma ad un abbassamento dei costi, per far accrescere il potere di acquisto e accelerare pertanto il tasso di sviluppo incentrato su maggiori consumi per il proprio mercato interno, con l’unico scopo di accrescere il profitto. Questo porta ad una competizione tra Stati ad attrarre le imprese straniere, attraverso un fisco più favorevole, una deregolamentazione del mondo del lavoro, una riduzione delle reti di sicurezza sociale in cambio di un maggior profitto, con grave pericolo per i diritti dei lavoratori, per i diritti fondamentali dell’uomo (in primis la salute, il lavoro e l’uguaglianza) e per la solidarietà attuata nelle tradizionali forme dello Stato Sociale.
Non è la condizione di indigenza che siamo chiamati a cercare, quanto piuttosto conquistare la vera libertà del Cuore tale da renderci più disponibili verso chi non ha (o non ha a sufficienza): una sorta di investimento che non produce profitto economico ma profitto di umanità volta ad una sensibilità nuova.
Il grande sforzo di rinnovamento nella società moderna viene sia dal Pontefice che dai Vescovi: con forza il Santo Padre ha spronato gli ecclesiastici ad uscire dalle parecchie (e quindi dalle loro certezze), ripensando ad un benessere su cui si erano ormai da troppo tempo adagiati.



