Davos, Trump e la Cina
Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter n.2 di ALPINA-DIALEXIS, a cura di Riccardo Lala, del 17 gennaio 2017
Si sta svolgendo a Davos il classico forum economico internazionale. Quest’anno, ci sono tante novità. Mentre, in passato, i massimi sostenitori (almeno a parole) del commercio internazionale erano stati i leaders e i finanzieri americani, adesso il paladino del libero commercio è divenuto il Presidente cinese Xi Jinping (il “Grande Globalizzatore”), il quale riprende, in ciò, temi cari da tempo alle Autorità e ai media del suo Paese. E, di fatto, la Cina è già stata, da alcuni decenni, la principale beneficiaria delTrattato del Commercio Internazionale (WTO) e dell’Organizzazione Internazionale del Commercio, riuscendo a divenire “la manifattura del mondo”, e, in particolare, quella degli Stati Uniti. Negli anni a cavallo fra il XX e il XXI Secolo, le multinazionali americane, confidenti di poter controllare i loro partner cinesi con la politica, la finanza e la distribuzione, avevano dato “in outsourcing” alla Cina la quasi integralità della loro produzione, senza rendersi conto del fatto che i Cinesi hanno ,in tutti i campi, potenzialità addirittura superiori alle loro (basti pensare alla loro vertiginosa crescita ininterrotta da 70 anni, nonostante la guerra civile, la rivoluzione culturale e Piazza Tien An Men), sicché sarebbero divenuti ben presto dei soggetti economici completamente autonomi, e, anzi, concorrenti. E’ per questo che, nell’ultimo decennio, la Cina è divenuto il primo produttore nel mondo di automobili, di elettronica e di materiale ferroviario, e uno dei principali fornitori nei settori della finanza, della logistica e dell’ aerospaziale. Un Paese che condiziona, per esempio, tutte le società quotate italiane, e che produce sistemi d’arma superiori a quelli russi e americani. Con il risultato che, nel 2016, è stato lanciato il piano “Made in China 2025” (中国制造 2025), avente come obiettivo la leadership cinese in tutti i principali settori tecnologici. Questo sviluppo economico costituisce, infine, solo un risvolto del più ampio scenario della ”Crescita Pacifica della Cina” (“ZhongGuo HePing FaZhan”), un progetto in forza del quale la Cina sta espandendo le proprio relazioni internazionali verso tutti i continenti.
1.La fine della “Nazione Necessaria”
Questa situazione preoccupa da tempo le Autorità americane, in quanto l’ America nasce come progetto di leadership intellettuale ed economica per il mondo, al punto ch’ essa avrebbe dovuto costituire ”l’unica nazione necessaria”. Se ciò non dovesse più avvenire in futuro, sarebbe difficile sostenere le sue pretese di “leadership”, e verrebbe meno addirittura il principale collante della società americana, che è il comune progetto imperiale che definisce quel paese.E’ intorno alle strategie per salvare questo progetto che si combattono le più aspre battaglie all’interno degli Stati Uniti.
2.Li Qian e l’antichità della Cina.
L’evidente preminenza della Cina in molti campi nasce da ragioni obiettive, a cui è quindi difficile opporsi: l’esistenza di un polo etnico “Han” relativamente omogeneo, di dimensioni e durata senza paragoni; la capacità di aggregazione, storicamente collaudata nei millenni, che si estende su un’area vastissima; una popolazione altamente sofisticata, con una cultura pluralistica ma omogenea; il culto dell’ armonia sociale; l’impareggiabile capacità di coordinamento e di programmazione; le enormi affinità con i popoli confinanti dell’ Asia, a loro volta numerosi, competenti e raffinati…Ricordiamo i molti rapporti che la Cina ha sempre intrattenuto con tutti i popoli dell’ Eurasia, compresi i Romani, chiamati DaQin, LiQian o FuLin. In vari periodi, e soprattutto sotta la Dinastia Song, la Cina, che possedeva la stampa, la polvere da sparo, la stampa e le banconote, concentrava in sé la maggior parte del PIL mondiale. Ancora nel 1850, tale PIL era superiore a quello dell’Inghilterra
Perciò, è assurdo descrivere la Cina, come fa la stampa “mainstream”, come un “newcomer” che sta sorprendendo tutti. La Cina è da sempre il più vasto impero del mondo: Tian Xia “tutto sotto il Cielo”. I “Newcomers” sarebbero, semmai, gli altri.
3. Il TTIP e il TTP: due tentativi falliti d’ isolare la massa eurasiatica filocinese
La leadership americana valuta questa realtà da molto tempo, ed ha cercato di ovviarvi negli ultimi tre anni con un singolare cambiamento di rotta rispetto al passato: il lancio dei due trattati, TTIP e TTP, l’uno per l’Atlantico, e, l’altro, per il Pacifico, che avrebbero dovuto superare il WTO. Nessuno aveva mai spiegato il perché di questi due nuovi trattati, ora abbandonati, evidentemente in contraddizione con lo spirito universalistico del WTO, e con la pretesa che, con quest’ultimo, la liberalizzazione del mercato internazionale fosse oramai completata. Infatti, il loro obiettivo sarebbe stato quello si vanificare la parità di trattamento della Russia e della Cina, oltre che di indebolire gli Stati minori nei confronti degli USA. Orbene, poiché si è visto, con Obama, che questo stratagemma non poteva funzionare, perché nessuno se la sentiva di discriminare apertamente la Cina, che è per tutti il più importante partner commerciale, allora si è “tornati alla carica” con Trump, che propone ora di stipulare un trattato diverso con ogni Paese (anche europeo), così che nessuno si senta discriminato, e, nello stesso tempo, si possano reintrodurre platealmente misure stra-vietate dal WTO, come dazi all’ importazione del 50%. Peccato che anche qui il peso della Cina sia determinante, anche nei rapporti USA-Cina, visto che essa possiede l’enorme maggioranza del debito USA, e comunque dispone, come mercato di sbocco, del mondo intero. Del resto, era già sempre stato un vecchio trucco degli Inglesi e degli Americani, denunziato, già nell’ Ottocento, dall’ economista tedesco Friedrich List, quello di praticare il protezionismo quando si è deboli e di predicare il libero scambio quando si è forti e si possono distruggere i concorrenti.
4.Il commercio mondiale è antichissimo
Ricordiamo per altro che il “Libero mercato” è un’idea che Fresnais e Voltaire avevano tratto dall’ideale taoista del “Wu Wei” (non fare), e che Adam Smith aveva tradotto come “laissez-faire”, e che Voltaire aveva chiarito a Rousseau, con il suo “Rescrit de l’ Empereur de la Chine” che un “mercato unico” esisteva già, nel subcontinente cinese, da millenni.
Quindi, nessuna contraddizione fra il ”liberismo” del ceto imprenditoriale cinese e l’ “assolutismo” del vertice della Cina. Da sempre, l’Imperatore governava officiando, chiuso nella Città Proibita, i riti di tutte le religioni, conil solo aiuto di 16.000 “letterati”.
La fine dell’ impero americano non significa perciò la fine del commercio internazionale, ma, semmai, un’era di maggiore equilibrio, necessaria, tra l’altro, per impedire che il complesso Informatico-Militare, localizzato, fino ad ora, essenzialmente in America, possa trarre profitto dall’unificazione politica del mondo sotto gli Stati Uniti per assumere il controllo dell’ Umanità.
5. L’attuale “globalizzazione” è solo la settima
Questo improvviso “cambiamento di fronti” fra America e Cina viene definito, dai “media”, come “paradossale”, soltanto perché la cultura dominante ci ha educati a vedere solo un modestissimo spicchio della realtà. Prendiamo per esempio il concetto di “globalizzazione”, che, secondo la cultura ”mainstream”, si riferirebbe esclusivamente all’attuale periodo di accresciuti scambi internazionali. A nostro avviso, la nostra epoca non presenta, sotto questo punto di vista, nessun carattere eccezionale, in quanto vi sono state almeno 7 precedenti “globalizzazioni”: la prima e la seconda migrazione preistorica dall’ Africa; la Via della Setafra l’Impero Cinese e quelli “romani” (Da Qin),con la quale si diffondono buddhismo, manicheismo e nestorianesimo; l’impero mongolo (l’”eredità di Gengis Khan”); il perodo dei grandi viaggi, da Marco Polo a Magellano;gl’imperi iberici e britannico; quello americano.
6. Dopo le globalizzazioni occidentali, adesso viene quella all’ insegna dell’Oriente.
Questa sessione del forum di Davos è interessante anche perché, anziché, mentre, nel passato, il ruolo di “vedettes” internazionali spettava ai presidenti dei GAFA americani,come Larry Page o Mark Zuckerberg, adesso i più corteggiati sono quelli dei nuovi colossi cinesi del settore dei servizi, Jack Ma e Wang Lin. A questo punto, non stupisce affatto che i media occidentali, i quali fino a qualche giorno fa erano categoricamente convinti che il web dovesse essere unitario e a controllo americano, ora accettino come un’opportunità quella che continuano a chiamare “la balcanizzazione del web”.
Ma quali sono i temi portati avanti dagli ospiti cinesi?
Vediamoli uno per uno.
Innanzitutto, la critica delle misure protezionistiche caldeggiate dal presidente Trump, e l’offerta di continuare gli scambi liberalizzati su un piede di parità. In secondo luogo, lo stato di avanzamento del progetto “Nuova Via della Seta”, in pieno svolgimento con la costruzione della parte ferroviaria e autostradale in territorio cinese, l’arrivo di treni merci a Madrid, Lyon, Rotterdam e Tehran, la costruzione del Porto di Gwadar, l’avvio della costruzione ad alta velocità fino a Kazan’, l’invio di 2500 soldati cinesi nella base di Djibuti…
Infine, le opportunità di business nel web, nel turismo e nella cultura, con i giganti cinesi.
7. Il protezionismo funziona solo quando si è i più forti.
In che misura il cosiddetto “protezionismo” di Trump potrà incidere negativamente su questa “globalizzazione a guida cinese”? Abbastanza poco, poiché, per imporre misure restrittive, occorre dominare il mercato. A coloro che dominano il mercato, le misure restrittive non fanno nessun effetto. Trump vuole tassare gli Americani che producono all’ estero. Ma i Cinesi non sono Americani, e spesso non vendono neppure in America! Se l’ America vuole commerciare solo con se stessa e con un club di amici, buon pro le faccia! Ricordiamoci però che tutto l’Occidente messo insieme non raggiunge neppure la popolazione della Cina, e che, fuori dell’ Occidente, ci sono 6 miliardi di persone.
8. Il “Nuova via della Seta” supererà anche la questione del terrorismo
Quello che sconcerta sempre più è l’atteggiamento inerte dell’ Europa. Tutti i Presidenti americani l’avevano trascurata e spregiata, non riconoscendo un rango adeguato alle sue istituzioni, imponendo di fatto le proprie decisioni e rifiutandosi di sanare veri e propri torti storici, come lo spionaggio internazionale. Trump sta soltanto dicendo chiaramente ciò che pensavano di nascosto anche Reagan, Clinton, i due Bush e Obama, cioè che l’ Europa non esiste, che è solo uno stratagemma della Germania per fare ciò che vuole, che Brexit è stata la soluzione giusta per l’ Inghilterra e che molti altri Stati della UE la seguiranno. Infine, che la NATO è obsoleta perché non si preoccupa del terrorismo (cioè perché non è un’organizzazione poliziesca mondiale). Le repliche dei politici europei su queste “esternazioni” sono state fiacche e non pertinenti.
9.Alcune risposte a Trump
Intanto, è vero che l’ Unione Europea non coincide con l’ Europa, la quale è molto più antica e più vasta. Per questo, l’eventuale uscita di qualche Stato non ne implica necessariamente un indebolimento. L’uscita dalla Confederazione di Stati Indipendenti, dell’ Ucraina, dei Baltici, della Moldova e della Georgia non ha indebolito, né l’Unione Eurasiatica, né la Federazione Russa, che oggi sono più forti che mai.
Forse è vero che l’Europa è dominata dalla Germania, ma la Germania è dominata dall’ America. Per questo, certamente, la NATO è obsoleta, ma la soluzione non è costituita dal dare più soldi agli Stati Uniti, bensì quella di usare i soldi attualmente spesi male per costruirci ciò che oggi ci manca, come i servizi segreti e la difesa nucleare.
10. E’ proprio vero che “l’ Europa ha il destino nelle sue mani”, o dobbiamo farci aiutare da qualcun altro?
Ora, siamo arrivati al punto che tutti i Paesi del mondo vengono in Europa a insegnarci come essi sono bravi, e a proporci di fare affari con loro come “followers” (cioè vassalli). La cancelliera Merkel, giustamente risentita per le parole di Trump, ha affermato – finalmente!- che “L’Europa ha il proprio destino nelle proprie mani”. Ma se così è, perché non si parte subito con l’ esercito europeo, il web europeo e il servizio segreto europeo, ”mandando a quel paese il principale”, come diceva il sonetto del Porta?



