Consiglio per il (dopo) voto
Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 30 gennaio 2018
Il carnet del valzer delle poltrone a Palazzo Lascaris si sta riempiendo di nomi. Meno incerti da ieri, dopo la chiusura e consegna delle liste per le elezioni politiche. La collocazione nei collegi e la valutazione di un certo, possibile o chimerico approdo in Parlamento di ciascun componente della folta e bipartisan pattuglia di consiglieri regionali rende meno complicato, rispetto anche solo a pochi giorni fa, il gioco di ruolo cui si appresta chi resta e in alcuni casi chi subentra nei banchi dell’emiciclo di via Alfieri. Chi potrei (vorrei) essere? Al posto di chi siederò dopo il 5 marzo? Già, perché quella di oggi e il prosieguo di giovedì saranno le ultime sedute del Consiglio prima delle “ferie” imposte dalla campagna elettorale. E, quando si tornerà a riunire, l’assemblea non sarà più la stessa: nei gruppi, così come per conseguenza nei suoi organi, dall’ufficio di presidenza alle commissioni, passando per gli stessi capigruppo delle due principali forze politiche di maggioranza e opposizione.
Attribuito il margine di incertezza di rito anche per chi ha già il trolley pronto per Roma, i giochi sono ormai aperti. Incominciando dall’alto: la candidatura nell’uninominale per il Senato a Torino di Mauro Laus e la possibile vittoria del presidente del Consiglio regionale sollecitano più di un appetito tra i piddini per la successione. Becchi che resteranno asciutti se, come sarebbe nell’ordine delle cose, a Laus subentrerà uno dei suoi attuali vice, Nino Boeti. Figura di equilibrio ed esperienza con doti di conduzione dei lavori d’aula riconosciuta non solo dalla sua parte politica che unite al profilo istituzionale difficilmente paiono rinvenibili, anche per questioni di anzianità, in altri nelle fila del Pd. Lo stesso Boeti non ha mai nascosto di accarezzare l’idea di concludere la sua esperienza politica in Regione sullo scranno più alto dell’emiciclo, anche se per un solo anno.
Insomma, par difficile immaginare qualcun altro, che non sia lui, al posto di Laus. Ridotte prossime allo zero le velleità che qualcuno ha creduto di intravvedere in uno scalpitante Domenico Ravetti, attuale presidente della commissione Sanità. Lampante, sempre secondo quel che si raccoglie dalle parti di Palazzo Lascaris, invece la determinazione sempre di Ravetti nel puntare alla poltrona che Boeti lascerebbe libera se diventasse egli il presidente. A rafforzare la sua azione per raggiungere l’obiettivo avrebbe messo sul tavolo il vulnus sofferto dalla sua terra di elezione nella formazione della Giunta dalla quale Sergio Chiamparino per la prima volta lasciò fuori proprio una rappresentanza alessandrina. Naturalmente nel caso Ravetti ci riuscisse, si libererebbe la poltrona di presidente di una delle commissioni più importanti, qual è la IV (Sanità e Assistenza).
Nel gioco a incastri spunta però anche l’equilibrio di genere e così con l’elezione a parlamentare di Daniela Ruffino (Forza Italia) il suo posto da vicepresidente dovrebbe giocoforza andare a un uomo visto che il nuovo gruppo azzurro non avrà neppure una figura femminile. Come uscirne? Magari mettendo una donna del Pd al posto oggi di Boeti e liberando i berluscones dall’impiccio. Ma ci potrebbe essere un altro oste senza cui fare i conti risulterebbe rischioso: dopo il 5 marzo si affaccia la nascita del gruppo di Liberi e Uguali che conterebbe gli attuali due consiglieri di Articolo 1-Mdp Silvana Accossato e Valter Ottria più Marco Grimaldi di Sinistra Italiana confluito anch’egli in LeU (restando tra color che son sospesi l’assessore Monica Cerutti il cui approdo nel nuovo gruppo viene dato improbabile). E proprio dagli ambienti di LeU si fa notare come oggi nessuno del futuro gruppo sia presente nell’ufficio di presidenza. Le manovre dopo il voto si apriranno e, magari, a far leva sulla questione territoriale alessandrina potrebbe non essere solo Ravetti, ma (a quel punto con più chance) proprio il suo conterraneo Ottria, ovviamente sostenuto da quello che dal 5 marzo potrebbe andare verso la trasformazione da lista in partito strutturato. L’altra vice attuale Angela Motta (Pd) è anche lei candidata e quindi, potrebbe lasciare vacante un altro posto anche se le probabilità in questo caso appaiono davvero molto esigue visto che il collegio in cui è l’astigiana è dato per vinto dal centrodestra e nel proporzionale è al terzo posto. Comunque, mai dire mai.
Come non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Il che vale, più che mai, per i papabili a un altro posto, decisamente più politico: quello di capogruppo del Pd. Chi subentrerà a Davide Gariglio con già in tasca il biglietto per Roma? Il borsino dà in netto ribasso le quotazioni degli attuali numeri due: il già citato Ravetti ed Elvio Rostagno, figure ritenute un po’ “sbiadite” e dallo standing debole sul quale è probabile diranno la loro lo stesso Gariglio e fors’anche Chiamparino. La rosa, ad oggi, pare quella formata da Daniele Valle, Raffaele Gallo e Nadia Conticelli. Il primo, renziano molto legato a Gariglio, ma con una sua certa quale autonomia e link parlamentari solidi e in via di ulteriore consolidamento (leggi la deputata Francesca Bonomo, in posizione molto sicura proprio dopo il segretario regionale nel listino), presidente di una non strategica commissione (Cultura), Valle potrebbe tuttavia pagare proprio l’essere troppo renziano. Erede di una famiglia di peso nella sinistra torinese, Gallo non è certo solo “figlio di” (Salvatore, maggiorente craxiano nell’epoca in cui il Psi c’era e contava e poi titolare di una sorta di corrente nella galassia fassiniana, quella che non è certo stata considerata molto nella facitura delle liste per le politiche) e pur da alcuni visto ancora un po’ troppo dipendente dalla figura paterna ha comunque dimostrato qualità che potrebbero aprirgli le strade per la guida del gruppo dem. Verso la quale si profila anche la presidente della commissione Trasporti Conticelli. Renziana di origine fassiniana, piglio che talvolta l’ha fatta apparire come un utile controcanto alla giunta, a muso duro contro il Comune a Cinquestelle e un asse, su questioni nodali come Gtt e Metro 2, con il senatore Stefano Esposito, nella futura scelta del capogruppo per lei potrebbe contare anche il fattore genere di genere, rimediando all’uso discutibile fattone proprio nella compilazione delle liste per le politiche dove pluricandidature femminili hanno mostrato una sorta di cannibalismo, appunto, di genere.
Questione che non si porrà per l’altra successione, quella alla guida del gruppo di Forza Italia decimato dalla migrazione verso Palazzo Madama e Montecitorio, ma i cui rimpiazzi saranno tutti uomini. Al posto di Gilberto Pichetto se sarà eletto anche il novarese Diego Sozzani (altrimenti lo scettro pare destinato a lui) si sceglierà molto probabilmente pescando in una rosa di tre nomi. Su uno di questi, Andrea Tronzano che eguale carica l’ha ricoperta in Comune a Torino pare vi sia una sorta di fatwa dallo stato maggiore azzurro che non ha digerito il suo tentativo di far dimettere Osvaldo Napoli per prendere il suo posto in Sala Rossa, così come la sortita di un appello al rinnovamento lanciato tempo addietro in un convegno in un hotel cittadino. E poi Tronzano, che ieri al congresso Siulp è stato salutato già come consigliere regionale, è legato a filo doppio con l’europarlamentare lombarda Lara Comi a sua volta finita, si dice, nel libro nero del Cav. Azioni in crescita per Carlo Giacometto, cui i berluscones riconoscono lealtà e impegno anche in momenti difficili come in occasione della scissione alfaniana o quando in Piemonte gli azzurri hanno attraversato un lungo periodo di crisi e qualche disorientamento. Il coordinatore provinciale di FI ha dalla sua la lunga esperienza (due mandati) in consiglio provinciale, però è anch’egli candidato al Parlamento e con buone probabilità di essere eletto. In quel caso rumors azzurri spiegano che a prendere il posto di Pichetto sarà Andrea Fluttero, ex sindaco di Chivasso, due legislature da senatore. Con l’attuale capogruppo destinato a Palazzo Madama, sarebbe uno scambio di poltrone. Senza nemmeno un giro di valzer.



