Condannati all’inconsistenza
Redazione – Nel 1911, l’Italia si lanciò nell’impresa coloniale in Libia, avendo, come avversario, la Francia e, come nemico, la Turchia, che, allora, era conosciuta come Impero Ottomano. Un libro molto interessante racconta questi fatti. Nel 2011, una azione militare, partita dalla Francia, coinvolgente Stati Uniti e Regno Unito, porta all’uccisione di Gheddafi.
Oggi si pareggiano i conti con la storia. Il Presidente della Repubblica, nel discorso di fine anno, fu profetico, utilizzando l’immagine dell’Italia dallo spazio. Nel mondo non contiamo proprio nulla.
Mentre ci si preoccupava di digerire il panettone e Trump faceva silurare il generale iraniano, la situazione di conflitto interno alla Libia infuriava. Di Maio, lo ricordiamo, doveva guidare una missione UE in Libia. Gli è stato detto di restare a casa (o in Spagna…).
Nel frattempo, Vladimir Putin, come riportano alcuni organi di informazione medio-orientali, si era recato in Arabia Saudita (di solito vicina agli USA) per fermare il commercio d’armi verso lo Yemen e l’Egitto. Si ricordi che l’Egitto costituiva una preoccupazione militare per la Libia. Ciò ha gettato le basi per una maggior serenità libica.
Nel frattempo, Israele conclude il deal con Grecia e Cipro, per il gasdotto verso l’Europa (anche l’Italia). Naturalmente la Turchia non è felice di questo accordo. La Turchia, comunque, che punta a riproporre l’impero ottomano in forma nuova (a partire dall’insegnamento del turco negli stati vicini dell’ex Unione Sovietica), si è mossa in Libia (anche coinvolgendo l’esercito). La Turchia ha venduto armi al governo riconosciuto dalle Nazioni Unite. Questo Governo è guidato dal generale al-Sarraj, di famiglia di origini turche. Nel frattempo, il generale Haftar, che è un opponente del Governo riconosciuto, ha ricevuto supporto dall’UE e dagli Emirati Arabi Uniti, come riporta la BBC. Il Generale Haftar è supportato dall’Egitto. Risulta evidente che l’accordo di Putin in Arabia Saudita, bloccando la vendita di armi verso l’Egitto, blocca anche le mosse di Haftar.
Angela Merkel, che un po’ di politica si intende, si è recata a Mosca urgentemente. Certamente per parlare con Putin di cose riguardanti il Medio Oriente.
Noi, dopo essere stati tenuti a casa con “giggino”, abbiamo ben deciso di incontrare Haftar. Lo ha fatto il primo ministro, Conte, l’8 gennaio a Roma. Rileggendo il paragrafo superiore, abbiamo ascoltato il generale non riconosciuto dalle Nazioni Unite. Abbiamo appoggiato quelli che ricevono supporto dall’Egitto. Abbiamo, al contrario, tolto supporto al Governo riconosciuto, nonché appoggiato dalla Turchia (che vendeva le sue armi).
Per farla breve, oggi, a Mosca, al tavolo con i due generali (Haftar e al-Sarraj) si siederanno Russia, Turchia e Francia. Noi, con “Giuseppi”, corriamo ad Ankara. Forse per chiedere perdono del 1911. Perché noi in Russia non ci saremo. Per di più abbiamo, come al solito, scelto di stare dalla parte sbagliata. Inconsistente come noi (che contiamo meno di nulla), l’Unione Europea. Misera unione monetaria, priva di spina dorsale, ha dimostrato oggi di non valere un accidente a livello geopolitico, per scelta.
Se esistesse un senso di dignità, dopo Ia gita ad Ankara, Conte dovrebbe rassegnare le dimissioni, anticipato da Di Maio. I toni trionfali dei giornali italiani, infatti, sono totalmente fuori luogo. Solamente l’ignoranza storica e l’ignoranza della realtà presente può portare ad essere felice (come gli ignoranti, appunto). Naturalmente ciò non accadrà.
Come guardandoci dallo spazio, non contiamo nulla. Potremmo contare se puntassimo su identità, paesaggio, cultura e ricerca. Se non ci distinguiamo in questa direzione, la nostra possibilità di essere liberi sarà nulla. Il Presidente della Repubblica ce lo aveva detto qualche settimana fa (potete rileggere il nostro articolo). Se adesso lo capite meglio, avendo ricevuto le “istruzioni per l’uso”, fatene (e facciamone tesoro).



