Il Comune non paga, Turismo Torino allo stremo
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 27 dicembre 2017
Non solo la cultura piange. A Torino, il taglio dei contributi pubblici rischia di mettere in ginocchio anche società e consorzi legati allo sviluppo del turismo: così i due settori simbolo della trasformazione avvenuta nell’ultimo ventennio si scoprono quanto mai fragili. Nei giorni in cui la Fondazione Musei ha annunciato 28 esuberi, Turismo Torino, l’ente per la promozione della città e il monitoraggio dei flussi dei visitatori, ha appreso che per il 2018 non c’è alcuna certezza di ottenere il contributo da 700mila euro finora garantito da Palazzo Civico. Così negli uffici di via Maria Vittoria, dove sono impiegate più di 80 persone, è scattato l’allarme. A dare la ferale notizia è stato l’assessore Alberto Sacco, il quale per il momento ha garantito esclusivamente la quota di 380mila euro che il Comune versa in quanto socio.
Insomma, per Turismo Torino le tribolazioni continuano. Il consorzio è finito nell’inchiesta giudiziaria sui fatti di piazza San Carlo, per aver gestito, su incarico del Comune, la proiezione della finale di Champions League e il suo presidente, Maurizio Montagnese, risulta tra gli indagati, così come il dirigente Danilo Bessone. Per questo c’è chi, nelle alte sfere della società, si sfoga parlando di un “dovere morale” che dovrebbe pesare sull’amministrazione comunale nel sostenere il proprio ente strumentale coinvolto in un pasticcio organizzativo costato la vita a una donna e su cui ora si attende il verdetto della magistratura.
I conti sono in grave sofferenza, quest’anno sono stati versati solo 150mila euro e l’operatività è stata garantita grazie ai fondi di riserva. Nelle pieghe del bilancio consuntivo 2016, il presidente Montagnese già segnalava “i rischi di liquidità connessi alla non prevedibilità di incasso dei contributi secondo scadenze prefissate”. Nel 2017 la situazione si è ulteriormente aggravata e, con questi chiari di luna, il 2018 si annuncia gravido di incognite. Anche perché i contributi pubblici – che costituiscono la stragrande maggioranza delle entrate – servono a coprire i costi fissi a partire dal personale che grava ogni anno sui conti per 3 milioni. Al momento solo la Regione ha garantito la sua parte, che si aggira attorno a 1,8 milioni, non sufficienti però a scongiurare lo spettro dei licenziamenti, qualora il Comune dovesse venire meno ai propri impegni.



