Cesare Battisti: il primo (si spera) della lista!
Daniele Lonardo – È incredibile la canea che si è alzata a commento dell’arresto di Cesare Battisti: personaggi che per anni non sono riusciti ad acciuffare questo terrorista criminale, si mettono ora a fare le pulci sul fatto che qualcuno è andato a rappresentare lo Stato Italiano – finalmente riaffermato nella sua autorevolezza! – all’aeroporto di Ciampino per condurlo nelle patrie galere.
L’ex Presidente della Repubblica, Sergio Napolitano, in una lettera a La Stampa afferma che la questione Battistiè sempre stata centrale per lui e per il Governo; sottolinea il fatto di aver messo in atto iniziative di protesta e sollecitazione (sia diplomatica che per via epistolare) con il Presidente Lula rimaste sempre disattese nonostante fossero entrambi a sinistra ma – evidentemente – su posizioni diametralmente opposte al punto tale che il Governo brasiliano per anni non mosse un dito e continuò a proteggere il pluriomicida.
Né Napolitano né i Governi precedenti nulla riuscirono a fare per estradarlo in Italia e se ieri l’ex terrorista dei PAC è finalmente giunto sul suolo italico, lo si deve sia al lavoro congiunto di Polizia di Stato e Intelligenge che al rapporto privilegiato del Ministro dell’Interno Matteo Salvini con il neo presidente brasiliano Bolsonaro.
L’arresto di Battisti rappresenta inoltre un’ottima occasione da un lato per riflettere sul comportamento del Governo francese che, con il Presidente Mitterand nel 1982, aveva fatto approvare una norma in base alla quale la Francia poteva valutare la possibilità di non estradare autori di crimini (anche efferati) nel caso in cui il sistema giudiziario del Paese richiedente “non corrisponda all’idea che la Francia ha delle libertà”. In Italia, infatti, tra gli anni Settanta e Ottanta venne creata la figura del “collaboratore di giustizia” o “pentito” le cui confessioni consentirono alla Giustizia di vincere la battaglia contro il terrorismo rosso arrestando numerosi esponenti delle Brigate Rosse o gruppi similari in cambio di forti sconti di pena.
Dall’altro, non può passare in sordina il coro di vicinanza e sostegno di alcuni pseudo intellettuali italiani legati a quella zona grigia tra terrorismo e politica che sostengono come fatti compiuti più di 30 anni fa, seppur deprecabili, dovrebbero portare all’amnistia; altri sostengono che la funzione riabilitativa e rieducativa del carcere – nel caso di specie- si tramuti semplicemente in sete di vendetta; o ancora c’è chi sostiene che Battisti sia stato condannato solo sulla base di testimonianze. Costoro, forse non hanno nemmeno letto né sfogliato le sentenze e le carte processuali con le quali Battisti è stato condannato all’ergastolo.
Ora che è in carcere, il nuovo Avvocato di Battisti valuterà la strategia da adottare: opporsi all’ergastolo ostativo, che impedisce ai condannati per mafia e terrorismo di poter accedere ai benefici dell’ordinamento penitenziario oppure richiedere un nuovo calcolo della pena che tenga in considerazione i sette anni di carcere già scontati. Per il momento, quello che è certo è che dopo il viaggio di 15 ore a bordo del Falcon 900 appartenente al 31° Stormo dell’Aeronautica Militare, Battisti è stato condotto nel carcere di Oristano in isolamento diurno e lì ci resterà per molto tempo.
In conclusione, è ora che il Governo italiano, dopo tanti anni di incapacità e di immobilismo, inizi a pensare ai molti latitanti ancora a piede libero che riescono a celarsi alla Giustizia grazie ad amicizie e connivenze. Un nome tra tutti, quello di Achille Lollo ed i suoi complici, colpevoli della strage di Primavalle del 1973 a Roma in in cui arsero vivi i due figli innocenti di Mario Mattei, segretario locale dell’MSI. Condannato 18 anni di reclusione con pena prescritta è allo status quoa piede libero e (pare) vicino ad un collaboratore del parlamentare del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista.
Andiamo a prenderci Lollo e tutti gli altri…Viva la Giustizia!



