Centrodestra in frantumi, Piemonte sulla graticola
Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 24 marzo 2018
“Un atto dalle conseguenze potenzialmente dirompenti” dice Osvaldo Napoli. E non esagera il parlamentare di Forza Italia in quel commento a caldo quando la fine della coalizione di centrodestra ad opera della Lega è ormai conclamata. “Un simile gesto fa terra bruciata di ogni opzione strategica e lascia sul terreno molte macerie”. E sì, macerie di un terremoto che se ha il suo epicentro a Palazzo Madama, scuote dalle fondamenta Palazzo Grazioli dove non a caso l’unico leghista a varcarne il portone è Umberto Bossi il cui voto è stato il solo della pattuglia del Carroccio salviniano a non finire ad Anna Maria Bernini, annuncia di produrre un’onda sismica ben più vasta coinvolgendo le amministrazioni regionali e locali governate da Lega e Forza Italia. Quelle esistenti e quelle future.
“Quello che si sta profilando rischia di farci uscire dal modello seconda Repubblica. Ne nascerà uno, sul tipo della Prima Repubblica a scacchiera in cui c’erano forze politiche opposte a livello parlamentare e che poi governavano insieme negli enti locali, oppure un modello diverso che non sappiamo neppure come sarà?” si domanda il senatore azzurro Gilberto Pichetto, coordinatore del partito in Piemonte, dove la fine del centrodestra com’è stato fino a ieri potrebbe mettere seriamente a rischio più di un governo di città importanti. Che cosa accadrà a Novara, così come ad Alessandriao Asti? Cosa sarà delle roccaforti del centrodestra, i simboli della vittoria sul Pd resa possibile proprio dall’asse tra il partito di Berlusconi e quello di Salvini, adesso che tra i due si è consumato il tradimento di cui il Cav. accusa colui che dopo averlo superato nelle urne ha lanciato un’opa ostile e guarda verso i Cinquestelle? Quella sortita del Capitano a favore della futura sindaca di Torino – “Se votassi qui, voterei Appendino” – adesso suona diversamente rispetto a quando la si era spiegata come un semplice attacco a Piero Fassino e al Pd. E, vista in prospettiva, fornisce più di una ragione agli azzurri per essere preoccupati, anzi allarmati in vista delle regionali.
“Non penso possa essere tutto come prima” ammette Pichetto che poche ore prima del voto che avrebbe cambiato non solo e non tanto il percorso per l’elezione del presidente del Senato ma la storia di un’alleanza ventennale, aveva affidato un messaggio rivolto proprio al Piemonte. “Come Forza Italia abbiamo portato un numero storico di eletti piemontesi, ben quindici, in Parlamento. L’obiettivo è tramutare da subito un dato numerico straordinario in un lavoro continuo e puntuale, capace di dare voce alla regione che negli ultimi anni è stato trascurata e marginalizzata dai governi nazionali che si sono succeduti. Sarà nostro impegno – prosegue la nota – riportare le istanze del Piemonte al centro del dibattito politico parlamentare”.
Un “dibattito” (per usare un eufemismo, visti toni inimmaginabili tra alleati o ormai ex) che invece ridisegna un futuro assai più incerto anche per la stessa Regione. Se l’asse Lega-Cinquestelle si rafforzerà ulteriormente per un Governo o, più probabilmente, per un ritorno rapido alle urne per capitalizzare quell’incremento di voti attribuiti ad entrambe le forze politiche dai sondaggi, quale offerta arriverà ai piemontesi nel 2019. E da chi? In queste ore tra i parlamentari leghisti ricorre un rammarico: quello di aver accettato di dividere con Forza Italia alla pari il numero dei collegi uninominali in una regione che ha portato il Carroccio quasi a doppiare i voti di Forza Italia. Ulteriore segnale di come si potrebbe presentare un’alleanza, oggi sempre più lontana, con gli uomini del Cav. e le condizioni che Salvini e i suoi imporrebbero. A partire dalla candidatura di un loro uomo alla presidenza, tesi peraltro già avanzata con una certa decisione ancor prima dello strappo di ieri. Ma quel che conta, ormai, non è tanto chi sarà il presidente del Senato, quanto cosa succederà in quella che dal ’94 era un’alleanza e da ieri è certamente qualche cosa di diverso. “Salvini e la Lega hanno deciso autonomamente, fuori e oltre la coalizione, di accettare i diktat del M5s con ciò minando la credibilità dell’alleanza stessa. C’è la forte sensazione – commenta con amarezza Napoli – che Salvini voglia fare un’opa su Forza Italia”. Usa cautela, o forse scaramanzia, a piene mani il deputato torinese quando parla di sensazione.



