Biotestamento, Regione contro la Chiesa: “la legge va applicata”
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il giorno 17 dicembre 2017
La legge sul fine vita va applicata, senza eccezione e in Piemonte “riguarderà anche le strutture accreditate e private del sistema sanitario, come previsto peraltro all’articolo 1”. Lo afferma Antonio Saitta, assessore regionale alla sanità, in un post su Facebook in cui si dice del parere che “questo è il momento di un sereno confronto sull’applicazione della legge, intorno alla quale è naturale che si sviluppi un intenso dibattito etico”. Legittima, quindi, la critica delle gerarchie ecclesiastiche e di parte del mondo cattolico, ma nulla deve ostacolare l’applicazione.
Tra i primi ad annunciare l’intenzione di non applicare il biotestamento è stato il Cottolengo, una scelta appoggiata dal’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che ha espresso “apprezzamento” per il netto rifiuto sottolineando come “il diritto alla vita sia prioritario”, invitando altre strutture nazionali a seguire l’esempio del Cottolengo. Un’obiezione di coscienza, peraltro non contemplata dalla legge. Non importa – ha sostenuto il padre generale della Piccola casa della Divina Provvidenza, Carmine Arice – se la legge non la prevede. Marco Cappato è andato a processo perché accompagna le persone a fare il suicidio assistito. Possiamo andarci anche noi, che nel caso di un conflitto fra la legge e il Vangelo siamo tenuti a scegliere il Vangelo”. Per don Arice, che è stato direttore della pastorale sanitaria della Cei, “il tema vero è quello di creare le condizioni affinché chi è solo e in difficoltà non debba invocare la morte”. Anche perché, rimarca, sotto le nuove norme sul biotestamento “c’è una visione inaccettabile della vita, quella che solo chi è vincente merita di sopravvivere”.
A giudizio di Saitta, invece, “la legge è un punto di incontro a mio avviso ragionevole ed equilibrato, di certo sofferto, tra umanesimo cristiano e umanesimo laico”. Per l’esponente del governo Chiamparino “si rimette al centro la relazione tra medico e paziente e si stabilisce un percorso di pianificazione condivisa delle cure per chi entra in una malattia degenerativa gravissima: si tratta di una novità assoluta nel nostro Paese e valorizza proprio la relazione tra medico e paziente, di conseguenza anche la deontologia professionale”. Infine, Saitta sottolinea che si tratta di una “legge dello Stato” e che, dunque, “la sua applicazione riguarderà anche le strutture accreditate e private del sistema sanitario”.



