Berlusconi promuove Pichetto “Prepara la rosa dei candidati”
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 1 settembre 2017
Per Silvio Berlusconi è arrivato il momento di “cambiare il partito” come avrebbe confidato a chi ha avuto modo di sentirlo in questi ultimi giorni di vacanza nei quali il leader di Forza Italia ha meditato e pare ormai abbracciato l’idea di “stravolgere tutto”: qualunque sia la legge con cui si andrà a votare nel 2018 il Cav vuole “altri innesti, energie fresche, volti giovani, ma pure d’esperienza” perché – è l’ulteriore passaggio del ragionamento destinato a diventare piano di attacco – “bisogna puntare sulla società civile, dar voce agli indignati stanchi dei palazzi del potere”. Ma è anche “il momento di incominciare a lavorare alla rosa dei candidati, collegio per collegio e per il Senato”, come Berlusconi ha detto, nel corso di un colloquio di qualche giorno fa, al coordinatore piemontese Gilberto Pichetto.
Un’esortazione che per Pichetto è l’ulteriore conferma della sua permanenza alla guida del partito piemontese in un momento in cui molti suoi colleghi sono in fibrillazione per il cambio di rotta – e di non pochi numeri uno regionali azzurri – impresso dal sultano di Arcore e del quale le prime avvisaglie si sono avute prima di Ferragosto, con la scelta di due donne in Trentino-Alto Adige e Molise. Un rinnovamento, anche generazionale e in rosa, quello immaginato e incominciato ad essere attuato dall’ex premier che agita Forza Italia in questi ultimi scampoli di ferie, specialmente i seniores, preoccupati di andare in panchina. E da qualche mese si parla del cambio di alcuni coordinatori regionali e in questi giorni le voci di nuovi arrivi, già a settembre, prima della ripresa dei lavori parlamentari, sono diventate più insistenti.
Insieme al fedelissimo Niccolò Ghedini, Berlusconi lavora a un progetto di rinnovamento, puntando soprattutto sugli under 40. E se tra i più ascoltati c’è il giovane Francesco Ferri, fondatore della Innext, società di consulenza aziendale, nonché promotore del “Centro studi del pensiero liberale”, nuovi innesti per quell’ Albero della Libertà arriveranno certamente dalle realtà locali. L’obiettivo del vecchio capo, rigenerato dalla full immersion nella beauty farm di Merano, è intercettare il voto di protesta, incarnato fino ad ora dai grillini, e recuperare soprattutto quell’elettorato moderato, rimasto deluso dal centrodestra del passato. Da qui la necessità di puntare su forze di stampo movimentista, liste civiche, e quant’altro.
Saranno dunque rose di varie sfumature e provenienze quelle che, con il proverbiale spirito di servizio, Pichetto ha già incominciato a comporre. “L’amministratore delegato che risponde all’azionista e del quale segue le direttive”, come spesso ama descrivere il suo ruolo rispetto a Berlusconi, non rischia di essere neppure lontanamente contemplato nel novero dei coordinatori a rischio o pur solo traballanti. Saldo al suo posto, l’ex omino coi baffi può procedere nel non facile lavoro di incastro e cesello reso tuttavia assai meno difficile dalla prospettiva che assegna a Forza Italia percentuali fino a un po’ di mesi fa impensabili e, di conseguenza, posti in più in Parlamento per i candidati in Piemonte rispetto all’ultima tornata elettorale.
Nelle forse un po’ (troppo) rosee previsioni degli azzurri c’è l’andare all’incasso di una dozzina di parlamentari, 8 o 9 deputati e 3 o 4 senatori. Non è detto che quelli saranno i numeri, certamente i posti per la rappresentanza azzurra del Piemonte saranno superiori ai tre attuali a Montecitorio (Bruno Archi, Elio Vito e l’ex ministro Enrico Costaapprodato in Ncd e oggi di nuovo in linea con Arcore, oltre ai due ex Angelino Alfano e Daniele Capezzone) e ai due a Palazzo Madama (Lucio Malan e Maria Rizzotti, persa ormai lungo la via del renzismo Manuela Repetti).
Non ha certo difficoltà, Pichetto, a riempire le caselle delle liste nei collegi, soprattutto i primi posti, quelli che alla Camera, a legge vigente, sono sicuri (o quasi). I pretendenti al trono di capolista non mancano di certo, mentre resta da vedere se la rivoluzione liberale annunciata in questa nuova veste dal Cav farà rotolare teste più o meno coronate. La più che probabile scelta di puntare su Luca Cordero di Montezemolocome nome pesante e al di fuori dalle politica e dai ranghi del partito non è affatto detto che non apra, per volere di Berlusconi, ad altri personaggi dell’imprenditoria e della società civile alcuni dei posti che i politici – dagli uscenti ai consiglieri regionali a scendere – immaginano di loro pertinenza. Quello di Palazzo Lascaris è un fronte affollatissimo, ma nella sua visione ecumenica Pichetto troverà in qualche modo un accomodamento, senza lasciare nessuno a ballare con la scopa.
Con l’incognita di quanti paracadutati potranno arrivare (data per certa Laura Ravetto, finora eletta in Lombardia ma nata a Cuneo), ad aprire le liste assicurandosi con alte probabilità il viatico per Roma ci sarà una nutrita pattuglia di consiglieri regionali: da una dei candidati in pectore alla candidatura alla presidenza della Regione Claudia Porchietto, passando per la vicepresidente dell’Aula di via Alfieri Daniela Ruffino e continuando con il novarese Diego Sozzani e l’alessandrino, o meglio tortonese, Massimo Berutti. E dalla Regione, in fondo, arriva pure Alberto Cirio, oggi europarlamentare e insignito della carica di “difensore del voto”, altro aspirante alla poltrona attualmente occupata da Sergio Chiamparino.
C’è poi la nutrita pattuglia di new entry e di resuscitati. Alla prima categoria appartengono, tra gli altri, i coordinatori cittadino e provinciali di Torino Davide Balena e Carlo Giacometto, il vicepresidente nazionale dell’Anci Roberto Pella, sindaco di Valdengo. Non meno affollato il drappello dei redivivi, politici che dopo aver assaporato in passato il gusto della prima fila sono spariti per un po’ dalla circolazione: si va dall’ex capogruppo in Regione Luca Pedrale (che duella in casa con il presidente della Provincia Carlo Riva Vercellotti) all’ex sindaco di Rivarolo e per qualche anno europarlamentare Fabrizio Bertot, fino all’ex senatore Andrea Fluttero (uscito però malconcio dalle comunali nella sua Chivasso).
Tutti alla Camera? Escluso. Anzitutto, non è affatto scontato che la coppia uscente di senatori venga riconfermata in toto (non dovrebbero esserci problemi per la Rizzotti, mentre la sorte di Malan è più incerta, visto che ha sul groppone già cinque legislature) e, soprattutto, che intenda correre ancora per uno scranno a Palazzo Madama. È probabile che entrambi, non propriamente campioni di preferenze, cerchino riparo alla Camera, come capilista. Lasciando le incombenze di riempire il fienile azzurro di voti a gente come Cirio, il quale per il suo passato da assessore regionale e il suo presente da europarlamentare con solidissimi rapporti con il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e con il governatore ligure Giovanni Toti, sarebbe la figura che meglio si attaglia per una corsa di successo al Senato.
Non minori chance avrebbe in tal senso per la Porchietto che potrebbe mettere a frutto il lavoro da assessore nella precedente giunta regionale e l’attuale da consigliere e ancor più, giocando su tutto il Piemonte, la sua corsa alla presidenza della Regione. Chi va confessando al suo giro più stretto di essere pronto, ovviamente “se il partito me lo chiede”, di giocare per il Senato le carte messe nel mazzo in decenni di attività politica e sugli scranni della Regione è l’evergreen Ugo Cavallera. Una candidatura del cardinale azzurro per Palazzo Madama eviterebbe a Berutti, che vista l’assenza di nomi astigiani pare probabile aprirà la lista nel Piemonte Sud, di trovarsi davanti l’ex cavallo si razza e finire sotto i suoi zoccoli, felpati, ma pur sempre duri.
Al Senato, infine, se Montezemolo chiederà a Berlusconi una posizione blindata, potrebbe ambire lo stesso Pichetto. Escluso dalle purghe arcoriane che mieteranno altre vittime tra i coordinatori, apprezzato dal Cav per non aver mai posato sul tavolo di Palazzo Grazioli accanto alle tazzine del caffè alcuno dei non pochi problemi che hanno segnato il partito in Piemonte, l’amministratore delegato potrebbe incassare la stock option dall’azionista unico. Oggi soi-disant rivoluzionario, ma pur sempre padrone del vapore.



