“Un Ventennio a 5 stelle”
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 13 febbraio 2017
Esistono “segnali preoccupanti” sulla deriva autoritaria che il Movimento 5 Stellepotrebbe prendere. Lo scrive sul suo blog Vittorio Bertola, grillino della prima ora, ex consigliere comunale a Torino contestato da alcuni pentastellati più radicali che ne hanno chiesto l’espulsione. È la prima volta che un militante arriva a ad accostare il M5s al fascismo. Usa toni duri, durissimi, nella sua riflessione titolata non a caso “Ventennio Grillista”. Un pensiero che muove dalle reazioni grilline alle notizie sulla polizza vita di Salvatore Romeo destinata alla sindaca di Roma Virginia Raggi, reazioni fatte di commenti violentissimi, come quelli che ha ricevuto lui – autore di una nota sul tema – ma non solo.
La riflessione si basa sull’assunto secondo cui, molto probabilmente, alle prossime politiche il Movimento potrebbe ritrovarsi alla guida del paese. In questo contesto, “Preoccupante – secondo Bertola – non è soltanto lo squadrismo diffuso della base” ma anche “la reazione dei vertici e degli eletti a tutti i livelli, ovvero la futura classe dirigente del Paese, che non si dissociano mai da questi comportamenti, ma stanno zitti o peggio aizzano la folla contro chi dissente, contro i giornali, contro i giudici (solo quelli che indagano il M5S però), cioè contro gli elementi fondamentali di qualsiasi democrazia occidentale”. Un modus operandi che si manifesta in un contesto economico e sociale già particolarmente stressato e quindi favorevole per una deriva politica dalle conseguenze imprevedibili, al punto da portare Vittorio Bertola a rievocare il fascismo: “La somma di una crisi economica nazionale senza sbocchi e di un dibattito politico e mediatico sempre più rabbioso, divisivo e slegato dai fatti ricorda davvero il periodo di cent’anni fa che precedette il fascismo, peggiorato ulteriormente dalla novità della pressione socioculturale dovuta a flussi migratori non gestiti e probabilmente ingestibili. Nessun italiano di oggi ha vissuto quel periodo, e l’Italia, a differenza di altre nazioni, non ha mai maturato alcun anticorpo contro di esso”.
Vittorio Bertola è tra i fondatori del M5s di Torino, candidato sindaco contro Piero Fassinonel 2011 e capogruppo per cinque anni in Sala Rossa, prima della rottura con Chiara Appendino e della sua progressiva marginalizzazione. Un drappello di dissidenti si riconoscono ormai da mesi nelle sue posizioni, altri sono usciti dal Movimento di loro iniziativa o sono stati espulsi.
Prima, questi atteggiamenti “squadristi” della base venivano minimizzati, prosegue Bertola: “Dall’interno noi abbiamo sempre, credo a ragione, derubricato la cosa a folklore marginale di pochi idioti”. Questo anche perché prevaleva un’altra attitudine: “Il Movimento delle origini, infatti, brulicava di partecipazione, di riflessioni sulla democrazia, di assemblee, di decisioni collettive”, ricorda l’ex consigliere. Così “questo corpo diffuso bilanciava ampiamente il ruolo e il tono forte dei due capi politici, e il seguito personale carismatico di Beppe Grillo nella pancia del Paese”. Ma la partecipazione democratica è stata marginalizzata a vantaggio dei “Vip televisivi o comunque politici in carriera”: “Nessuna decisione è più presa dal basso; le discussioni avvengono tra eletti, in stanze chiuse, e vengono poi trasformate in propaganda con cui indottrinare la base e l’elettorato, o al massimo in qualche plebiscito online dall’esito già scritto”.