QUANTI SOLDI CI SONO IN CASSA? “SEGRETO DI STATO” di CARLO MANACORDA

Proseguendo nell’attuazione dei propri fini statutari, http://www.rinascimentoeuropeo.org/statuto/Statuto.pdf, RINASCIMENTO EUROPEO ha creato, sul proprio sito web www.rinascimentoeuropeo.org, uno spazio interamente destinato a raccogliere scritti e riflessioni su temi d’interesse generale che rientrino nelle finalità dell’Associazione.
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Da un po’ di tempo siamo frastornati, oltre che dai dati epidemiologici su Coronavirus, dalle migliaia di miliardi che girano sui tavoli della politica, europea e nazionale. Cercando di quantificare il fabbisogno che sarebbe occorso per il rilancio dell’economia dopo la pandemia Covid-19, si è passati da poche centinaia di miliardi ai 1.500/2.000 miliardi ipotizzati dal Consiglio europeo da inserire nel bilancio pluriennale europeo 2021-2027.
In Italia, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte promette una “potenza di fuoco” arrivata ormai a 900/1.000 miliardi.
Sentendo parlare di queste cifre, sembra che stia per arrivare sul nostro Paese ― e, in generale, su quelli europei ― una pioggia colossale di quattrini che aiuteranno famiglie e imprese a rimettersi in marcia dopo la caduta causata da Covid-19. Per chiarezza, occorre però rimarcare che gli importi di cui parla l’Europa presi tutti insieme sembrano molti, ma divisi per 7 anni e per 27 Paesi, si tradurranno, per ciascun Stato, in cifre modeste. Quanto alle somme promesse da Conte, gli annunci sono stati dati nel totale disordine e in condizioni di evidente casualità, senza che alla loro base si intraveda una ben che minima traccia di programmazione. E questo fatto induce purtroppo a pensare anche a ingenti sprechi di risorse non avendo predefinito alcun cronoprogramma per gli obiettivi da perseguire. Cioè una scala di priorità.
Tralasciando queste ― peraltro non marginali ― considerazioni, va però precisato che i miliardi annunciati sono, al momento e per la maggior parte, soltanto quattrini “virtuali”. Infatti, al di là dei proclami e delle vigorose affermazioni verbali che appagano chi governa ma assai meno gli uditori, nulla c’è di certo circa i modi che saranno utilizzati per trasformare tutti questi quattrini da “virtuali” in “reali”.
Nel tumultuoso cicaleccio cui assistiamo, i governanti non spendono tuttavia una sola parola per informare i cittadini non delle fantasiose somme future e totalmente incerte di denaro, ma di quelle di cui oggi si dispone realmente. Dire cioè quanti soldi ci sono nelle casse pubbliche. E’ infatti del tutto evidente che, soltanto attraverso questa informazione, il cittadino (famiglia o impresa) può capire di quali risorse potrà disporre a breve. Evidentemente, le notizie sulla liquidità esistente e immediatamente spendibile sono un “segreto di Stato”.
Non interessa sapere qual è la situazione degli altri Paesi europei al proposito. Per quanto riguarda il nostro, conosciamo qualche dato che ci consente di fare alcune congetture. Non riteniamo di sbagliare se diciamo subito che nulla avanza di quanto affluisce, sistematicamente, alle casse dello Stato. Ci riferiamo alle entrate per tasse e per gli altri (pochi) incassi che lo Stato fa per crediti diversi, ricorrenti o straordinari (per esempio, la Banca d’Italia pagherà, tra pochi giorni, un dividendo allo Stato di 7,8 miliardi). Il denaro che entra fisicamente in cassa serve per pagare le spese di funzionamento della macchina statale (retribuzioni dei dipendenti pubblici, manutenzioni ordinarie di edifici statali, spese per utenze, ecc.). Né si possono dimenticare le spese per interessi sul debito pubblico già esistente (2.500 miliardi) previste nel bilancio dello Stato 2020 per 80 miliardi.
Si hanno però notizie di altre entrate che servono a portare avanti la baracca, ma che vengono rigorosamente taciute (sempre “segreto di Stato”?). Partiamo dagli acquisti che la Banca Centrale Europea (BCE) fa, sistematicamente, dei nostri titoli del debito pubblico. La BCE, seguendo le linee tracciate dal suo ex Presidente Mario Draghi, s’è impegnata in massicci acquisti di titoli del debito pubblico e privato degli Stati dell’Unione europea fino a 1.100 miliardi entro la fine del 2020. Per quanto riguarda i titoli del debito pubblico italiano, esiste un impegno di acquisto, nel 2020, fino a 150 miliardi.
Nel primo trimestre 2020, la BCE ne ha già acquistati per 30 miliardi. Dove saranno finite queste entrate? Risulterebbe che, sempre nel primo trimestre 2020, lo Stato ha venduto titoli per 88 miliardi. Che fine hanno fatto gli incassi? Riteniamo che non siano domande oziose e provocatorie, ma soltanto affermazione del diritto dei cittadini di sapere come vengono amministrati i loro quattrini (i denari pubblici sono dei cittadini e non dei governi, della Banca d’Italia o di quant’altri). E, se si dessero informazioni di questo genere, non si farebbe che attuare il tanto sbandierato e democratico principio della totale trasparenza dell’azione della pubblica amministrazione.
Nei suoi ormai ricorrenti (e autocelebrativi) proclami alla nazione, il Presidente del Consiglio Conte potrebbe anche dare qualche notizia su queste somme non “virtuali” ma che sono monete sonanti. Tra l’altro, informazioni sulla liquidità dello Stato potrebbero anche chiarire, in questi momenti di elevata precarietà, le ragioni per cui alle tante promesse di immediati assegni personali, casse integrazioni, aiuti e sussidi alle imprese seguono soltanto versamenti a gocce ai beneficiari. In buona sostanza, se i ritardi ― come si tenta di far credere ― derivano da pastoie burocratiche o dalla mancanza di denari nelle casse dello Stato, ipotesi che riteniamo ad alta certezza.
* Carlo Manacorda – docente di Economia pubblica ed esperto di bilanci pubblici
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Autore: Carlo Manacorda
Titolo: QUANTI SOLDI CI SONO IN CASSA? “SEGRETO DI STATO”
Data di pubblicazione: 28 aprile 2020