Il tris d’assi di Conte: senza BOT, tanto bluff e poca sostanza.

Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Carlo Manacorda * pubblicato in data 27 maggio 2020 su “www.lineaitaliapiemonte.it”.
Conte bluffa cercando di far credere che è in grado di vincere la partita ma sa benissimo che i miliardi promessi non hanno copertura finanziaria. Sono scritti nei decreti, ma non esistono nella realtà contabile in quando non sono né previsti nel bilancio dello Stato, né ci sarà un sostegno totale da parte dell’Europa. Il Presidente del Consiglio ha mostrato la faccia bella della medaglia, ma ha nascosto quella brutta. E bizzarre ideologie di composizioni politiche che guidano il Paese ritengono che siano i sussidi a creare ricchezza, non la produzione industriale. Per ora la salvezza viene da Bot e Btp. Ovvero dai risparmi degli italiani formichine.
Con l’approvazione del “decreto rilancio”, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha calato, sul tavolo del poker Italia, il terzo del suo tris d’assi. 1° “decreto cura Italia”; 2° “decreto liquidità”; 3° “decreto rilancio”. Anche il calo del terzo asso è avvenuto in uno straripante fiume di parole. Con grande enfasi, assistito dai Ministri dell’Economia Gualtieri, dello Sviluppo economico Patuanelli e dell’Istruzione Azzolina, annuncia che il suo Governo ha deliberato di mettere a disposizione di cittadini, famiglie e imprese altri 55 miliardi. Questi miliardi, uniti ai precedenti decisi con i primi due assi, creano una montagna di denaro (800 miliardi) idonea a vincere la partita per l’avvio della ripresa economica del dopo Covid.
L’ottimismo che sprizzava dalle parole di Conte durante l’annuncio purtroppo non poteva avere la fiduciosa accoglienza che gli italiani avevano riservato ai primi due assi. Erano già passate alcune settimane, ma degli aiuti promessi che dovevano arrivare immediatamente a cittadini, famiglie e imprese s’era visto ben poco. La maggior parte di coloro che dovevano percepire assegni (i 600 euro per professionisti e lavoratori autonomi) non aveva visto un euro (e, ahimè, la situazione permane per molti a tutt’oggi). Anche le imprese ― cui era stata assicurata liquidità immediata per riavviare velocemente la produzione ― erano sempre al punto di partenza. Infatti, le garanzie che lo Stato dovrebbe dare alle banche affinché concedano i prestiti continuavano (e continuano) a essere fumose. Di conseguenza, le banche non aprono la borsa.
Dice il noto proverbio che: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Evidentemente Conte ha dimenticato parte del proverbio. Calando i tre assi, forse ritiene che, avendo parlato molto, gli effetti desiderati si producano automaticamente. O forse ― come chi gioca a poker ― bluffa cercando di far credere che è in grado di vincere la partita pur sapendo che il suo tris ha poca sostanza. Molti cittadini la pensano in questo secondo modo. Conte sapeva e sa benissimo che i miliardi promessi non hanno copertura finanziaria. Sono scritti nei decreti, ma non esistono nella realtà contabile in quando non sono né previsti nel bilancio dello Stato, né ci sarà un sostegno totale da parte dell’Europa. Conte ha mostrato la faccia bella della medaglia, ma ha nascosto quella brutta. Ed è questa quella reale, che sta apparendo progressivamente.
Le ricche promesse di Conte non arrivano. Alle numerose categorie di soggetti già in stato di precarietà economica se ne stanno aggiungendo altre (si pensi soltanto a bar, ristoranti, negozi che non tireranno più su la saracinesca, lasciando in strada collaboratori e aiutanti) che daranno luogo a sacche immense di disoccupazione, cioè ad altra precarietà (ma sarebbe più corretto parlare di povertà). Ora si comincia a temere che nascano tensioni sociali difficili da governare. E occorre dire con chiarezza che bizzarre ideologie di composizioni politiche che guidano il Paese ritengono che siano i sussidi a creare ricchezza, non la produzione industriale, mentre anche i bambini sanno che è questa che genera occupazione e reddito. Ora il disagio si sta manifestando anche nella categoria degli Enti locali (Regioni, Province e Comuni). Privi di entrate derivanti da loro tasse; oberati da nuove diseconomie (ad esempio, minori introiti dal servizio pubblico di trasporto per le regole stabilite a causa del Coronavirus), con contributi statali ridottissimi per i tagli forsennati alla loro finanza inferti negli anni passati, dichiarano di essere ormai prossimi al fallimento. Quindi, minori servizi locali per i cittadini amministrati.
Il Governo Conte si deve confrontare con questa realtà. Benché continui a favoleggiare di aiuti miliardari che otterrà dalla solidarietà dell’Europa e a costo zero, cerca di riempire quel mare che sta tra il “dire” e “il fare”. Un aiuto viene sempre dall’aumento del debito pubblico. E così ha fatto per finanziare le spese del “decreto liquidità” e farà per quelle del “decreto rilancio” (il debito pubblico italiano veleggerà tra i 2.800 e i 2.900 miliardi e se la vedranno le future generazioni). Ma i titoli pubblici che aumentano il debito non portano liquidità immediata alle casse dello Stato. Ed è di questa liquidità che Conte ha bisogno da subito per cominciare a pagare almeno alcune delle sue promesse.
E allora, perché non attingere al risparmio degli italiani formichine? Ecco pronte per il piatto del poker governativo già sei emissioni di BOT, i Buoni Ordinari del Tesoro proprio destinati ad attingere al gruzzolo dei piccoli risparmiatori. E’ vero che anche i BOT vanno rimborsati, ma è altrettanto vero che portano in pochi giorni (l’emissione più a breve è a soli 75 giorni, ma non si va oltre l’anno) denaro fresco e sonante nelle casse dello Stato. E poi, per i piccoli risparmiatori, ci sono i BTP Italia. Facciamone subito una bella emissione. E così, in pochissimo tempo, si sono rastrellati circa 55 miliardi che consentono di tirare a campare per un po’. Dopo si vedrà. Senza sforzi, il Governo Conte ha incassato una somma pari a circa il 150% di quel Mes, il contributo europeo che non si vuole e che porterebbe alle casse pubbliche 36/37 miliardi.
Tra le dichiarazioni prive di sostanza, ce n’è una che ha sconcertato, in tempi in cui molti italiani non riescono ad arrivare alla fine del mese e attendono sussidi e casse integrazioni che non arrivano. E’ la dichiarazione del Presidente dell’INPS Pasquale Tridico fatta in un’intervista del 24 maggio. Tridico ha dichiarato che, con gli assi di Conte, si stanno riempiendo gli italiani di soldi: “numeri che fanno tremare i polsi”. Tralasciamo i commenti salaci seguiti a questa dichiarazione (uno per tutti: Giorgia Meloni ha twittato: “L’allievo Tridico ha superato il maestro Di Maio, che aveva solo abolito la povertà”). Se si tiene presente l’importo che lo Stato è riuscito a spremere ai risparmiatori italiani in pochi giorni tra BOT e BTP Italia, sembra piuttosto che siano gli italiani a riempire lo Stato di soldi e non il viceversa.
Concludendo, Conte vincerà buona parte della partita di Covid soltanto se il suo tris d’assi sarà accompagnato da BOT, BTP Italia e altre obbligazioni dello Stato.
[Fonte: https://www.lineaitaliapiemonte.it/2020/05/27/leggi-notizia/argomenti/editoriali/articolo/il-tris-dassi-di-conte-senza-bot-tanto-bluff-e-poca-sostanza-di-carlo-manacorda.html]