IL PUNTO n. 719 di Marco Zacchera

Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter “Il Punto” n. 719, di Marco Zacchera, del 10 maggio 2019
IL PARTITO DELLE PROCURE
Tangenti ed affarismo non hanno colore politico, sono potenzialmente trasversali a qualsiasi partito e purtroppo sembrano inossidabili a più o meno seri tentativi di bonifica. E’ assolutamente giusto pretendere l’allontanamento e la condanna per chi sfrutta il suo ruolo pubblico per illeciti vantaggi personali, ma mi danno fastidio gli slogan roboanti alla M5S tipo “Abbiamo cacciato i corrotti”, perché di solito sono solo strumentali ed ipocriti. Bene comunque alle indagini, ma attenti a due rischi: in primo è di triturare mediaticamente innocenti ancor prima di un qualsiasi processo (e per questo servirebbe davvero un serio segreto istruttorio) mentre il secondo è che i tempi delle indagini e delle “fughe di notizie” condizionino le campagne elettorali. Dovrebbe essere senso di responsabilità dei Magistrati cogliere questi aspetti altrimenti sarebbe lecito pensare che anche la Magistratura faccia politica e la condizioni, come molte volte è purtroppo già avvenuto in passato. E’ presto per dirlo circa la nuova indagine di Milano che ha nuovamente azzoppato Forza Italia e dintorni, speriamo che i tempi siano stati effettivamente imposti dai fatti e non dettati dalle prossime scadenze elettorali. Un altro aspetto che sarebbe da chiarire è se e quando una “raccomandazione” diventi reato. Lo è ovviamente se in cambio girano soldi o appalti, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra (Magistrati compresi). Penso a quante volte ho/abbiamo/hanno aiutato qualcuno o sollecitato un interessamento per un lavoro, per ottenere una visita medica, velocizzare una pratica burocratica, risolvere un problema. E’ molto sottile infatti il confine del concetto di “voto di scambio” legittimo con quello illecito: se un politico aiuta una intera città con un’opera pubblica o per gli interessi di una categoria non cerca forse di mettersi in mostra e spera nei voti di chi ne fa parte? Attenzione perché allora sono ipoteticamente incriminabili tutti e quindi anche i sindacati, le associazioni di categoria che “tutelano” i loro iscritti (non si fanno forse pagare anche loro dagli associati?) ed esprimono poi indicazioni per milioni di potenziali “voti di scambio”. Ecco dove dovrebbe emergere sempre il rigore e la doverosa coscienza di un giudice inquirente e giudicante neutrale (e con le carriere separate!) ed anche per questo se i giudici non fossero schierati politicamente sarebbe meglio per tutti. Ma dove sono i confini dell’autonomia e dell’indipendenza formale e di quella sostanziale dei Magistrati, se i loro stessi “partiti” (pudicamente dette “correnti”) ne controllano non solo l’autogoverno ma anche ne determinano le carriere, i trasferimenti, le nomine?
INDIGNAZIONE (E CENSURA) ANTIFASCISTA
Credo in una democrazia vera, forte, che tuteli il diritto di tutti a parlare ed esprimersi e non abbia paura dei violenti, ma che proprio per la sua forza morale e condivisa non discrimini nessuno. Ci sono invece episodi che non solo mi indignano ma mi offendono profondamente per l’ipocrisia delle persone coinvolte. Antonio Farnè era il direttore del TG dell’Emilia Romagna, rimosso dall’incarico perchè il TG emiliano ha trasmesso la sera del 28 aprile un servizio di un minuto e mezzo da Predappio con le immagini di chi era convenuto nell’anniversario della fucilazione di Benito Mussolini. Un servizio in cui vi erano solo alcune riprese della folla e interviste-flash di alcuni partecipanti dove (in un modo estremamente sobrio e “moderato”) gli intervistati spiegavano perchè erano lì. Al servizio seguivano comprensibilmente i commenti da studio e richiamate le proteste di ANPI, PD, sinistre in genere che censuravano l’avvenimento. Non mi sono mai piaciute le carnevalate filofasciste, ma nel caso si trattava sic et simpliciter di immagini di un raduno di nostalgici al cimitero, strettamente un “dovere di cronaca”, eppure l’amministratore delegato della Rai, Salini (quello stesso che sostiene che Fazio sia un “valore”) ha imposto la cacciata del dipendente dall’incarico, reo di non si capisce che cosa se non di aver mandato in onda un fatto di cronaca e che in passato doveva peraltro essere evidentemente uomo gradito al PD che in Emilia è da decenni “il padrone di casa”. Se gli italiani ragionassero partendo da questo episodio potrebbero intuire come ogni giorno in Rai venga molto spessa offesa la realtà dei fatti e l’obiettività dell’informazione e (forse) si renderebbero ancora più conto di come sia ingiusto ed assurdo imporre a tutto il Paese di pagare un canone per un “servizio pubblico” che evidentemente è di parte. Proteste per l’allontanamento del direttore in Commissione di Vigilanza? Non pervenute, così come silenzio tombale dell’ Ordine dei Giornalisti che – a parti politiche invertite – non avrebbe certo mancato di alzare feroci proteste.
Circa invece la presenza dei “fascisti” al SALONE DEL LIBRO DI TORINO il bel risultato è che prima nessuno conosceva l’esistenza della casa editrice Altaforte “vicina a casa Pound” e adesso la conoscono tutti. Non si è però avuto il tempo di apprezzare come molti autori avessero espresso ovvio dissenso con queste edizioni, ma comunque sottolineato il diritto di tutti a stampare e proporre al pubblico i propri libri che – come una mannaia – la sindaco Appendino (M5S) e il presidente del Piemonte Chiamparino (PD, speriamo presto un ex) hanno imposto all’ultima ora l’allontanamento della casa editrice “fascista”.
Serve commentare? NO, servirebbe molto di più che ciascun lettore meditasse sulle differenze (?) tra l’atteggiamento dei nazisti che bruciavano i libri e degli antifascisti nostrani contemporanei che 85 anni dopo impediscono non già e non solo la diffusione di libri presuntivamente fascisti, ma perfino la presentazione stessa di un catalogo di libri. Nella Appendino e in Chiamparino che hanno epurato “per tutelare lo spirito democratico della manifestazione” vedo solo tanta, tantissima ipocrisia. A loro va ricordata una massima di Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”
RISPETTO (RECIPROCO?)
L’ idea balzana di una europarlamentare veneta del PD di voler mettere delle tendine per coprire le croci sulle tombe dei cimiteri durante i seppellimenti “laici” per non urtare la suscettibilità dei non credenti dovrebbe spingerci a riflettere alle aberrazioni cui stiamo andando incontro. Non c’è limite al ridicolo di chi insegue la demagogia con i gabinetti transgender, i genitori 1 e 2, il “no” ai presepi che metterebbero in imbarazzo i bambini islamici. A seguire crocefissi che vanno defissi e bambolotti neri da mettere negli asili per non lasciare troppa maggioranza ai bambolotti bianchi, così come le statue dei Musei Capitolini coperte perché doveva passare Rouhani, anche se in Persia i nudi li scolpivano prima dei greci e dei romani. Poi però vediamo in giro per strada donne coperte con il burqa integrale o i culi nudi esposti ai gay pride, perché la sensibilità da rispettare è sempre quella degli altri. E la “mia” ? Non conta…