Torino tra destra e sinistra

Redazione – Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? Così si domandava Gaber, tempo fa, in una sua canzone. Oggi, più che mai, quella domanda risuona, nel vedere le posizioni assunte dai vari rappresentanti dei partiti nel pensare al loro futuro. Badate bene. Loro futuro, non nostro.
Il voto sulla piattaforma Rousseau ha aperto la possibilità di alleanze e più mandati per il Movimento 5 Stelle. Così si è dato via libera alla formula “Chiappendino”. La Sindaca (perdonateci, vorremmo scrivere Sindaco, ma la violenza grammaticale sembra che sia d’obbligo), Chiara Appendino, forte dei suoi insuccessi, pensa di ricandidarsi. Poi, nonostante qualche perplessità, PD e M5S parlano di alleanze. Non tutti sono d’accordo. Però non sono nemmeno contrari. Insomma, non si sa a cosa pensino. Ovvio: non hanno identità alcuna.
Voi direte. Poco male. Tutto questo gioverà al centro-destra. Sbagliato. Potrebbe giovare. Peccato che, al solito, non ci si sappia mettere d’accordo. Il desiderio di poltrona è l’unica identità (comune) a tutti. Meglio pensare al proprio orticello. Così, per ripresentare il teatro delle scorse elezioni, Osvaldo Napoli boccia il patto tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Teatro in cui Osvaldo Napoli giocò bene le sue carte per far perdere il centro-destra (unito) a Torino.
Non possiamo, però, dimenticare cosa accadde dopo le ultime elezioni politiche. Il centro-destra, coalizzato, vinse. La Lega, poi, abbandonò i suoi alleati, unendosi al Movimento 5 Stelle. Ognuno, insomma, guardò i propri interessi di poltrona. Peccato.
Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di persone che governino in maniera trasparente e responsabile per il bene comune. Vinceremo con il fronte degli impopolari. Dire in maniera trasparente, significherebbe dichiarare la propria identità, i propri valori, un programma. Responsabilità per il bene comune vuol dire prendersi cura del presente e del futuro, progettandolo e realizzando obiettivi concreti, al di là di quelli, sempre di moda in campagna elettorale, delle buche nelle strade e della sicurezza. Garantiti quelli (sotto forma di promesse), garantito il rispetto dei commercianti (finche serve), garantito che tutto non cambi, si vince.
Peccato che a cambiare sia il mondo. Noi, invece, non vogliamo cambiare, perché sembra che si debba cambiare in peggio. Falso. Si cambia in peggio, perché non ci sono idee. Solo parole. Spesso parole vane. Invece, potremmo cambiare migliorando la qualità della nostra vita. Bisogna ripensare a tutto? Evviva. Lo possiamo fare. Non con la mentalità attuale. Innovazione, imprese, scuola (eh si, forse è il caso di pensarci), sanità e assistenza…
Preoccuparsi di istruzione e cultura, dei malati, del disagio e delle malattie (anche della salute mentale), degli anziani. Preoccuparsi di rinnovare imprese e commercio. Preoccuparsi, affinché, con i problemi sanitari attuali, la gente possa avere il lavoro, con contratti dignitosi (per i datori di lavoro e per i lavoratori).
Fantascienza? Dipende da noi. Dobbiamo chiedere di smettere di essere mediocri. Dobbiamo smettere di recitare il ruolo dei mediocri. Ce lo meritiamo, perché non lo siamo. Anche se, a far finta di esserlo, ci riusciamo benissimo.