Centrodestra alla riscossa: “Riprenderemo il Piemonte”

Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 16 giugno 2017
“La Regione Piemonte deve tornare al centrodestra. Abbiamo una classe dirigente importante e non ci mancano i nomi spendibili”. Il partito degli “unionisti” del centrodestra forte del risultato alle comunali, da molti imprevisto nella dimensione emersa dalle urne, e rafforza le sue ambizioni di riconquistare presidì come quello di piazza Castello, non a caso posto da Mariastella Gelmini tra gli obiettivi che una vittoria il 25 giugno potrebbe rendere meno complicato raggiungere.
La presa, ormai scontata, di Asti dove ieri l’ex ministro dell’Istruzione è arrivata accompagnata dalla consigliera regionale Claudia Porchietto per sostenere il candidato sindaco Maurizio Rasero, equivale per il centrodestra ad una mossa strategicamente importante in vista della battaglia del 2019. Semmai Lega, Forza Italia e Fd’Iriuscissero a riprendersi pure Alessandria ecco allora che proprio dal Sud del Piemontearriverebbero segnali allarmanti per il centrosinistra e assai promettenti per un ritorno del centrodestra al governo regionale. Insomma, quei sindaci “che incidono più dei parlamentari sulla vita dei cittadini governando le scelte del territorio”, come spiega la Gelmini nel colloquio con lo Spiffero, sono in Piemonte oggi più strategici che mai nel loro ruolo di apripista verso la riconquista della Regione auspicata dal centrodestra. Che dal 26 giugno potrebbe avere – come quasi certamente avrà ad Asti – in mano carte più pesanti da giocare nella partita per il dopo Sergio Chiamparino.
Le persone, quelle “le abbiamo e formano una classe dirigente importante, dove certo non ci mancano nomi spendibili e capaci, da Alberto Cirioa Porchietto e altri ancora” sostiene la deputata azzurra, nome di peso di quell’asse del Nord, sia pure declinato in maniera più soft rispetto al governatore della Liguria Giovanni Toti: “Io non sono per una lista unica del centrodestra, ma per un centrodestra unito”. Perché poi “l’importante è essere uniti e presentare a cittadini un’alternativa seria e credibile con persone che abbiano una certa esperienza”. Ribadisce e torna sul punto, la Gelmini. Lo fa come chi sa di tirare il pallone a porta vuota quasi, qui in Piemonte, a qualche decina di chilometri da Torino dov’è stata poco prima alla Fondazione Agnelli e dove l’immagine di Chiara Appendino non è (più) quella mostrata come modello positivo dai Cinquestelle e pure da chi presto si era accodato alle giaculatorie in onore della sindaca. La Gelmini, senza citarla, la evoca quando dice che “come dimostra quello che sta accadendo a Roma e Torino occorre l’esperienza di saper governare delle macchine che sono complesse. Ci vuole conoscenza e competenza e il centrodestra ha persone con queste qualità”.
Semmai a qualcuno venisse in mente di ricordarle la triste e prematura fine della legislatura regionale precedente, l’ex inquilina di viale Trastevere, tra i più introdotti nella corte di Arcore, anticipa e dice: “Ho sempre avuto grande stima nei confronti di Roberto Cota e mi dispiace che sia stato massacrato ingiustamente sulle mutande verdi, quando poi alla fine è stato sostanzialmente assolto. Ma, intanto, chi gli ha restituito la dignità e la credibilità?”. Pare una captatio – e forse lo è – nei confronti della Lega dove pure l’immagine del governatore decaduto non è certo portata come quelle di un martire, tantomeno rimpianta almeno da gran parte del Carroccio. Ma tant’è: l’asse del nord, il partito degli unionisti del centrodestra, ha dato buona prova a queste comunali in Piemonte e galvanizza berluscones e leghisti in vista delle regionali, passando attraverso quelle politiche che probabilmente serviranno anche da trampolino di lancio per aspiranti successori di Chiamparino sul fronte opposto.
Se ad Asti dove, per citare ancora l’ex ministro “Rasero ha avuto un plebiscito già al primo turno” il finale della partita contro il grillino Massimo Cerruti appare già scritto, non di meno la Gelmini paventa anche lei il rischio di scarsa affluenza alle urne: “Temiamo molto l’astensione. Questo governo che fugge dalle elezioni come fossero una malattia ha scelto una data davvero infelice: scuole chiuse, la gente che incomincia a passare i weekend fuori casa. Già al primo turno l’astensione è stata alta. L’appello è, quindi, quello di andare a votare perché dalla qualità di un sindaco dipende la qualità di vita dei cittadini”. E dai sindaci eletti molto dipenderà l’esito della battaglia del centrodestra per tornare a governare il Piemonte.