UN POPOLO DI POETI, DI ARTISTI, DI EROI, DI SANTI, … (E DI RISPARMIATORI) di Carlo MANACORDA*
Proseguendo nell’attuazione dei propri fini statutari, http://www.rinascimentoeuropeo.org/statuto/Statuto.pdf, RINASCIMENTO EUROPEO ha creato, sul proprio sito web www.rinascimentoeuropeo.org, uno spazio interamente destinato a raccogliere scritti e riflessioni su temi d’interesse generale che rientrino nelle finalità dell’Associazione.
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“Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. La frase compare sulle quattro facciate del Palazzo della Civiltà Italiana ― o della Civiltà del Lavoro ― costruito a Roma nel 1938/40, nel Quartiere EUR. È tratta dal discorso che Benito Mussolini pronunciò il 2 ottobre 1935 contro la condanna dell’Italia da parte delle Nazioni Unite per la guerra all’Abissinia. All’epoca, sintetizzava elevate e identificative categorie degli italiani. A seconda delle circostanze, la frase viene spesso integrata includendovi altre categorie.
Tenendo conto dei dati che compaiono nel “Rapporto aprile 2021” dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), possiamo aggiungere un’ulteriore categoria: di Risparmiatori. Il Rapporto indica, a fine marzo 2021, in 1.965 miliardi di euro l’ammontare dei risparmi degli italiani in depositi e obbligazioni giacenti presso il sistema bancario. Di essi, 1.749 miliardi (+ 146 miliardi da marzo 2020 a marzo 2021) sono somme liquide: depositi in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine, e 216 miliardi sono obbligazioni (- 17 miliardi rispetto a marzo 2020). La diminuzione degli investimenti in obbligazioni dimostra che cresce la preferenza per la disponibilità di somme liquide.
L’importo complessivo delle liquidità comprende i risparmi delle imprese, delle famiglie e di enti vari. Secondo uno studio di Unimpresa, i risparmi delle imprese ammontano a circa 385 miliardi di euro: + 74 miliardi nell’anno, tuttavia simile all’andamento di crescita del risparmio delle imprese di altri Paesi dell’Unione europea (Francia e Germania). Quelli delle famiglie e imprese familiari ammontano a circa 1.185 miliardi di euro. La differenza è data da giacenze di enti vari (onlus, enti previdenziali e assistenziali). Il totale dei risparmi è imponente, ormai superiore al Prodotto interno lordo (2020, 1.652 miliardi).
I risparmi fanno trasparire tendenze facilmente intuibili, accentuatesi anche a causa dello stato pandemico. Il risparmio delle imprese deriva, per lo più, dalle incertezze dei mercati. Si bloccano gli investimenti in attesa di schiarite del quadro economico nazionale e internazionale. Il risparmio delle famiglie ― sebbene ancora positivo (+ 66 miliardi) ― evidenzia comportamenti di prudenza: “non si sa cosa accadrà”. Secondo i dati contenuti nel dossier “Le imprese nella pandemia marzo 2020-marzo 2021” elaborato da Confesercenti, c’è stata una diminuzione di spesa nei consumi di 137 miliardi di euro, che può aver contribuito all’accantonamento di risparmi. Nei consumi, si è ai livelli del 1997; un passo indietro di 24 anni.
Una massa di risparmio di circa 2.000 miliardi di euro non può però passare inosservata. Da un punto di vista generale, la diminuzione dello stato pandemico ― con eventuali segnali di ripresa economica che attenuino i timori e la prudenza dei risparmiatori ― potrebbe vedere percentuali di questo risparmio indirizzarsi a investimenti da parte delle imprese e a consumi da parte delle famiglie. Queste spese ― aggiunte a fondi che potrebbero essere immessi nel sistema economico attraverso piani governativi (Recovery Plan o Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza –PNRR) ― contribuirebbero alla ripresa economica dopo la recessione causata da Covid-19. Ma i 2.000 miliardi possono anche essere oggetto di osservazioni specifiche.
Primo osservatore è, sicuramente, lo Stato. Anche per sostenere la ripresa economica, lo Stato ha dovuto aumentare il proprio debito. Siamo a 2.700 miliardi di euro, verosimilmente destinati a crescere ancora. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ― nell’Audizione tenutasi il 21 aprile da parte delle Commissioni di bilancio del Senato e della Camera ― indica in 597 miliardi l’ammontare dei titoli di Stato da emettere nel 2021 per coprire i nuovi fabbisogni e per il rimborso di quelli in scadenza. I massicci acquisti del debito italiano da parte della Banca Centrale Europea (BCE) non assorbiranno l’intera somma del titoli da emettere. Quindi, lo Stato si attenderà che anche una parte dell’esistente risparmio privato possa essere dirottato all’acquisto dei suoi titoli di debito.
La liquidità del risparmio privato fa però venire allo Stato pensierini maliziosi (ricordiamo il prelievo forzoso del 6% sui conti correnti disposto, nel 1992, dal Governo Amato). Ora, sui conti correnti con giacenza superiore a 5.000 euro, si paga un’imposta di bollo di 34,20 euro annui. Perché non abolire questa cosuccia e mettere una bella tassa patrimoniale sui grandi patrimoni includendovi anche le liquidità importanti parcheggiate nei conti correnti? La proposta― già avanzata in Parlamento (on.li Nicola Fratorianni – Sinistra Italiana LeU, e Matteo Orfini – PD) ― finora non ha avuto accoglienza. Però la crescita vertiginosa del debito pubblico, e la necessità di acquisire nuove entrate per il bilancio dello Stato, potrebbe anche indurre a scelte di questa natura.
Secondo osservatore è il Sistema bancario. Il Sistema bancario muove da altri punti di vista. Un tempo le Banche erano maggiormente affidabili quanto più risparmio sapevano raccogliere. Al contempo, erano libere di utilizzare, discrezionalmente (e proficuamente per loro), le liquidità di risparmio. Ora però le regole sul risparmio le detta la BCE. Vuole che le Banche impieghino il denaro nell’economia reale. Quindi, fa pagare alle Banche sui depositi liquidi che tengono presso essa un tasso negativo, a oggi, del – 0,50%.
Ovviamente, le Banche cercano di non accollarsi questo onere ― complessivamente non di poco conto ― con vari artifizi: chiusura dei conti correnti con liquidità superiore a 100.000 euro; richiesta ai clienti impresa o partita IVA di costi aggiuntivi o di commissioni di liquidità; pagamento di 1.000 euro da parte delle aziende con giacenza media trimestrale superiore al milione di euro; campagne di sensibilizzazione per dissuadere la clientela dal tenere troppa liquidità sul conto corrente. Iniziative analoghe sono prese da Banche di Paesi dell’Ue.
Convincente deterrente per far capire che non è conveniente tenere troppi soldi sul conto corrente è quello che, in caso di fallimento della banca, il Fondo interbancario di tutela dei depositi garantisce i soldi fino a un massimo di 100.000 euro. Quindi si perderebbe la parte di capitale eccedente anche per effetto delle regole europee che impongono che il fallimento della banca non pesi sugli altri cittadini ma venga pagato dai clienti con depositi rilevanti sui conti correnti (bail-in).
Messe in campo queste iniziative, le Banche non stanno certo con le mani in mano. Proporranno magari di investire la liquidità in prodotti finanziari che evitino questi tipi di prelievi o d rischi. Facile pensare che molti di questi prodotti siano generati da esse stesse. Il risparmiatore dovrà saper scegliere oculatamente.
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* Autore: Prof. Carlo Manacorda, Economista ed esperto di bilanci pubblici
Titolo: UN POPOLO DI POETI, DI ARTISTI, DI EROI, DI SANTI ….(E DI RISPARMIATORI)
Data di pubblicazione: 20 maggio 2021