Marcello Pera: “La legge Zan sull’omofobia è un altro capitolo del suicidio dell’Occidente”

Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’intervista-articolo a firma di Federica Fantozzi pubblicato in data 19 ottobre 2020 su “www.huffingtonpost.it”.
Il filosofo ed ex presidente del Senato, forzista della primissima ora, è la firma di punta tra le 24 sotto l’appello contro il ddl Zan.
Marcello Pera, filosofo ed ex presidente del Senato, forzista della primissima ora, è la firma di punta tra le 24 sotto l’appello contro il ddl Zan – il testo sull’omotransfobia atteso all’esame di Montecitorio subito dopo il rinvio causato dalla presenza di numerosi deputati affetti dal Covid. “E’ una legge totalitaria e discriminatoria – scrivono teocon come Eugenia Roccella, Alfredo Mantovano e Maurizio Sacconi, ma anche Stefano Parisi, Marco Gervasoni, Corrado Ocone – che viola il principio fondamentale della libertà di espressione e di pensiero proprio del nostro regime liberale e democratico”.
Professore, il cuore del ddl Zan mira a punire chi “commette violenza o incita a commettere violenza sulla base dell’orientamento sessuale”. L’istigazione a delinquere è un comportamento ben più grave di una semplice opinione. Non è giusto vietarla?
Esiste già nel nostro codice penale la norma che punisce chi incita o commette violenza contro qualcuno a prescindere dal genere. Non c’è nessun bisogno di aggiungere questa legge.
Se anche fosse una legge ultronea o superflua sul piano strettamente giuridico, perché avversarla in modo così forte? Trattandosi di comportamenti che costituiscono un disvalore, non si può dire che “repetita iuvant”?
Non sono assolutamente d’accordo con questa premessa. Questa norma ulteriore va a toccare la libertà di opinione e di organizzazione del pensiero. E se allora approvassimo una legge che condanna chi incita all’odio di classe, come si potrebbe obiettare?
L’odio di classe è rivolto a chi è considerato “superiore” e dominante dal punto di vista economico e sociale, dunque maggioranza. Mentre il ddl Zan, come la legge Mancino o quella sul femminicidio, tutela in modo aggiuntivo minoranze sessuali e religiose. Sulla carta il femminicidio è un omicidio, ma le statistiche raccontano una storia diversa. Non è giusto tenerne conto da parte del legislatore?
Se si vuole introdurre nel codice penale un reato specifico affinché io, sapendolo, mi astenga dal commettere certi comportamenti, bisogna darne una definizione molto precisa. Invece, la nozione di omofobia e transfobia nel ddl Zan resta vaga. E questo è pericoloso. Se organizzo una manifestazione di piazza contro i gay o contro la teoria gender, rischio di essere condannato? E se voglio creare un movimento politico?
Quindi, il problema è la formulazione della nozione del reato?
Il difetto è la vaghezza della definizione che rende vago il reato. Da questo deriva l’incertezza nell’applicazione della legge: se un comportamento non è definito, non lo si può considerare con certezza reato. Ne discende una terza conseguenza: l’eccessiva discrezionalità del giudice, considerata l’obbligatorietà dell’azione penale nel nostro ordinamento. Si finisce per assegnare all’arbitrio del giudice un potere coercitivo illimitato, che comprende anche il ricorso a mezzi invasivi come le intercettazioni o le misure cautelari.
Questo tipo di leggi, però, ha come obiettivo la deterrenza. Senza questo strumento, come si convince la cultura dominante in certi contesti sociali e aree geografiche italiani a lasciare in pace chi è gay o transessuale?
Questa impostazione che in nome del buonismo si propone di tutelare categorie considerate deboli, porta a introdurre surrettiziamente nel nostro ordinamento la nozione del matrimonio omosessuale o la teoria del gender. Sono concetti a cui moltissime persone si oppongono e che se passa il ddl Zan diventeranno categorie giuridicamente esistenti.
Sarebbe d’accordo se il ddl Zan punisse solo l’istigazione a delinquere ma non le opinioni?
Nel corso dell’iter parlamentare è stato introdotto nella legge un emendamento che consente la libera espressione e i convincimenti contrari, proprio per evitare i delitti di opinione. Ma scrivere una cosa simile su un testo equivale a esplicitare che la legge consente quanto garantito dalla Costituzione. E’ un paradosso. Significa che i promotori del ddl Zan hanno ben chiaro il rischio di reati di opinione e hanno scritto una cosa concettualmente mostruosa.
La famosa frase attribuita a Voltaire – non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita perché tu lo possa dire – non si applica anche all’inverso? Un trans non ha diritto a esprimere liberamente se stesso?
La Costituzione consente agli omosessuali di esprimersi e di fare propaganda. E consente a me di fare il contrario.
In teoria sì. In pratica, accadono continui episodi di intolleranza e violenza contro le minoranze di genere. E non viceversa.
Chi mosso da buoni sentimenti vede una prevaricazione dei gay e introduce una norma a loro difesa, parte dall’assunto che essere omosessuale o eterosessuale siano due valori equivalenti. Non lo sono. Non c’è ovviamente nessuna proibizione di essere gay, ma la teoria del gender è rifiutata da gran parte della nostra collettività.
Nel vostro appello scrivete che questa legge “trasforma in reati opinioni largamente diffuse nella nostra civiltà e cultura”. Si può obiettare che nell’Alabama degli anni 50 era dominante la segregazione razziale, che in Italia esisteva il delitto d’onore, e che l’integralismo islamico arriva a lapidare gli adulteri. Non è compito della legge indurre le civiltà ad evolversi?
L’evoluzione implica che un comportamento non venga più stigmatizzato bensì tollerato. Ma io non voglio proteggere un disvalore attraverso una norma penale. Per evitare la discriminazione a danno di un gay o di un nero o di una minoranza basta applicare la Carta. Qui, fingendo di proteggere una categoria con un’operazione apparentemente a fin di bene, si vuole in realtà introdurre una dottrina. E’ questo il punto vero.
Professore, ma uno Stato laico come è l’Italia non deve considerare equivalenti gli orientamenti sessuali, come quelli religiosi?
Bisogna essere chiari. Questa legge non è un capitolo aggiuntivo nella storia dei diritti e delle libertà. E’ un capitolo aggiuntivo nella storia dell’anti-cristianesimo, e cioè del suicidio dell’Occidente. Uomini e donne, Iddio li creò. E per chi non è credente: uomini e donne, la natura li creò. E’ qui la lotta. Nel momento in cui si spazza via questa frase, la si sostituisce surrettiziamente con: indistinti li creò, in modo che ciascuno possa scegliere cosa diventare a proprio piacimento.
E cosa c’è di male?
Dal vostro punto di vista niente. Dal mio sì, perché vengono toccate le fondamenta della teoria giudaico-cristiana dell’Occidente. C’è una lotta culturale dietro questa legge. Non nascondiamoci dietro le tecnicalità o la falsa tolleranza.
[Fonte: https://www.huffingtonpost.it/entry/marcello-pera-la-legge-zan-sullomofobia-e-un-altro-capitolo-del-suicidio-delloccidente_it_5f8d6e70c5b66ee9a5f1d2a3]