LA NUOVA EUROPA: IDEE, VALORI E SFIDE
Daniele Lonardo – Si è svolto, sabato 13 ottobre 2018, il Convegno dal titolo: “La Nuova Europa: idee, valori e sfide” presso il Centro Studi San Carlo (Via Monte di Pietà, 1). L’evento, strutturato in due tavoli di lavoro, è stato presentato dall’Avvocato Stefano Commodo, Portavoce di Rinascimento Europeo.
TAVOLO DI LAVORO 1– Post Brexit: lo spirito dei Padri fondatori per dare una nuova anima all’Unione Europea. Moderatore: Professor Pier Giuseppe Monateri; Relatori: On. Alberto Cirio – europarlamentare, Gruppo PPE (Forza Italia) e On. Alessandro Giglio Vigna, Deputato Lega e membro della I Commissione (Affari Costituzionali) e della XIV Commissione (Politiche dell’Unione Europea).
Il Professor Pier Giuseppe Monateri sottolinea come l’Europa, nelle categorie del Prof. Pizzetti, si sia formata tramite un processo costituzionale. È, però, possibile che tale processo costituzionale sia in perenne evoluzione, che i trattati siano continuamente ridiscutibili, ri-negoziabili e che in tale architettura non si sia riservata una voce agli Stati membri?! Nel sistema federale americano, al contrario, il Senato è vera espressione degli Stati membri e in esso sono eletti due membri per ciascuno Stato, indipendentemente dalla loro grandezza. Per avere un framework analitico, occorre pensare in concreto a quale progetto europeo realizzare per rifondare l’Europa attuale. Occorre innanzitutto distinguere i 3 progetti europei che si sono susseguiti nel tempo: 1) L’Europa di Schumann, fortemente cristiana, sociale e basata sull’accordo del carbone e dell’acciaio, la CECA acronimo di Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio; 2) L’Europa fondata sul pensiero social democratico; 3) L’Europa attuale fortemente liberista e del tutto agnostica. L’Europa non è quindi un progetto solo ma un susseguirsi di progetti portati avanti nel corso del tempo: un’opera di rilancio risulta indispensabile oggigiorno a soli sessant’anni dai trattati di Roma, firmati il 25 marzo 1957 ed entrati in vigore il 1 gennaio 1958.
L’europarlamentare Alberto Cirio, esordisce affermando che talvolta si addossa all’Europa più responsabilità di quelle che in realtà essa abbia e l’eccessivo livello di burocrazia (sia esso a livello regionale che statale) tende ad appesantire il pregiudizio che i cittadini hanno nei confronti del progetto europeo. Attraverso l’operato degli europarlamentari, infatti, i cittadini di ogni Stato membro dovrebbero sentirsi pienamente rappresentati a livello europeo. Nella prassi, invece, spesso è capitato che a Bruxelles venissero mandati esponenti dei Partiti ormai prossimi al pensionamento oppure personaggi famosi (dai calciatori ai cantanti) che, in occasione di un’elezione di preferenza, potevano avere più chances di essere eletti. La rappresentatività diretta è stata, quindi, sia un bene in quanto ha permesso a soggetti competenti di portare de facto le doglianze dei cittadini ad un livello più alto di quello nazionale ma dall’altro, ha portato in Europa anche soggetti del tutto incompetenti che, nel corso degli anni, hanno ridotto la credibilità dell’Italia in Europa. L’Europa oggigiorno sconta una “crisi di credibilità” che permea tutte le istituzioni a qualsiasi livello: dai sindacati in crisi di iscritti, ai partiti con le sedi vuote fino alle associazioni di categoria non più rappresentative come un tempo. La credibilità delle istituzioni politiche nazionali si trasla anche a livello europeo che, essendo quella più “lontana” dai cittadini, a volte risulta inevitabilmente anche quella più “responsabilizzata”. Rappresentanti capaci ed autorevoli, come Mario Draghi (BCE) e Antonio Tajani (Presidente del Parlamento Europeo), possono oggi fare molto aumentando la credibilità e autorevolezza del nostro Paese in Europa. In vista delle elezioni europee di maggio 2019, se vogliamo dimostrare ai cittadini che stare in Europa è un bene, dobbiamo farlo attraverso prove concrete facendo capire ai nostri concittadini cosa di buono si riesce a realizzare a Bruxelles e Strasburgo. C’è tanto da cambiare in Europa e per riuscire a far nuovamente “scaldare i cuori” sarà necessario, ad esempio, la creazione di una forza comune in grado di difendere i confini, discorso ben diverso da quello di una mera duplicazione di forze armate nazionali. Una forza militare che avrebbe un effetto pratico ed emotivo abbattendo le diversità che sono insite in tutta Europa.
E per i giovani? L’europarlamentare è chiaro sul punto: in primis studiare di più e meglio l’inglese, lingua ufficiale in molti tavoli di lavoro europei e purtroppo trascurata nel corso degli studi scolastici; in secundis la valorizzazione della figura dell’europrogettista, un vero e proprio mestiere che permette di tradurre un progetto nella lingua europea. Questi, solo alcuni spunti di riflessione per investire meglio quei due miliardi e mezzo di euro che ogni anno tornano a Bruxelles perché non spesi a livello nazionale.
L’Onorevole Alessandro Giglio Vigna, membro della Commissione Politiche dell’Unione Europea sottolinea come tale Commissione sia al centro dell’attuale dibattito politico in quanto, per il tramite della XIV Commissione, passano tutti gli atti che arrivano dall’Europa verso il nostro Pese ed è competente su circa il 90% di quello che a livello nazionale viene deciso. Tale commissione, infatti, detiene una competenza generale sugli aspetti ordinamentali connessi con l’attività e i provvedimenti dell’Unione europea e delle sue istituzioni, nonché sul recepimento degli atti legislativi e degli altri obblighi derivanti dall’ordinamento europeo. L’On. Giglio Vigna si concentra sul tema dei migranti sottolineando come l’attuale crisi dei migranti abbia messo in risalto un fatto significativo: l’assenza di una politica estera comune europea. Il Governo Conte (con Salvini e Di Maio) sta cercando di chiedere una corresponsabilità in capo ai vari Stati Membri in modo da risolvere un problema strutturale che si sta protraendo ormai dal 2014. Tale crisi ha scoperto un vero e proprio vaso di pandora, ovvero che a fronte di un’unione economica e monetaria assodata, su alcune questioni come ad esempio il fenomeno migratorio, gli Stati tendono a ragionare come singoli senza volersi addossare responsabilità che dovrebbero essere, invece, comuni e come tali essere risolte di comune accordo. L’est Europa, inoltre, recentemente entrata nell’Unione è figlia di una storia diversa rispetto a quella dei Padri Fondatori: dittature e politiche di accentramento del potere hanno una rilevanza nelle politiche nazionali ed europee differenti rispetto a quelle dell’Europa occidentale. Alcuni atteggiamenti lasciano inoltre perprplessi come il caso della Francia che chiede agli altri Paesi di aprire le frontiere esterne ma nel contempo, in via di autotutela, chiude le frontiere interne. Un vero e proprio fallimento dell’Europa, a detta del parlamentare della Lega. Disparità a livello europeo ce ne sono molte: dal tasso di disoccupazione dei vari Stati membri, al tasso di crescita fino alla questione della tassazione e tale momento storico rappresenta un vero e proprio giro di boa: uno shock (forse momentaneo) delle istituzioni dovuto da un diverso atteggiamento dell’Italia (e di altri Paesi dell’Unione come quello del blocco di Visegrad) nei confronti della compagine comunitaria. Da ultimo, ciò che lamentano i Paesi a governo sovranista è una centralità dell’aspetto economico europeo rispetto all’aspetto politico: spesso l’Europa ha messo in atto politiche di austerity nei confronti di quegli Stati che in Europa non sono riusciti a far sentire la loro voce e che, quasi passivamente, hanno accettato quanto imposto a livello sovranazionale. Questo non è il caso dell’Italia odierna che, con il Ministro dell’Interno Salvini sta cercando di far sentire nuovamente la voce di uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europa.
Prossimo appuntamento con Rinascimento Europeo il 9 Novembre alla GAM di Torino per un Convegno alla presenza di Marcello Veneziani e Diego Fusaro.



