Convegno “La Grande Rapina” sul sistema bancario italiano
Daniele Lonardo – Il 22 marzo scorso si è svolto, presso il Centro Studi San Carlo a Torino, il Convegno co-organizzato e promosso dall’Associazione Rinascimento Europeo e dall’Istituto Piemontese Studi Economici e Giuridici dal titolo “La grande rapina – La crisi del sistema bancario italiano: analisi e proposte alternative”. L’Avvocato Stefano Commodo, portavoce ufficiale dell’Associazione, ha moderato abilmente il dibattito tra l’economista e Professore Vittorio de Pedys e il giornalista Federico Callegaro.
L’incontro è stato utile da una parte per rilanciare i lavori dell’Istituto Piemontese di Studi Economici e Giuridici (I.P.S.E.G.) e, dall’altra, per proseguire e sviluppare (con rinnovate energie) l’esperienza degli Stati Generali del Centro-Destra di Torino e del Piemonte, creando uno spazio unitario e pre-politico, al riparo dalla litigiosità dei partiti, e avendo come riferimento i valori della cultura e dell’identità europea tradizionale, e all’idea di un’Europa autorevole, unitaria e capace di difendere la propria sovranità.
La Legge Amato (1990), concernente disposizioni in materia di ristrutturazione e integrazione patrimoniale degli Istituti di credito, ha generato un processo di forte cambiamento del sistema bancario italiano. L’obiettivo era quello di permettere alle banche italiane (istituti di credito di diritto pubblico) di trasformarsi da una parte in società per azioni e dall’altra di generare delle fondazioni alle quali trasferire tutte quelle attività non tipiche dell’impresa, dalla cultura al welfare.
Nelle recenti horror stories bancarie (dal Monte dei Paschi di Siena alla Popolare di Vicenza passando per Banca Veneto, Banca Etruria e Credito Rimini), il Professor Pedys ha evidenziato alcuni punti fermi.
Il mercato dei Non-performing loans (o NPLs, cioè i cd. crediti incagliati) è un buyer’s market: il prezzo medio è del 20% rispetto al loro effettivo valore di mercato e, allo stato dell’arte, ammonta ad almeno 200 miliardi, cioè un quarto di tutta Europa; l’80% delle sofferenze bancarie è causato da client corporate, cioè soggetti ben noti che creano un buco di bilancio senza poi saldare il conto che di conseguenza viene a gravare sulla collettività. Il caso virtuoso della SGA (ex bad bank del Banco di Napoli) in 10 anni ha visto recuperati il 94% del valore dei suoi NPLs: azione resa possibile solo grazie alle vendite dilazionate nel corso del tempo. Una cessione troppo frettolosa per coprire le sofferenze non risulta essere la soluzione migliore, nonostante le forti e numerose pressioni imposte dalla BCE. Oltre a constatare il fatto che in 10 anni le azioni delle banche italiane hanno perso circa il 95% del loro valore di mercato (stimato di 109 miliardi), il Professore ha sottolineato la grave lacuna legislativa legata alla tutela del risparmio: mai quest’ultima è stata tutelata in Italia, nonostante la disposizione ex Articolo 47 della Costituzione secondo cui “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.”
Alla luce di quanto detto, sono state esplicitate le seguenti proposte: eliminazione graduale dei NPLs, azioni di responsabilità nei confronti di manager e client corporate insolventi, separazione ex lege delle attività di banca commerciale da quelle di investimento, divieto di partecipazioni incrociate per società quotate oltre al divieto di partecipazione a cascata, abolizione del divorzio Tesoro – Banca d’Italia, rilascio di una garanzia statale (la “GACS”) finalizzata ad agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza dai bilanci delle banche italiane (recentemente approvato con il Decreto Legge n. 18 del 14 febbraio 2016) e da ultimo rinegoziare i derivati del Tesoro con le Investment Bank e programmare un re-intervento delle fondazioni attraverso azioni più costruttive e utili al rilancio del Paese.



