Violenza non giustificata

Redazione – La violenza di chi combatte contro la violenza è giustificata? Le risposte, generalmente, sono diverse.
Si, quando serva per interromperla. No, non si può rispondere alla violenza con la violenza, se no la violenza si perpetuerà. Rispondere, alle volte, è difficile. Se, però, si utilizza la violenza per fermare chi la pensi in maniera diversa e, alle volte, in maniera, che ci infastidisce, perché sostiene posizioni, per noi, inaccettabili?
Un esempio di questo genere è posto dal filosofo Riccardo Dal Ferro nel suo libro Elogio dell’Idiozia. Dal Ferro sottolinea come si possa affrontare l’ostacolo in due modi. Non capire, ma riempire di botte, secondo l’istinto. Non rispondere, però, a delle ragioni mosse dall’altra parte, porta a confermare le posizioni, che noi non condivideremmo.
Certo, è difficile comprendere posizioni, che, per noi, siano inaccettabili. Se non lavoreremo per comprendere (non diciamo giustificare) la logica o il sentimento, che muove posizioni opposte alle nostre o non motiveremo le nostre posizioni, mantenendole e attendendo una risposta dall’altra parte, non potremo andare avanti. L’alternativa, a quel punto, sarebbe la clava.
Giustificare a tutti i costi l’uso della violenza, perché l’opinione altrui ci dà fastidio, non. è cosa positiva. È un atto di regressione nei confronti della capacità di porsi domande e di argomentare. L’uso della violenza contro chi sostenga posizioni diverse dalle nostre è, perciò, sbagliato.
Accade che, ancora una volta, certi sostenitori pubblici dell’area di sinistra cadano in questo errore. Non la pensi come me? Ti zittisco. Accadde per chi manifestò contro le Sentinelle in Piedi. Ogni volta, che comparivano in piazza, silenziosi, con un libro in mano, ricevevano insulti e urla contro.
In questo caso, lo scorso febbraio, gli antagonisti si scontrarono per ostacolare una manifestazione, per ricordare le foibe, organizzata dal FUAN. Certo. I morti, nella ex Jugoslavia, a causa della violenza fascista sono esistiti. Sono, però, esistite le foibe. Sono morti tanti civili, come dall’altra parte. Quelli che sono scappati sono stati quasi respinti dalla loro nazione, l’Italia. Rinchiusi in strutture precarie, fatte di lamiere, per più di un decennio. Questo è il caso degli esuli Istriani, rinchiusi, ad esempio, alle Casermette a Torino. Altro che centri di accoglienza. Accolti tra gli insulti. Confinati in baracche. Insomma: i morti a causa della violenza, indipendentemente da dove venga la violenza, sono morti a causa della violenza.
Torniamo agli eventi dello scorso febbraio. Scontri. Tre uomini della DIGOS feriti, portati in ospedale. Danneggiamenti. A questo sono seguiti degli arresti. La causa? L’opera di antagonisti. Chi prende le loro difese e con che parole? Arrivano Zercocalcare e Moni Ovadia. Il fumettista Zerocalcare sostiene, come riporta “La Repubblica”, che “Queste persone sono colpevoli di aver sostenuto posizioni che dovrebbero essere di tutti. È una situazione surreale”. No signore. Queste persone sono colpevoli di aver mandato in ospedale tre persone e di aver compiuto danneggiamenti. Sono responsabili di atti violenti. Anche se stanno simpatici al suddetto fumettista, non hanno sostenuto alcuna posizione. Nessuna argomentazione.
Zerocalcare conosce i fatti? Se si, vuol dire che sostiene una azione violenta. Al pari di quelle, che vorrebbe condannare. Questo accade spesso, per sentimento. È umano, ma, in questo modo resteremo mezz’uomini, ominicchi o quaquaraquà.