Una storia italiana: 10 anni per stabilire quando carta e cartone non sono rifiuti.

Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Carlo Manacorda* pubblicato in data 23 Febbraio 2021 su “www.lineaitaliapiemonte.it“.
La questione emblematica del Regolamento che stabilisce quando carta e cartone non vanno considerati rifiuti. Definito in ben dieci anni, è la plastica rappresentazione dei ritmi italici, ben più rilassati di quanto il presidente Draghi ha dichiarato debbano essere. Ed è un caso emblematico perchè non c’è neppure la scusante di oneri finanziari da affrontare o decisioni importanti da prendere. Semplicemente la questione, come spesso capita nel nostro Paese, ha preso un “andamento lento”. Risultato: anni e anni di improduttività. Improduttività e inefficienza che è tutto salvo che gratis.
Nelle sue dichiarazioni programmatiche, il neo Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha più volte ribadito la necessità che i provvedimenti dello Stato, per essere efficaci, devono essere presi “senza perdere tempo” e tempestivamente. Ed ha fatto capire che intende ispirare l’azione del suo Governo a questi criteri.
La storia del Bel Paese ci racconta però che lo Stato, sovente, ha ritmi operativi che poco si conciliano con le regole sottolineate da Draghi. Raccontiamo qui una storia recente ed emblematica di questi ritmi. Storia di pura inefficienza ed improduttività degli apparati pubblici e che, tra l’altro, non comportava oneri economici diretti o decisioni importanti, come spesso avviene, ad esempio, per giustificare gli spaventosi ritardi nella realizzazione e nel completamento di opere pubbliche.
La Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 9 febbraio 2021 ha pubblicato il Decreto del 22 settembre 2020 del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa (ora cessato dalla funzione). Il provvedimento contiene il Regolamento che stabilisce quando carta e cartone non vanno considerati rifiuti e quali sono gli adempimenti da osservare da parte di chi fa commercio di questi materiali. E fin qui nulla di strano. Ciò che sorprende è che ci sono voluti più di 10 anni per definire questo Regolamento.
Fuori discussione la sua necessità ed utilità. Nelle premesse del provvedimento, si precisa infatti che esiste un mercato per la carta ed il cartone recuperati. Pertanto, questi materiali possiedono un effettivo valore economico di scambio. Il loro riutilizzo deve però avvenire nel rispetto di precisi requisiti tecnici. Se sono rispettati questi requisiti, il riutilizzo di carta e cartone recuperati non comporta impatti negativi sulla salute e sull’ambiente. Il Regolamento stabilisce quindi quali sono questi requisiti e come debba avvenire la gestione e il commercio di carta e cartone riutilizzati. Il produttore di carta e cartone recuperati attesta, attraverso un’apposita dichiarazione ― che invierà alle autorità competenti in materia di protezione ambientale ― che il materiale da lui commerciato possiede i requisiti tecnici. A questo punto, carta e cartone cessano di essere qualificati come rifiuti.
Fin qui la sostanza del provvedimento. Ciò che stupisce però è la durata della sua gestazione. Ricostruiamola.
Il Regolamento è emanato in attuazione di una norma contenuta nel Codice dell’ambiente del 2006. Tiene conto di ben 8 Direttive e provvedimenti dell’Unione europea spalmati negli anni che vanno dal 1993 al 2015. Tra le Direttive, ce n’è una del 2008 in materia di rifiuti che stabilisce che gli Stati che fanno parte dell’Unione approvano le norme di legge o regolamentari necessarie per conformarsi ad essa entro il 12 dicembre 2010. Ignoriamo, naturalmente, se vi siano stati insormontabili impedimenti a osservare la Direttiva europea. Vero è che, fino all’alba del 22 settembre 2020, l’Italia tace. A questa data approva il Regolamento. Che, però, non può ancora essere operativo se manca la registrazione alla Corte dei conti. Che avviene il 23 gennaio 2021. E, finalmente, viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 9 febbraio.
Ma la storia non è ancora finita. Il Regolamento contiene infatti una disposizione transitoria che dà, al produttore di carta e cartone recuperati, 180 giorni dalla data di entrata in vigore del Regolamento stesso per inviare all’Autorità competente la dichiarazione che indichi a quali usi saranno destinati carta e cartone riutilizzati. Nel frattempo, carta e cartone recuperati potranno essere utilizzati ― se recuperati in conformità ad una norma del gennaio 2014 ― soltanto nella manifattura di carta e cartone ad opera dell’industria cartaria oppure di altre industrie che li utilizzano come materia prima.
Certamente, il Regolamento di cui stiamo parlando non ha la rilevanza di un Piano di vaccinazione ― che Draghi ha messo al primo posto per abbattere la pandemia di Covid ―. Neppure del Recovery plan ― dalla cui tempestività di approvazione dipende l’utilizzo dei 209 miliardi messi a disposizione dell’Italia dall’Unione europea per il rilancio dell’economia ―, ovvero degli altri argomenti programmatici, dal fisco alla digitalizzazione, indicati dal neo Presidente del Consiglio.
Nell’intervento programmatico, Draghi ha però anche detto che “L’altra riforma che non si può procrastinare è quella della pubblica amministrazione” poiché “la fragilità del sistema delle pubbliche amministrazioni e dei servizi di interesse collettivo è una realtà che deve essere rapidamente affrontata”. Ed ha aggiunto: “La riforma dovrà muoversi su due direttive: investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro”. E poi, con la riforma della pubblica amministrazione, dovrebbe anche scattare la semplificazione delle procedure che la stessa amministrazione segue nel suo operato. Se tutto ciò avverrà, forse Regolamenti per carta, cartone e simili non richiederanno 10 anni per essere partoriti. Ma è auspicabile che si valuteranno anche i costi economici che comunque sono stati sostenuti per mantenere inefficienza e improduttività in tutti questi anni.