A TV E GIORNALONI TRADIZIONALI NON CREDE PIU’ NESSUNO

Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter Giuditta’s File, a cura di Daniele Capezzone, del 5 settembre 2017
Si parla molto e giustamente (forse non abbastanza) della crisi della politica tradizionale, della sua largamente perduta credibilità. Di un ceto politico comunque disprezzato (quando lo merita e anche nei casi in cui non lo meriterebbe), squalificato, irriso, ridotto a una trentina di comparse intercambiabili sulle poltroncine dei talk-show televisivi.
Ma non si ragiona a sufficienza di un processo analogo, anche se più lento e meno visibile, che investe i media tradizionali: le grandi tv, i grandi giornali, i mainstream-media.
Non sono più giovane, ma sono vecchio abbastanza per ricordare un tempo in cui una cosa detta in tv o scritta su un quotidiano nazionale aveva di per sé un sigillo di autorevolezza, di credibilità, di ufficialità.
Oggi, e sia i dati di ascolto televisivo sia le cifre sulla vendita dei giornali ne sono testimonianze chiare, quei media non solo non sono più in grado di determinare l’agenda pubblica, ma nemmeno di farsi credere.
La deriva vale un po’ in tutto l’Occidente avanzato. In tempi di crisi dell’establishment tradizionale e delle vecchie élites, anche i grandi media (che sono naturalmente parte di quella realtà) soffrono.
In Italia, si aggiunge un sovrappiù tutto domestico, che è legato alla casta giornalistica, così feroce nel colpire la casta politica, e così autoassolutoria rispetto a se stessa.
Con poche e altamente meritorie eccezioni (direttori coraggiosi, commentatori non allineati, cronisti scrupolosi), esiste una sorta di rete di comari e compari, un politiburo autoreferenziale costituito da un centinaio di firme. Si scrivono fra loro, si leggono fra loro, vanno in vacanza insieme, si ospitano nei rispettivi spazi e programmi, si citano fra loro. Si odiano e si invidiano, anche: ma in un contesto che è rigidamente comune.
Per costoro, è essenziale (e insieme naturalissimo, fisiologico, automatico) escludere ogni diversità, transennare gli outsider: oppure di tanto in tanto includerli, ma solo per omologarli, annetterli, normalizzarli.
Su questo, aveva ragione in modo preveggente Marco Pannella. Tra le tante cose (forse non così tante come credeva, e certo non tutte) su cui aveva assolutamente visto giusto per lunga parte del suo percorso, c’era proprio questo elemento di chiusura del ceto dominante nei media. Marco lo riconduceva al “regime”, immaginando qualcosa che da molto tempo non c’è più: un “centro decisionale” capace di determinare le cose (memorabile la formula pannelliana “Pci-P2-PScalfari…”). Qualcosa del genere si ripeté molti anni dopo (per ammissione più o meno esplicita degli stessi interessati) con le consultazioni telefoniche tra grandi direttori, ai tempi di Tangentopoli, sui titoli di prima pagina dei quotidiani del giorno dopo.
Oggi, invece, nel grande slabbramento italiano, c’è una “inversione” del tipo di quelle che amava Carmelo Bene. I decisori non decidono: semmai “sono decisi”. Subiscono l’inerzia determinata dal pilota automatico del “politicamente corretto”, e sanno – senza neanche bisogno di ordini o consultazioni – cosa va incluso e cosa va escluso.
Poi però non ci si stupisca se ormai pochi fruiscono dell’informazione tradizionale, e se ancora meno le credono.
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SEGNALAZIONE: COMUNICATO DI IERI POMERIGGIO
Sgomberi. Capezzone su circolare Viminale: perché mappatura immobili privati non utilizzati? Le proprietà dei privati non appartengono allo stato…Mi auguro che nessuno abbia idee strane di usare gli immobili dei privati come se fossero pubblici…
Dichiarazione di Daniele Capezzone, deputato Direzione Italia
Leggeremo il testo integrale della Circolare del Viminale ai prefetti in materia di sgomberi. Per il momento, voglio sperare che la sintesi giornalistica sulle agenzie di stampa sia stata eccessivamente sommaria.
Ma desta enorme preoccupazione (ha ragione il Presidente di Confedilizia Spaziani Testa) che si parli di “mappatura anche degli immobili privati non utilizzati” e che questo venga associato a un “piano nazionale di riuso a fini abitativi”.
Che vuol dire? Lo stato faccia qualcosa del genere (come si scrive nel testo) con gli immobili pubblici. Le proprietà dei privati non appartengono allo stato.
E la sola idea di associare questa mappatura al “riuso a fini abitativi” appare – al netto, lo ripeto ancora, di eventuali eccessive sintesi giornalistiche – surreale. Poniamo che un privato abbia un immobile, gravato da pesanti tasse, e non riesca a usarlo, ad affittarlo, eccetera: e che facciamo, lo “riusiamo a fini abitativi”?
Spero sia un grande equivoco, e che venga immediatamente dissipato.
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GIUDITTA’S LEAKS
La gattina Giuditta, con i suoi agganci, riesce spesso a intercettare e svelare le veline segretissime che la SCPC (Suprema Cupola Politicamente Corretta) indirizza alle redazioni dei giornaloni…Inutile dire che la gattina detesta la SCPC.
+++A tutte le redazioni antitrumpiste, antibrexiste, antipopuliste dalla SCPC. Oggi indicazioni STRATEGICHE di politica internazionale+++
1. La Corea del Nord comunista minaccia l’Occidente con i suoi missili? Trovare il modo di dare la colpa a Trump, anche se è l’unico dopo anni di inerzia a porre la questione.
2. Graditi pezzi di colore con paragoni tra i capelli di Kim e quelli di Trump.
3. Buttarla sul ridere con contributo del senatore Razzi.
4. Omettere di ricordare che anche questo problema è stato alimentato da otto anni di arretramento e inerzia del Premio Nobel Obama.
5. Omettere di ricordare che con l’Iran l’escalation nucleare può essere anche peggiore in prospettiva. Pure in questo caso, non menzionare il suddetto Premio Nobel Obama e i suoi errori strategici.
6. Su tutto, sentire per intervista (tanto dicono le stesse cose): Furio Colombo, oppure Emma Bonino, oppure monsignor Galantino. Sempre opportuna e gradita citazione di Papa Francesco.
7. Esaltare la Merkel: buona, generosa, con gli anni signora di irresistibile fascino.
8. Trovare il modo di valorizzare la svolta del Foglio, ormai allineato a Repubblica (anzi, al vecchio Riformista).
9. Dipingere l’Inghilterra allo sfascio. MASSIMA DIFFUSIONE per recenti commentini di Cerasa sul Foglio contro la Perfida Albione.