Riparti Piemonte, Regione rimandata a settembre
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il giorno 4 agosto 2020
Non ci sono solo i cinque articoli impugnati presso Corte Costituzionale dal Governo, su altri dieci è in atto un’interlocuzione per apportare delle modifiche richieste dall’esecutivo ad Alberto Cirio per evitare che anche questi subiscano una bocciatura. Per le opposizioni il Riparti Piemonte rischia di trasformarsi in un colabrodo: “Il Governo – ha detto il consigliere Pd Maurizio Marello – ha impugnato 5 articoli del Riparti Piemonte, facendo rilievi di incostituzionalità su 15, poco meno del 20%, e dieci non sono stati impugnati perché la Regione ha accettato di modificarli. La minoranza aveva segnalato che molti articoli erano a rischio, ed è ora preoccupata che la maggioranza non intenda modificare quelli impugnati, con il pericolo di un vuoto legislativo”. Questione ribadita anche dal capogruppo dem Raffaele Gallo, secondo cui “evidentemente qualche errore è stato fatto, non si governa una regione senza tenere conto del quadro normativo nazionale”.
Critiche respinte in aula dall’assessore Maurizio Marrone, il quale per tutta risposta mette all’indice proprio l’esecutivo nazionale: “In una crisi come questa le istituzioni dovrebbero fare quadrato, l’impugnazione da parte del Governo è gravissima. Questo Governo non ha avuto neppure la sensibilità di aspettare i correttivi regionali, per procedere direttamente all’impugnativa”. La sensazione è che le criticità siano prettamente di natura tecnica, ma da piazza Castello la buttano sullo scontro politico mentre gli uffici sono al lavoro per porre rimedio a un cortocircuito che rischia di far impantanare il provvedimento simbolo della Fase 2 con lo stanziamento, assieme al Bonus Piemonte, di 820 milioni euro. Almeno una parte di questi ora rischiano di non essere erogati.
Tra le norme contestate, la Regione ha già stabilito di rinunciare ad alcune come una parte del cosiddetto Riparti Turismo (articolo 23) che cuba circa 1,7 milioni, risorse che saranno riallocate nell’ambito della legge 14/2016. Altri provvedimenti non comportavano un diretto impegno di spesa come l’articolo 63, in tema di semplificazione urbanistica; l’articolo 84 che introduceva la proroga di validità del documento unico di regolarità contributiva (Durc) fino a novembre e l’articolo 85 “Disposizioni in materia di presidi socio sanitari assistenziali”, ripreso però nel bonus sanitario. Tutti abrogati “in quanto – si legge in una bozza su cui stanno lavorando i tecnici dell’assessorato al Bilancio – non risultano allineati ai disposti nazionali ponendosi in contrasto con la disciplina statale”. Insomma, è la stessa Regione che ammette almeno una parte degli errori commessi, in attesa che sugli altri si pronuncino Governo. Saltano anche gli interventi regionali a sostegno del lavoro agile o smart working (articolo 37).
Confermata invece la moratoria sull’autorizzazione per realizzare nuovi centri commerciali che secondo il Governo lede la concorrenza, mentre la Regione la rivendica come norma a favore degli esercizi di vicinato: si andrà in Corte Costituzionale. Su altri – in gran parte in tema di semplificazione – verranno apportate delle modifiche, in parte formali in parte sostanziali, per andare incontro ai rilievi posti dall’esecutivo. In aula è stata approvata la dichiarazione d’urgenza che dimezza le tempistiche di attesa di queste modifiche – da 60 a 30 giorni – consentendo la possibilità di richiamarlo in aula già a inizio settembre.