“Il Punto” n. 608
Riceviamo in Redazione e riportiamo “Il Punto” n. 608 di Marco Zacchera del 9 dicembre 2016
LA VITTORIA DEL NO
Ha vinto il NO e Renzi (per ora) torna a casa tra un mare di polemiche soprattutto dentro il PD. Renzi e il PD hanno perso ma hanno vinto quegli italiani che sono andati oltre le etichette e i partiti, quelli che si sono informati dei contenuti, quelli che dopo tanti anni di apatia hanno capito che il rischio era grosso. Hanno vinto i giovani, quelli del nuovo millennio.
Una maggioranza di italiani che ha sonoramente bocciato una riforma costituzionale mal scritta e che il premier ha reso ancora più antipatica con una sua presenza debordante e incontrastata sui media, spacciando quotidiane balle in quantità, una sorta di propaganda a reti unificate appoggiata dai “poteri forti” di mezzo mondo, ma invano perché il ricatto non è riuscito.
Tra l’altro anche dopo il voto si è visto quante balle erano state contate: la borsa non è crollata e neppure lo spread, anche se indubbiamente restano tanti problemi e servono presto un governo e una riforma elettorale seria, poi si andrà subito al voto.
All’estero invece – in completa controtendenza – incredibilmente vince largamente il SI tra gli italiani nel mondo ma con ben il 10% di schede nulle, un assurdo. Il sistema di voto è troppo complesso e pieno di “buchi” con possibili brogli , va assolutamente riformato.
Il vero problema è che ora (forse) va via Renzi, ma restano i Renziani.
Migliaia di persone assunte nel sottobosco governativo e nei ministeri, i “fiorentini” del giglio magico, gli amici nelle banche, le nomine alla RAI e non solo alla Rai, gli infiltrati nei giornali, nelle società controllate…
TUTTA QUESTA GENTE ADESSO CHI LA LICENZIA?
Chi caccia o almeno contesta i giornalisti che spudoratamente hanno spinto per il SI pur spacciandosi per “indipendenti”? Quelli “partigiani” anche se pagati dal servizio pubblico. quelli che si sono pesantemente compromessi con Renzi, così come tutti quelli pronti (alla Bruno Vespa) a strusciarsi con chiunque.
Per cambiare davvero l’Italia forse dovrebbe cominciare proprio con uno “spoil syustem” imponendo le dimissioni di questa gente che – per puro spirito di potere (o peggio) – aveva puntato sul SI, gentaglia che da sempre resta arroccata ovunque e continuerà ( a spese nostre) a fare danni.
Chissà se il pensiero delle dimissioni sarà passato anche nella mente di NAPOLITANO (da 67 anni in parlamento!), di PRODI, CASINI, VERDINI e compagni di merenda.
MA ADESSO BISOGNA RICOSTRUIRE
Ha stupito l’ampia vittoria del NO tenuto conto anche dell’alta affluenza alle urne.
A leggere le segmentazioni del risultato elettorale sembra che il l’esito sia stato condizionato dagli under 35 (68% di NO) mentre politicamente Renzi ha raccolto solo (in parte) il voto del PD, un elettore su 5 del centro destra e i segmenti isolati dei propri alleati di governo che confermano di contare pochissimo in termini elettorali.
Bocciata la pessima proposta di riforma costituzionale per i motivi che abbiamo sottolineato in questi mesi, resta però la necessità di aggiornare la Costituzione e ribadisco che solo una ASSEMBLEA COSTITUENTE eletta fuori dal parlamento e dal governo possa e debba – sentite le opinione dei cittadini su specifici e singoli temi – stendere e far votare un testo condivisibile.
Un’occasione per proporre di far ELEGGERE DIRETTAMENTE DAI CITTADINI IL CAPO DELLO STATO, ma soprattutto con un testo che deve unire e non dividere e quindi ascoltando (per esempio con sondaggi seri) i cittadini PRIMA di proporre un nuovo testo.
CONFUSIONE A DESTRA: ORA SERVONO LE PRIMARIE
Berlusconi ha subito colto l’occasione per rimettersi al centro della scena: si è dichiarato auto-portatore del 5% dell’elettorato al NO (io invece ho sentito molta gente che ha votato SI proprio per la sua presenza a favore del NO…) ed ha subito offerto appoggi per un governo di scopo in attesa di una nuova legge elettorale che – se fosse proporzionale, come spera – gli offrirebbe una rendita di posizione come leader di FI utile per alleanze o convergenze future.
Tutto il contrario di Matteo Salvini che gioca invece la carta delle elezioni anticipate fiutando il momento di slancio e chiedendo (come la Meloni) rapide elezioni primarie di centro destra per scegliere un leader, convinto di raccogliere una netta maggioranza.
Qui sta il punto: finchè Berlusconi ritiene di essere lui il leader incontrastato di uno schieramento che forse non c’è più, rifiuta le “primarie” e il confronto non si andrà da nessuna parte, mentre in tanti si sentono smarriti e di fatto senza una guida autorevole a pochi mesi da quando si andrà comunque ad elezioni anticipate.
Logica e buonsenso imporrebbero quindi delle primarie di coalizione che scelgano nuovi riferimenti, ma Berlusconi si ostina in un arroccamento personale che a mio avviso non ha più senso, mentre dovrebbe sveltamente indicare alcuni suoi eredi cui passare la palla.
C’è chi sostiene che Salvini rischia di vincere alle primarie salvo e poi perdere in un confronto elettorale se si svolgesse un ipotetico ballottaggio. Ma almeno Salvini si mette in gioco, si fa ascoltare, punta il dito su troppe cose che Renzi ha dimenticato.
Temo che a destra si perderanno mesi in chiacchiere sterili, anche se alla fine dipenderà da quale sistema elettorale verrà adottato per le prossime elezioni politiche, soprattutto se l’Italicum sarà in buona parte dichiarato incostituzionale.
Tempi lunghi perché è indecente che proprio la Corte Costituzionale “per non influenzare il referendum” non si sia già espressa a settembre – come sarebbe stato logico e giusto – e quindi si navighi ancora a vista con estrema incertezza in vista di una prima udienza il 24 gennaio. Il paese sprofonda, ma gli illustrissimi signori giudici se la prendono calma.
I NUOVI SCENARI
Il problema è che dal referendum è uscita vincente l’ “accozzaglia” immaginata da Renzi ma è indubbio che il fronte del NO sia molto variegato, mentre i sondaggi sottolineano l’esistenza e il cristallizzarsi di tre poli ormai sostanzialmente stabili e ciascuno sul 30% : il PD, altrettanti simpatizzanti per Grillo e – un gradino più sotto – una ipotetica aggregazione tra Lega, FdI e Forza Italia.
Se si scegliesse una formula a doppio turno la sfida finale probabilmente taglierebbe fuori il centro-destra che però potrebbe poi far convergere sui 5 Stelle un suo voto di protesta, come avvenne nelle scorse elezioni amministrative, mentre mi sembra difficile che possa succedere l’opposto.
Il referendum ha insomma pesantemente bocciato Renzi, ma riaperto le ferite sia nel PD che a destra dove qualcosa ci si deve pur inventare se non si vuole rimanere ai margini.
L’età e il logoramento del personaggio giocano contro Berlusconi, il problema è che purtroppo l’interessato sembra non averlo ancora capito.
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TRUMP, INTANTO…
L’avevano dipinto come il diavolo, come un saccente, porco e cretino miliardario capace solo di coalizzare gli americani più gretti e ignoranti, ha fatto imbufalire i progressisti radical-chic di tutto il mondo, ma passo dopo passo Donald Trump sembra avere intanto imboccato la strada giusta.
Collaboratori azzeccati, esperti e prudenti (nonostante le solite critiche), immediata cessione del suo patrimonio per chiudere la bocca alle polemiche su possibili incompatibilità, blocco delle spese per il mega aereo presidenziale “Air Force One” (il contrario di Renzi!), taglio alle collaborazioni, conferma del suo programma.
Vuoi vedere che alla fine Donald sarà un Presidente meno peggio di quanto ipotizzato dalle cassandre progressiste?