Piemonte incapace di spendere, fondi agricoli Ue a rischio
Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 26 agosto 2017
Se il Veneto è la locomotiva d’Italia, o meglio il trattore visto che di agricoltura si tratta, il Piemonte nell’impiego dei fondi europei arranca come un carretto con le ruote frenate. Mentre il governatore Luca Zaia può legittimamente andare orgoglioso di “un primato ottenuto in un settore trainante della nostra economia il cui futuro va gestito con la pianificazione, la modernità, l’innovazione e il sostegno alle imprese” i vertici della Regione che avrebbe dovuto surclassare la Borgogna finiscono ancora una volta sotto accusa dalle organizzazioni del mondo agricolo per la lentezza e l’inadeguatezza con cui l’ente ha fino ad oggi programmato e gestito una risorsa preziosa e cospicua – la cifra complessiva è pari a 1 miliardo e 93 milioni – per lo sviluppo di quella che è e dovrebbe rimanere, possibilmente crescendo, una delle voci più importanti del pil regionale.
Invece l’ultimo report di avanzamento della spesa pubblica dei piani di sviluppo rurale relativo al secondo trimestre 2017 sancisce la posizione non certo invidiabile del Piemonte nella classifica delle regioni virtuose (e soprattutto, rapide) nell’uso dei fondi. Partendo dal fondo, ovvero dal rischio di disimpegno, cioè non riuscire a spenderli tutti, quello del Piemonte è calcolato nella percentuale del 10,93 che scende per esempio nel caso della Toscana al 6,29, addirittura al 2,73 della Calabria o al 7,42 della Lombardia. E non consola certo vedere in quota di rischio maggiore la Liguria o il Friuli, rispettivamente con il 14,35% e il 15,80.
In cifra assoluta il Piemonte ha ancora da spendere, entro il 1° dicembre del 2018 se non li vuole perdere, 51 milioni 493mila euro di Feasr (risorse dell’Ue) cui vanno aggiunti i 119 milioni 418mila di risorse pubbliche, di cui circa un 30% della Regione. Non meglio va osservando altri dati, quelli relativo allo stato di avanzamento della spesa ripartito per le varie misure previste dai piani. Non un solo euro è stato assegnato, nel periodo preso in esame e quindi entro il 30 giugno scorso, per ripristino e potenziamento della produttività agricola a causa di calamità naturali, così come per la costituzione di associazioni tra produttori e, ancora, per il benessere degli animali, l’assistenza tecnica, la gestione del rischio, la cooperazione e altro ancora. La voce di spesa che segna la maggior rapidità di avanzamento riguarda i servizi silvo-ambientali e la salvaguardia delle foreste, seguita a distanza dall’agricoltura biologica (15,65%).
Sempre secondo il report di “Rete rurale nazionale” la capacità di raggiungere l’obiettivo di spesa, quello che il Veneto, insieme alla Provincia Autonoma di Bolzano ha conseguito con notevole anticipo, è individuata per il Piemonte nella percentuale del 45,39 a fronte dell’83,18 della Sicilia, il 62,92% della Lombardia, ma anche il 52,02 della Basilicata.
Una nuvola grigia sui campi e i vigneti del Piemonte, che tuttavia non arriva imprevista. Da tempo le associazioni di categoria hanno sollevato forti critiche alla gestione del dossier Psr da parte della Regione. Tempi biblici, procedure farraginose, scelte spesso sbagliate: questo e altro ancora viene imputato all’assessorato di Giorgio Ferrero, uno peraltro che il mondo agricolo lo conosce bene per la lunga permanenza ai vertici di Coldiretti. A lui, nello scorso novembre, si era rivolta Confagricoltura per chiedere modifiche e un cambio di passo onde evitare che utilizzare quei fondi europei continuasse ad essere una corsa ad ostacoli, spesso insormontabili.
“Sul Psr la Regione può e deve osare di più senza trincerarsi dietro ai vincoli dell’Unione Europea. È necessario riaprire il negoziato con Bruxelles per riallocare le risorse del Psr Piemonte sulle misure più importanti per il futuro dell’agricoltura. Ad esempio sulla misura che sostiene il ricambio generazionale nel settore” aveva chiesto il presidente di Confagricoltura Piemonte, Gian Paolo Coscia, pochi giorni dopo manifestazione di protesta delle aziende agricole davanti agli uffici dell’assessorato. “Non vogliamo che si debba ripetere – aveva aggiunto Luca Brondelli, numero due regionale e presidente dell’organizzazione di Alessandria – quello che è successo nella precedente programmazione sullo sviluppo rurale, quando il Piemonte ha dovuto restituire i 20 milioni di euro totali, comprensivi del cofinanziamento statale e regionale, che non era riuscito a spendere”.
Sono passati mesi e quel rischio permane. Tanto da indurre i rappresentanti delle aziende agricole a tornare, nei prossimi giorni, a fare pressione sulla Regione. Quella che aveva promesso il Piemonte avrebbe superato la Borgogna. Nel frattempo è stato superato dal Veneto. E non solo.