Partito unico del centrodestra, manovre in vista delle regionali

Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 12 aprile 2018
“Allora Matteo, lo facciamo questo partito unico del centrodestra?”. Silvio Berlusconi, come si dice, l’aveva buttata lì quel sabato mattina di fine marzo prima di salutare Matteo Salvini che stava uscendo da Palazzo Grazioli insieme a Giorgia Meloni. Lei, basita e allarmata, rispose: “Eh no, che partito unico noi non ci stiamo”. Ma quella che poteva apparire come una delle tante battute del Cav., era rivolta al vincitore delle elezioni nel centrodestra. E non si trattava solo una berlusconata. A urne ancora calde Giovanni Toti, il più leghista dei forzisti davanti ai risultati aveva ammesso: “Non ho mai nascosto che avrei preferito un partito unico del centrodestra che non è ancora arrivato, ma mi auguro che possa arrivare in futuro”. Nel frattempo il governatore ligure, ieri, ha incassato la concessione da parte di Berlusconi del simbolo di Forza Italia per il candidato sindaco di Imperia della coalizione che ricalca il modello vincente in Regione, Luca Lanteri, e non all’ex ministro Claudio Scajola. Un segnale chiaro arrivato da Palazzo Grazioli.
È, comunque, indubbio che l’esito del voto del 4 marzo e, ancor più, il timore di un’opa più o meno ostile della Lega non solo sull’elettorato ma anche sulla classe dirigente azzurra prospetta, con tratti giorno dopo giorno più decisi, la nascita di quello che più che un Pdl 2.0 potrebbe definirsi una (Forza) Lega Italia. Il banco di prova per l’esordio di un soggetto politico, che viene visto con sempre più attenzione da una fetta dei berluscones in veste difensiva rispetto a un temuto Anschluss ad opera del Carroccio, potrebbero essere già le regionali di un altr’anno, magari in election day con le europee (per le quali, ovviamente, i due partiti attuali dovrebbero trovare una soluzione per la collocazione nei gruppi del Parlamento di Strasburgo).
“In Piemonte bisogna iniziare a lavorare per le regionali. Mi hanno invitata, presto verrò a confrontarmi con alcuni compagni di partito” dice allo Spiffero l’azzurra Elena Donazzan, assessore al Lavoro della giunta di Luca Zaia che in questi giorni ha riproposto con decisione l’idea di una fusione di Lega e Forza Italia in un unico partito. “Ho riscontri importanti da amministratori e consiglieri regionali, persone radicate sul territorio che hanno un contatto diretto con i loro elettori – spiega –. Chi ci ha votato non vuole divisioni, per questo sostengo la necessità di iniziare un percorso che porti a un partito conservatore e repubblicano anche in Italia”.
A muoversi in Piemonte, anche in veste di teste di ponte, per aprire una discussione sul tema anche giovandosi della forzista veneta pare siano le seconde file azzurre. Questo anche per non “compromettere” in questa fase i personaggi di primo piano, quasi tutti approdati o già presenti da tempo nei banchi parlamentari. Un percorso che per non pochi berlusconiani appare meno proibitivo di quanto si possa immaginare, con una condizione ad oggi imprescindibile: deve essere il “Presidente” a governare il processo, non a subirlo magari già fin dalle prossime tornate elettorali. La Lega, dal canto suo, che al Sud ha già conquistato “manu militari” pezzi importanti del notabilato locale, sta invece tenendo un diverso atteggiamento nei confronti dell’alleato al Nord. Quanto potrà durare senza che si apra una campagna acquisti, ma ancor più senza transumanze volontarie verso il Carroccio è difficile dirlo, ma impossibile escluderlo. La stessa quasi certezza ostentata da Forza Italia nell’attribuirsi la candidatura a presidente della Regione Piemonte e le dichiarazioni guardinghe da parte dei vertici locali del Carroccio potrebbe forse avere uno sbocco più facile se all’appuntamento si arrivasse con il nuovo soggetto da proporre agli elettori. Un rischio, certo. Per la sondaggista Alessandra Ghisleri, assodato il processo di cannibalizzazione ad opera della Lega, per Salvini “sarebbe un rischio” procedere verso il partito unico. Concessa a Berlusconi la conduzione verso l’ipotetica (ma non troppo) fusione, dalla sua Salvini avrebbe naturalmente non solo il peso elettorale ma anche il non trascurabile dato anagrafico. Di certo sembra essere, inevitabilmente, il Nord il luogo dove si potrà far nascere quel che già è stato concepito da anni in alcune amministrazioni locali.
“Condivido molto quello che dice Toti – spiega la Donazzan –. Lui è la dimostrazione che dove Lega e FI governano insieme le cose vanno bene. La verità è che oggi Lega e M5s sono visti come forze propulsive, noi dobbiamo parlare di un federalismo spinto che dia risposte al Sud come al Nord”. L’assessore del Veneto per quanto riguarda il Governo dice di essere “favorevole a un governo coi Cinquestelle partendo dai punti comuni dei nostri programmi”. Insomma, un passo ulteriore verso l’alleato cui guarda come futuro compagno di partito, unico. Quello che se trova in Liguria non solo un fervente sostenitore nel governatore, nel confinante Piemonte potrebbe avere uno dei suoi battesimi più importanti e, sulla carta, con più che buone possibilità di riuscita.
L’asse Piemonte-Liguria che trova la sua trasposizione politica nel centrodestra con lo stesso Toti e, in primis, l’eurodeputato di Forza Italia Alberto Cirio, non è elemento da sottovalutare in questo probabile cammino. Cirio resta, al momento, il più accreditato successore, sul fronte avversario, di Sergio Chiamparino, ma da politico navigato e, soprattutto, profondo conoscitore delle dinamiche della corte di Arcore sa che un anno è lungo e tutto può accadere. Del resto la principale concorrente interna, la neo deputata Claudia Porchietto, con la sortita dell’altro ieri nel messaggio di commiato dal Consiglio regionale ha confermato che non intende affatto mollare la presa. Quel suo eloquente auspicio di “poterci ritrovare il prossimo anno a condividere un nuovo percorso” ha provocato più di un aggrottamento di sopracigli tra gli azzurri: “Un’uscita che non porta a niente e rischia solo di provocare tensioni di cui non c’è bisogno”, commentava ieri un importante esponente berlusconiano, censurando la “smodata ambizione” dell’ex assessora dell’era Cota. È pur vero che la grinta alla Porchietto non fa difetto, come testimonierebbe anche un vivace scambio di opinioni sulla candidatura a sindaco di Ivrea che pare ci sia stato con la senatrice e compagna di partito Virginia Tiraboschi. Chi, invece, tra gli eletti in Piemonte ormai è l’(alto) ufficiale di collegamento con il vertice e l’inner circle risponde al nome di Paolo Zangrillo, l’ex manager Fiat fratello del medico personale del Cav. A lui, come del resto agli altri berluscones piemontesi, primo tra tutti il coordinatore Gilberto Pichetto, bisognerà guardare per capire se dietro l’invito partito da Torino e rivolto alla Donazzan ci sia qualcosa di più concreto del revanscismo di qualche trombato alle ultime elezioni.