Mentre l’Europa processa l’Ungheria perché difende i confini, a Torino la polizia è sotto scacco dei pusher ghanesi

Daniele Lonardo – Con il voto di ieri al Parlamento europeo di Strasburgo, l’Europa mette a processo l’Ungheria ed il suo Primo Ministro Viktor Orban per le riforme “contrare ai valori europei”. La parola passerà ora al Consiglio europeo che sarà chiamato a decidere sulla sussistenza, in concreto, di un “rischio di violazione grave dei valori di cui all’articolo 2”, deliberando alla maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri.
Come surreale è apparso il fatto che il Partito Popolare Europeo (PPE) abbia “scaricato”, o meglio sacrificato, il suo alleato ungherese alimentando il malcontento nella compagine del centro destra europeo nei confronti di Bruxelles e delle sua continue ingerenze nelle politiche interne degli Stati membri, allo stesso modo surreale e sconcertante è apparsa l’aggressione di martedì scorso ai poliziotti (avvenuta nel cuore di Barriera di Milano, tra corso Giulio Cesare e i giardini Alimonda) durante un’operazione di contrasto allo spaccio e all’illegalità in uno dei quartieri più difficili della Città.
Oltre a dover intervenire per sedare risse a suon di cocci di vetro e contrastare furti in appartamento e scippi (ormai all’ordine del giorno), questa volta le forze dell’ordine si sono trovate a dover fronteggiare anche i residenti. In particolare, dopo la fuga rocambolesca di un pusher gabonese colto in flagranza di reato con dosi di stupefacente nel suo appartamento, in suo aiuto è intervenuto un abitante del quartiere che dal balcone ha iniziato ad inveire contro gli operatori definendoli fascisti e, sceso in strada, ha fomentato gli animi di una quarantina di soggetti nordafricani.
Il risultato? Un agente è stato colpito con una bicicletta e un altro scaraventato contro la pensilina del tram prima del provvidenziale intervento di altre pattuglie della squadra mobile accorse sul luogo per sedare la situazione e portare a termine le operazioni di fermo e arresto del gabonese e del cinquantenne italiano, accusato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, favoreggiamento e lesioni personali.
Se per la Sindaca Appendino “non esistono zone dove l’illegalità è tollerata”, l’insofferenza nei confronti delle forze dell’odine ha subito un’escalation a dir poco preoccupante negli ultimi tempi a Torino: dai Carabinieri in borghese accerchiati ai Murazzi durante un controllo per far applicare l’ordinanza anti-movida alla guerriglia urbana in piazza Santa Giulia durante la quale un agente fu accoltellato e altri due colpiti da bottiglie e pugni sul volto.
Se da un lato la maggior parte dei concittadini rispetta il lavoro delle forze dell’ordine e richiede maggior sicurezza, dall’altro gli stessi agenti si trovano a dover contrastare una nuova forma di criminalità rappresentata da soggetti spavaldi che non temono alcuna misura cautelare e con le spalle coperte da organizzazioni criminali intente nella gestione delle piazze di spaccio e nella spartizione del territorio, disposte a tutto pur di non perdere il controllo di un lembo di terra.
In questa lotta perenne tra giustizia e illegalità, gli uomini del gruppo investigativo del commissariato Barriera di Milano, molti dei quali in borghese poiché impiegati in attività antidroga, non si arrendano nonostante si trovino “schedati” dalle vedette con tanto di soprannome per dare l’allarme agli altri pusher al passaggio delle volanti.