La guerra tra i populisti
Riportiamo l’articolo, a firma di Marcello Veneziani, pubblicato su “Il Tempo” il 18 novembre 2018
Il governo giallo-verde gode di un ampio consenso generale e di un largo dissenso particolare. Non prendetemi per pazzo, è la pura realtà. Se vedete i sondaggi, resta saldo intorno al 60% il consenso politico elettorale al governo, con la sola differenza di un travaso interno a favore della Lega e a danno del movimento 5Stelle. Ma se poi leggete cosa pensa la gente del reddito di cittadinanza, dei termovalorizzatori, delle pensioni, della Tav, dei prelievi fiscali, delle Grandi Opere, allora il quadro si capovolge, la maggioranza assoluta è contraria alle posizioni del governo. Come spiegare questa schizofrenia su cui si è ieri sagacemente soffermato un analista come Luca Ricolfi? Col miracolo-beffa che si sommano due elettorati diversi, anzi antagonisti.
Le posizioni dei 5Stelle in materia di sviluppo, di economia e società raccolgono nella migliore delle ipotesi il consenso di un quarto, forse un terzo dell’elettorato; i due terzi se non i tre quarti sono dalla parte opposta. Le posizioni della Lega, non solo su quei temi economici e sociali, ma anche in materia di sicurezza, ordine, famiglia, sono invece condivise dalla maggioranza degli italiani. Il risultato della loro alleanza è che sommandosi due divergenze fanno una convergenza di maggioranza. Situazione assurda, difficilmente sostenibile a lungo. Però non c’è alternativa, per i 5stelle, per la Lega, per l’Italia. Salvini ha perlomeno in prospettiva una soluzione alternativa, ricomporre a sua guida quel che una volta era il centro-destra; ma sa che allo stato attuale non ci sono i numeri per governare in quel modo e un Berlusconi alleato, benché in netta minoranza, darebbe più impicci e fastidi di Di Maio. Deve solo sperare che quella creatura che si profila tra Fratelli d’Italia, Fitto, sperabilmente Toti e altri forzisti, possa dar luogo a una seconda gamba autonoma e consistente con cui allearsi al voto e sbarazzarsi dei grillini. L’ultima sciocchezza dei grillini è sull’immondizia e i termovalorizzatori o inceneritori (non sono la stessa cosa, ma tanto per capirci). Non è bastato loro il vistoso fallimento della Raggi in tema di monnezza, che paga milioni per smaltire (male) i rifiuti nei termovalorizzatori austriaci che non ha voluto far costruire da noi. I grillini si dichiarano contrari a realizzarli anche in Campania perché, dicono, si infiltrerebbero le associazioni mafiose. È l’argomento di sempre col quale hanno bloccato le Olimpiadi a Roma, e le opere pubbliche ovunque; è la stupida scusa per bocciare ogni iniziativa, ogni impresa e ogni tentativo di sviluppo e modernizzazione. Argomento falso, per giunta, perché è stato dimostrato che la camorra, le mafie, si avvantaggiano nella gestione del racket rifiuti e discariche, ben più che coi termovalorizzatori. Anzi la seconda è una possibilità, la prima è già una realtà, e da tempo.
Insomma, a questo punto il problema numero uno in Italia è chiaro: non è il governo, ma sono i grillini al governo (all’opposizione invece potrebbero essere perfino utili). Viaggiano col freno a mano, non sanno guidare, non conoscono la strada, rifiutano perfino il navigatore perché troppo moderno e magari prodotto da aziende in odore di mafia e di complotto. In più c’è il contorno fastidioso di piante ornamentali come il Ficus a Montecitorio, la raffica di strafalcioni dei loro ministri e onorevoli, il carosello di gesti cretini (Tipo Toninelli col pugno chiuso).
Perciò, esattamente come gli italiani, anch’io mi trovo spaccato, dissociato, tra l’appoggio al governo per mancanza di alternative, per sfregio ai potentati e per simpatia verso le posizioni della Lega; e il dissenso aperto, netto, radicale verso quella banda d’ignoranti e dilettanti dei grillini. Non ti auguri che cada il governo per carità di patria, perché non vedi alternative e perché non vuoi che se ne avvantaggino larve di oppositori che ci hanno portati a questo punto e che per giunta hanno detriti ideologici e mentali insopportabili (le sinistre) o sono ormai cariatidi ingombranti (Berlusconi).
Però sai che a lungo così non può durare, non puoi che auspicare rovesciamento di ruoli, spaccature in seno ai 5 stelle, travasi, rimpasti nella maggioranza.
Per consolarci, diciamo che la storia dei due alleati condannati a governare insieme non è una patologia senza precedenti. Accadeva anche in passato. Il caso più clamoroso fu la coabitazione al governo della Dc di De Mita e il Psi di Craxi, che la pensavano in maniera opposta su quasi tutto, avevano caratteri opposti e per giunta si detestavano– a differenza di Salvini e Di Maio che perlomeno hanno ancora un feeling, un comune nemico e sono “populisti”. C’erano due partiti opposti nello stesso governo, il Caf (Craxi, Andreotti, Fanfani) e il serpentone De Mita, repubblicani, più giornaloni, potentati e Pci. Coabitarono male, fino a che scoppiò Tangentopoli e una parte fu debellata dai giudici (il Caf), l’altra dagli elettori. Finita la parentesi del passato torniamo al presente, anzi al futuro. Probabilmente il momento della verità è rimandato a primavera.
Intanto, assistiamo preoccupati alla guerra tra inceneriti e inceneritori. E le monnezze si godono lo spettacolo…