Italia casa della (o di) tolleranza?
Redazione – In Parlamento si sta discutendo l’approvazione di una legge, che cancelli totalmente ogni forma di simbolo, gesto o attaccamento nostalgico al fascismo (o, secondo quanto piace a qualcuno, nazi-fascismo), nonché la pubblicizzazione e vendita di oggetti che esplicitamente richiamino questo momento storico, che così da vicino ha toccato la nostra nazione. Pensate ad un esperto di modernariato… Ora dovrà aver paura di mostrare al pubblico ciò che ha collezionato? E chi ha in casa i ricordi dei nonni? Dovrà bruciarli?
Non un atto culturale. Non una presa di coscienza di un periodo storico che non abbiamo voluto discutere. Non ci siamo assolutamente messi in discussione. A scuola le guerre mondiali (e le premesse storiche delle guerre mondiali) si studiano in maniera affrettata. Si discute, però, di partigiani, cantando “Bella Ciao” (canzone scritta, tra l’altro, negli anni ’50!!!!).
Unico atto “ideologico”? No! Figli del dogma della tolleranza, dovremmo tollerare tutto! Rispetto incondizionato di chi non rispetti le regole. Violenze prive di condanna. Pensiero unico… Frutto del pensiero unico? Ad esempio la nuova grammatica ufficiale del Comune di Torino per il rispetto della parità di genere… Se poi la gente muore di fame o i bilanci fanno schifo, chi se ne frega? (Mi raccomando: si dice “chi se ne frega!” – l’altra espressione, in forma non impersonale, potrebbe essere sanzionata per legge, secondo quanto detto prima).
Una impressione: in Italia, la tolleranza è proprio di casa. O, come già comprese Dante, l’Italia pare proprio una casa di tolleranza…