Irpef, lo Stato la diminuisce e il Comune l’aumenta. Il caso Torino.
Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Carlo Manacorda* pubblicato in data 20 Febbraio 2022 su “www.lineaitaliapiemonte.it“
In questi giorni, in alcune città italiane i cittadini assistono ad un fatto curioso: lo Stato diminuisce l’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e alcuni Comuni ― tra i quali Torino ― l’aumentano. Come mai? Qualche nota generale di chiarimento e qualche altra specifica sul Comune di Torino possono essere utili. Con un suggerimento: il Sindaco, che si scusa con i cittadini per l’aumento attuale, chieda scusa anche per chi ha amministrato il Comune negli anni passati.
In questi giorni, in alcune città italiane i cittadini assistono ad un fatto curioso: lo Stato diminuisce l’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e alcuni Comuni ― tra i quali Torino ― l’aumentano. Come mai? Qualche nota generale di chiarimento e qualche altra specifica sul Comune di Torino possono essere utili.
Per dare una mano a famiglie e persone impoverite dalla pandemia, aiutare la crescita e come anticipo della riforma delle tasse, nella Legge di Bilancio dello Stato 2022 (L. 234/2021) il Governo Draghi prevede una riduzione dell’Irpef. Dal 2022, le aliquote dell’Irpef scendono da 5 a 4. I redditi annuali delle persone fisiche saranno tassati: al 23% fino a 15 mila euro, al 25% (ora 27%) da 15 a 28 mila euro, al 35% (ora 37%) da 28 fino a 50 mila euro e al 43% oltre i 50 mila euro. Si calcola un risparmio medio annuo di 264 euro per circa 28 milioni di contribuenti.
La stessa Legge di Bilancio prevede anche un fondo di 2,67 miliardi ― ripartito in 20 anni dal 2022 al 2042 ― per dare contributi ai comuni sede di capoluogo di città metropolitana che abbiano bilanci con disavanzi rilevanti. Però, i contributi non sono dati senza oneri. In buona sostanza, la legge dice: “Io Stato ti aiuto, ma tu Comune devi metterci del tuo. Per garantire che ti darai da fare, devi sottoscrivere con me, entro il 12 febbraio 2022, un accordo con precisi impegni per ridurre i buchi del tuo bilancio e pagare i debiti. Le modalità per trovare le risorse te le indico io”. Tra queste modalità, c’è anche quella di aumentare l’addizionale comunale dell’Irpef. Dunque, lo Stato diminuisce l’Irpef, ma poi chiede ai comuni spendaccioni di aumentarla per tappare i buchi di bilancio.
Qui s’inserisce il caso del Comune di Torino, sede di capoluogo dell’omonima Città metropolitana. Nel 2020, il Comune di Torino ha chiuso il bilancio con un rosso di 888,39 milioni. Lo batte solo il Comune di Napoli, con un rosso di 2,46 miliardi. Per poter sottoscrivere l’accordo con lo Stato secondo la Legge di Bilancio ed avere il contributo statale, il Sindaco Stefano Lo Russo annuncia l’aumento dell’addizionale comunale dell’Irpef. “Chiedo scusa ai torinesi che dovranno pagare di più di Irpef. È la condizione per avere il contributo dello Stato di 70 milioni. L’aumento sarà dello 0,10% e colpirà soltanto i redditi annuali da 28 mila euro in su”. Si stima che l’aumento vada da 45 a 500 euro annui (La Repubblica, 12.02.2022) e riguarderà il 28% dei contribuenti torinesi. In un’intervista rilasciata il 16 febbraio a La Stampa, l’Assessora al Bilancio del Comune di Torino Gabriella Nardelli. spiega le ragioni tecniche dell’aumento.
Contro la decisione di aumentare l’Irpef, insorgono le opposizioni con argomentazioni di tipo politico: “Non si possono aumentare le tasse in un momento già di gravissima crisi per i cittadini”. Ci sono le povertà create dalla pandemia, i maggiori costi di gas e luce, l’inflazione che cresce, le crisi industriali e via aggiungendo.
Lasciando ad altri i commenti politici o sociali della questione ― disparità tra torinesi di serie A, che beneficiano della riduzione statale dell’Irpef, e di serie B che non ne beneficiano o ne beneficiano soltanto in parte (ma per questo il Sindaco invoca la solidarietà sociale) ―, qui interessa fare alcune riflessioni di tipo contabile sulla decisione dell’Amministrazione comunale.
Il Comune di Torino applica già la percentuale massima prevista dalla legge per l’addizionale comunale dell’Irpef: 0,8%. Si dà il caso che anche la Regione Piemonte applichi questa percentuale nella misura massima. Aumentandola ancora, i cittadini di Torino ― già oggi tra i più spremuti dalle tasse locali e secondi soltanto ai cittadini di Roma ― conquisteranno un ulteriore triste primato in questo campo.
Il disastro finanziario del Comune di Torino non nasce soltanto nel 2020. Dura da parecchi anni. Agli oltre 888 milioni del disavanzo 2020, si deve aggiungere un debito alla fine dello stesso anno di 2,57 miliardi ― forse, addirittura, di 4,2 miliardi, secondo quando riportato (sembrerebbe su dichiarazione del Sindaco) ne La Stampa del 19 febbraio. I torinesi si trovano dunque sul groppone macigni di queste dimensioni. Ora sono nuovamente chiamati a mettere mano al portafoglio per pagare le voragini finanziarie della Città create dai suoi amministratori. In soldoni, gli amministratori fanno i debiti e i cittadini li pagano, tra l’altro senza aver in cambio molto per servizi pubblici, manutenzioni, ecc. Sarebbe quindi apprezzabile che il Sindaco chiedesse scusa anche per chi ha amministrato il Comune negli anni passati. I cittadini conoscerebbero finalmente i responsabili delle gestioni allegre.
Ci sono poi i timori che nascono dalle dichiarazioni dell’Assessora Nardelli. L’Assessora fa presente che anche i buchi di bilancio potrebbero essere sottostimati (prima s’è detto per il debito). D’altro canto, la legge di bilancio dello Stato impone agli enti che attingeranno ai fondi statali per riequilibrare i loro bilanci di procedere ad una ricognizione dei debiti. Lo Stato sospetta forse che anche i debiti possano essere taroccati con evidenti bilanci falsati?
E ancora. Il fondo di aiuti statali è spalmato su 20 anni. Il Comune di Torino attende 70 milioni per il 2022. Ciò significa che, per tappare il buco di oltre 888 milioni con i contributi statali, occorreranno parecchi anni. I torinesi dovranno quindi continuare a mettere mano al portafoglio. Mettiamo anche in conto la scarsa memoria dei governanti statali, abili nello stanziare fondi per anni futuri, salvo poi scordarsene o cancellarli. E ciò potrebbe avvenire anche per il fondo di 2,67 miliardi che oggi c’è ma nessuno può garantire che resti fino al 2042. Per risanare i conti della Città, occorreranno dunque altre abilità da parte degli amministratori.