IL PUNTO n. 708 di Marco Zacchera
Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter “Il Punto” n. 708, di Marco Zacchera, del 22 febbraio 2019
NO A RINVII ELETTORALI: OPERE E AUTONOMIE SONO NECESSARIE
Mancano 100 giorni alle elezioni europee, regionali e comunali ma il rischio è che si congeli un po’ tutto per salvaguardare il governo da liti interne. Non possiamo aspettare, rinviare, non renderci conto che l’Italia ha bisogno urgente di riforme e di avviare opere pubbliche che giacciono ormai da troppo tempo nei cassetti o bloccate dalla burocrazia. Per esempio, è positivo che – dopo diversi mesi di studi ed approfondimenti – sia giunta finalmente sul tavolo del Governo la questione “Autonomia” richiesta da alcune regioni italiane che giustamente ora la pretendono, anche a seguito dei referendum proposti e approvati dai loro cittadini. La riforma delle autonomie in Italia non è più rinviabile, è necessaria una maggior responsabilità nella spesa e il decentramento della gestione delle risorse. Sono convinto che solo così alcune parti d’Italia potranno fare da traino economico per tutti aiutando il “treno”-Italia potrà ripartire, a dispetto di una crisi che di settimana in settimana purtroppo si fa sempre più evidente e che è sciocco nascondere.
MAGISTRATI & POLITICA
In attesa delle elezioni regionali di domenica in Sardegna, del recente voto in Abruzzo si è scritto di tutto, ma contano i numeri e la vittoria del centro-destra unito che è stato il fatto politico concreto ed innegabile. A margine una riflessione sul candidato del centro-sinistra e sinistra unita, il sen. GIOVANNI LEGNINI che aveva un curriculum notevole: avvocato, già nella segreteria regionale dello storico PCI abruzzese dal 1990 al 2002, venne eletto al Senato nel 2001 per il PD dove ci è restato fino al 28 febbraio 2014 quando venne promosso sottosegretario all’economia. Legnini ricoprì però quell’incarico solo fino al 30 settembre dello stesso anno perché venne poi nominato vicepresidente del CSM (ovvero il Consiglio Superiore della Magistratura, quello che di fatto dirige e controlla il lavoro dei Magistrati italiani). Tenuto conto che il CSM è solo formalmente presieduto dallo stesso Presidente della Repubblica, è ovviamente la figura del “vice” quella che conta e da quella posizione Legnini ha verificato (e indirizzato) il lavoro di procure ed inquirenti, alle prese anche con inchieste “calde”, non ultima quella di Roma che ha coinvolto il padre di Renzi. A dicembre – pur in carica nel suo ruolo al CSM – nuova “riconversione” alla politica ed eccolo candidato per la sinistra in Abruzzo. La domanda che pongo ai lettori è se considerino corretto che un politico di conclamata partiticità passi a dirigere i Magistrati e poi tranquillamente se ne ritorni alla politica, andando dentro e fuori dagli incarichi come dalla porta di un bar. Visto che la stessa Costituzione sostiene che il potere giudiziario debba essere staccato dal potere legislativo e da quello esecutivo visto che Legnini li ha ricoperti tutti e tre credo che un legislatore non dovrebbe poter passare da una parte all’altra, ma soprattutto mai e poi mai ritornare agli “antichi amori”. Mi sembra non solo il minimo del buonsenso, ma anche della correttezza istituzionale e della trasparenza, aspetti che però evidentemente interessano a pochi o a nessuno. Circa invece la questione delle indagini sui genitori di Matteo Renzi non sta a me sostenerne o meno la concretezza, ma se i giudici leggono libri e giornali avranno pur notato che DA ANNI si sosteneva (vedi innumerevoli articoli su “La Verità”) che la coppia aveva inanellato delle presunte, reiterate truffe sulla base di cooperative fantasma. Posso capire ora lo sconcerto di Matteo e la tristezza per le accuse ai suoi genitori, ma è ridicolo pensare che si sia voluto aspettare ad arrestarli proprio questa settimana per “nascondere” i problemi interni al M5S. I due verranno “scarcerati” probabilmente lunedì dopo il colloquio di garanzia, ma credo saranno condannati al processo che inizierà il 4 marzo…si accettano scommesse.
SULLA TAV PARLINO GLI ESPERTI (E NON PERDIAMO ALTRO TEMPO!)
Le questioni legate all’incriminazione di Salvini, i pastori sardi, le polemiche sul referendum interno al M5S hanno messo un po’ di ombra in settimana sulla questione TAV che però non è più eludibile e circa la quale credo si debba essere estremamente chiari. L’ordine del giorno approvato ieri alla Camera NON è chiaro perché si presta a diverse interpretazioni e sembra sostanzialmente un rinvio dell’ opera. Mentre finalmente in PIEMONTE si sta delineando una convergenza unitaria del centro-destra per la candidatura di ALBERTO CIRIO alla presidenza (ottimo candidato perché ha sempre lavorato bene, in Regione come in Europa) si rischia così di dare in mano un’arma formidabile a Chiamparino per le prossime elezioni regionali. La Lega non può rimandare e deve non solo ribadire con forza il suo SI alla TAV (come ha fatto) ma anche farne un cavallo di battaglia vincente giocando soprattutto sui tempi: non si può rinviare all’infinito e bisogna decidere subito, certamente PRIMA delle elezioni regionali senza “se” e senza “ma” . Le ragioni del SI sono molte, ne abbiamo già parlato e ancora ne parleremo, ma questa settimana – visto che sul PUNTO lo spazio è tiranno – propongo ai lettori interessati una articolata riflessione del prof. GIUSEPPE PENNISI, uno dei più brillanti economisti italiani che sulla TAV fa un ragionamento dettagliato, puntuale ed attento sia sui metodi di calcolo (cassando in modo impietoso quelli del gruppo Ponti) sia sull’internazionalità dell’opera che ha riflessi (non considerati da Ponti) su aree ben più vaste rispetto a quelle direttamente interessate alla tratta Torino-Lione.